Ottavo album per i veterani della scena Prog Metal Ivanhoe. Un album che conferma ed esemplifica tutti i pregi e, soprattutto, i limiti della band tedesca. Intendiamoci: l’album ha una qualità pregevole nel suo complesso. Buono il livello tecnico globale, buona la produzione, presente una certa ecletticità compositiva, pur essendo “Blood and Gold” un album abbastanza omogeneo a livello di sonorità, che appaiono parecchio guitar-oriented. Di per contro c’é il fatto che “progredire” più di tanto non si può, se si rimane all’interno degli ormai spesso angusti stilemi, e direi ormai anche stereotipi, del classico Prog Metal. Possiamo dire di trovarci difronte un album di ottimo Heavy Metal arricchito dalle complesse intelaiature compositive del Prog, così come da una certa propensione alla melodia, soprattutto vocale, tendente ogni tanto anche al barocchismo classico (vedi soprattutto la ballad “If I Never Sing Another Song” dove la progressine delle vocals mi hanno ricordato certi passaggi del musical “Notre Dame de Paris” di Cocciante). Ma, facendo le giuste considerazioni, si può arrivare a comprendere perché gli Ivanhoe non sono mai andati oltre ad un seguito piuttosto settoriale. L’album nel suo insieme non è malaccio. Anzi si lascia ascoltare molto scorrevolmente, grazie soprattutto alla suddetta propensione alla melodia ed alle sue discrete atmosfere epiche. Ma sono sicuro che non è l’album più epocale della discografia degli Ivanhoe.
Voto: 6,5/10
Alessio Secondini Morelli