I Neànder sono un collettivo con base a Berlino che porpone del materiale assolutamente fuori dagli schemi tipici del musicbiz. “Eremit” è un lavoro completamente strumentale diviso in sei parti. Prima di questa uscita la band ha fatto uscire un altro lavoro, sempre di quest’anno, dal titolo “Malven” e del loro esordio omonimo lo scorso anno.
Se dovessi descrivere in poche parole questo “Eremit” direi: freddo, arido, cupo e dalle atmosfere intimistiche e desolanti. Allo stesso tempo tutte queste peculiarità sono ammalianti ed ipnotiche; l’ascoltatore non potrà fare a meno di rimanere attaccato dall’inizio alla fine di questo album tanto strano quanto ottimamente azzeccato.
“Eremit” è uscito lo scorso 9 ottobre tramite la Through Love Records sia in digitale che in quasi qualsiasi forma fisica ovvero sia in cd che in lp.
La combinazione tra percussioni ipnotiche, con alcuni rimandi ad un certo stile industriale come suono; riff decadenti e melanconici delle chitarre, riconducibili ad alcuni frangenti del depressive black metal di qualche tempo fa; un basso assolutamente saturo e “colloso” che aglomera tutto in una nuova forma-canzone è oltremodo spettacolare. Sia chiaro da subito i brani sono particolarmente lunghi e di conseguenza possiamo comunque parlare di album pur essendoci “solo” sei brani.
Escludendo “Clivina” e “Purpur prelude” che sono di poco sopra i due minuti, ma comunque evocative ed importanti anche loro nel tessuto di questo album, gli altri quattro brani superano di gran lunga i sette minuti di atmosefere oscure e melodie opprimenti.
Le scelte di campo compositivo e gli arrangiamenti sono oltremodo spettacolari. La mancanza della voce obbliga l’ascoltatore ad entrare in contatto con il proprio io mentre viene inglobato in questa malia sonora veramente molto particolare.
Personalmente non riesco a trovare quali possano essere le tracce migliori di questo album. Assolutamente sono indistinte e peculiari allo stesso tempo. In primissimo luogo perché hanno una loro specifica anima che muta e si trasforma nel tempo andando a spostarsi nelle differenti tracce. Quindi è il caso di dirvi che da “Purpur prelude” e “Clivina” già menzionate, arrivando a “Purpur” fino a “Ora”, la titletrack “Eremit” e “Atlas” siamo di fronte ad un lavoro veramente ispirato ed evocativo.
Di certo, concludendo, questo è un lavoro molto bello ma non per tutti. Se cercate materiale immediato e a “poco impatto emotivo” direi che questo non è il lavoro per voi.Se invece cercate un lavoro introspettivo e sognante, pur essendo caustico e gelido all ostesso tempo “Eremit” fa per voi.
Voto: 8.5/10
Alessandro Schümperlin