Con un mese di ritardo (chiedo venia!) mi accingo a recensire l’ultima fatica dei Wednesday 13, formazione americana con un’esperienza ventennale, autrice di un genere che agli esordi risultava alquanto innovativo, in quanto il terreno era ancora fertile e poco esplorato: horror punk unito all’heavy metal classico, con velati richiami allo sleaze metal. Wednesday 13 è, in realtà, il nickname del mastermind del gruppo, evocativo dei temi trattati nelle varie produzioni, così come lo è il suo titolo onorario: “Duke of Spook”.
Fatto questo preambolo, passiamo ad analizzare il disco.
Come anticipato, il sound è tipicamente americano, rappresentativo dei primi anni 2000, e si discosta dagli ultimi lavori della band per tornare invece alle sonorità più grezze e martellanti degli esordi. Questo non potrà che rendere felici i fan della prima ora: meno artifici e più energia nelle composizioni, che però, al tempo stesso, sembrano non voler osare più di tanto. In diverse tracce, ad esempio, si percepisce l’imminenza di un cambio armonico o di un crescendo che, però, non arriva, finendo per togliere incisività alla canzone.
Il disco è composto da 12 tracce, ben organizzate fra loro, in modo da non far percepire la presenza di filler o passi falsi. Devo tuttavia ammettere che l’album – almeno secondo il mio modestissimo parere – parte in maniera incerta e claudicante, per poi letteralmente “aprirsi” man mano che si sviluppa: non a caso, le tracce che reputo migliori e più memorabili si trovano tutte verso la fine.
Sarò sincero: non sono mai stato un amante della voce di Wednesday 13, e non perché mi senta particolarmente legato ad Alice Cooper o a Rob Zombie (due artisti che certamente hanno ispirato il gruppo), ma perché il timbro vocale utilizzato non riesce davvero a farmi entrare nel “mood” delle canzoni. Tuttavia, serve perfettamente allo scopo e non mostra evidenti cadute di stile: si tratta, pur sempre, di un professionista perfettamente in grado di mettere a frutto il proprio innegabile talento musicale.
Complessivamente, mi sento di consigliare Mid Death Crisis a tutti i fan della prima ora della band: troveranno sicuramente pane per i loro denti. A chi non ha mai ascoltato i Wednesday 13, beh, vale comunque la pena dare un ascolto: potrebbero sorprendere! L’album, a mio avviso, non rivoluziona il genere e di certo non posso annoverarlo tra le migliori uscite del 2025 finora (anno molto prolifico, devo dire!), ma ha senz’altro il suo perché e diverse frecce al suo arco.
Voto: 6/10
Francesco “Grewon” Sarcinella