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THE 7TH GUILD – Triumviro

THE 7TH GUILD – Triumviro

label: Scarlet Records

State aspettando che gli Avantasia ritornino ai fasti di “The Metal Opera pt. 1 e 2”? Allora dovete guardare altrove e indirizzarvi verso altri lidi, come ad esempio i “The 7th Guild”, la super band italiana formata dal trio canoro Tomi Fooler-Ivan Giannini-Giacomo Voli e accompagnata da Simone Mularoni alle chitarre, Francesco Ferraro al basso (Freedom Call), Michael Ehrè alla batteria e dall’ onnipresente Alessio Lucatti alle tastiere.
Le composizioni sono originali e tutte di notevole spessore.
“Holyland: When Magic Unfolds” e “The 7th Guild” sono due pezzi power con la doppia cassa a manetta e rappresentano l’incrocio perfetto tra la band madre degli Skeletoon, gli Edguy e i migliori Avantasia. Dopo due brani un po’ più canonici (ma non per questo banali o scontati) è il turno dei pezzi che elevano il disco e che sfiorano quasi il capolavoro.
“Glorious” presenta parti cantate in italiano alternate ad altre in inglese, con sezioni più rilassate e malinconiche in cui si alternano le tre voci. Un coro epico e anthemico di grande impatto, il solo di chitarra di Mularoni, sorretto dal drumming chirurgico di Michael Ehrè e dal basso pulsante di Francesco Ferrario.
Tra i pezzi migliori possiamo citare “Glorious” e “La Promessa Cremisi”, che ripercorre quanto già fatto da Tomi con gli Skeletoon nel brano “Il tramonto delle ere”. Un brano interamente cantato in italiano con un coro epico e bombastico in cui Tomi raggiunge note altissime. La traccia è tra le più belle in assoluto (forse la migliore per distacco), con passaggi canori che rimandano a un Angelo Branduardi in versione metal. Nel refrain i tre tenori raggiungono vette altissime, con la voce di Tomi che spicca su tutte.
Cori epici e gregoriani aprono “In Nomine Patris”, altro brano di punta farcito di orchestrazioni. Il pre-chorus cantato in italiano riporta indietro nel tempo, ai due album “The Metal Opera” degli Avantasia. Non è un segreto che Tomi ami le creazioni del collega Tobias Sammet, ma in questo caso riesce a superarlo (se prendiamo come riferimento gli ultimi dischi degli Avantasia). Emozionante il finale cantato in italiano ed eseguito alla velocità della luce, con doppia cassa e basso che martellano incessantemente.
“Time” vede la partecipazione del solo Tomi e rappresenta un incrocio tra gli Shaman di Matos e gli Avantasia.
“Guardians of Eternity” è un altro brano strepitoso che richiama con forza i due già citati capolavori degli Avantasia “The Metal Opera”, con un songwriting di qualità superlativa (forse Tobias dovrebbe chiedere a Tomi di scrivere qualcosa per lui e per gli Avantasia?). Le parti tenoristiche fanno da preambolo a un finale in crescendo con le tre voci che si intrecciano armoniosamente in un cantato misto tra inglese e latino.
“The Metal Charade” si apre con le tastiere di Alessio Lucatti e si avvicina stilisticamente ai due brani posti in apertura del disco.
L’unico difetto del disco? La breve durata, accentuata dalla traccia finale “Fairytale”, una cover degli Shaman interpretata magistralmente da Tomi, che riesce non solo a tenere testa alla versione originale cantata da Matos, ma persino a superarla.
Il lavoro scorre via in un battibaleno e lascia l’ascoltatore con l’amaro in bocca, tanto da esclamare: “Ma come? Già finito? Che peccato!”.
I brani migliori si collocano nella metà del disco, tutti pezzi da dieci e lode, in cui si raggiunge la perfezione artistica. Se l’avessero scritto gli Avantasia, saremmo qui a spellarci le mani a forza di applausi.
Altro neo è forse il mix, dove le voci sono un pò soffocate dalla musica, in particolare dal basso e dalla batteria. Normalmente le produzioni targate Mularoni hanno suoni più “cristallini” (vedi Labyrinth, VD, Trick or Treat), mentre qui sembrano venire esaltate le basse frequenze, creando un suono più “ovattato”.
Bellissimo anche l’artwork del disco, che raffigura perfettamente il concetto di “Triumviro”. Miglior titolo non poteva essere scelto per questo triumvirato di voci che si amalgamano alla perfezione, per un risultato finale davvero sorprendente. Le parti cantate sono equamente ripartite, con una leggera predominanza di Tomi (che canta da solista i brani “Time” e “Fairytale”), seguito da Voli e con Giannini leggermente più defilato, ma presente in tutti i cori.
Speriamo che non rimanga un episodio isolato, ma che venga seguito da altri lavori targati “The 7th Guild” !

Voto: 8,5/10

Stefano Gazzola

Tags: Giacomo VoliIvan GianniniScarlet RecordsSkeleToonTomi Fooler
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