Iniziamo questa recensione con una sola parola : “peccato”!!
Perché? Vi starete domandando…il disco non è bello ?
Tutt’altro ! la mia esternazione è dettata dal fatto che Erik Grönwall era il cantante perfetto per gli Skid Row e come ben saprete, lo scorso Marzo, Erik ha lasciato la band perchè non riuscita a reggere i ritmi delle attività live a causa dei suoi problemi di salute.
Erik è un cantante davvero talentuoso (al tempo stesso anche molto sfortunato), dotato di grande carisma e di una voce “strepitosa”, fuori dal normale e che per certi versi si avvicina (come modo di interpretare i vecchi brani) al miglior Sebastian Bach.
Veniamo ora al nocciolo della questione, la recensione di questo disco che rappresenta una sorta di “Best of” dei primi due album degli Skid Row (l’omonimo “Skid Row” e “Slave to the grind”) , riproposti in versione “live”, più tre brani tratti dal loro ultimo disco, ovvero “The Gang’s All Here, “Tear It Down” e “Time Bomb”.
Il disco è stato registrato a Londra nel 2022 durante il tour di “The Gang’s All Here” .
Si tratta del primo live “ufficiale” degli Skid Row, seppur nel corso degli anni siano usciti vari bootleg, come ad esempio lo strepitoso “Live at Budokan” pubblicato negli anni 90′ e che suonava quasi come un live ufficiale vista la qualità della registrazione.
Tra l’altro la prima uscita solista di Sebastian bach, fu proprio un live album ( “Bring ‘Em Bach Alive!” del 1999) contenente quasi esclusivamente brani della sua vecchia band.
Questo disco rappresenta tutta l’essenza degli Skid Row, basta ascoltare brani come “Big Guns”, “Slave to the grind” o “Youth Gone Wild” per riuscire a carpire tutta l’energia che questa band è ancora in grado di sprigionare, nonostante siano passati 35 anni dal loro esordio discografico.
Devo ammettere che dalla dipartita di Sebastian Bach avevo perso l’interesse per questo gruppo (ho seguito esclusivamente la carriera solista di Bach), principalmente per i cantanti che si sono succeduti che secondo me non erano all’altezza del loro predecessore, ma poi è arrivato questo singer svedese che ha riportato in auge questa band fenomenale (con tanto di contratto per Ear music / Edel).
Quale scelta migliore se non quella di pubblicare un live (come detto, il primo ufficiale), avendo un cantante di questa caratura internazionale di cui poter sfruttare tutto il suo potenziale ? Erik riesce ad emulare il suo “ingombrante” collega, riuscendo per certi versi anche a far meglio (di sicuro del Bach attuale).
A tratti la voce di Erik sembra essere quella del giovane Bach, come ad esempio in “18 and Life” o in “I Remember You”, in poche parole la sua prestazione è “MONUMENTALE”.
Nella speranza che prima o poi possa esserci la reunion con Sebastian Bach (anche se, in sede live, difficilmente potrà raggiungere i livelli di Erik), godiamoci questo “Live in London” e rimpiangiamo quello che avrebbe potuto essere e non è più.
Concludo la recensione come l’ho iniziata…”peccato” !
Voto: 8,5/10
Stefano Gazzola