L’album di debutto dei forlivesi Gatecloser, From the wasteland, viene licenziato tramite sliptrick rec ords e la band si presenta come un intruglio di power con qua e la delle svisate di thrash metal. Di base la componente melodica è parecchio preponderante, pur non essendo eccessivamente spinta e se da un lato da spazio ed “agio” a certe risoluzioni dall’altra rende meno immediato il loro lavoro.
A livello strutturale e tecnico ho potuto apprezzare molto l’equilibrio tra basso e chitarre; una volta ogni tanto il basso su album come questo è ottimamente percepibile.
Non male anche le scelte di “campo” per la voce che sono molto buone. Meno azzeccate le scelte per la batteria che risulta oltremodo filtrata. La doppia cassa con una “punta” eccessiva, la si percepisce specialmente nelle fasi di “mitraglia” da doppio pedale; tom e rullante che talvolta si confondono per i filtri applicati ed i piatti che anche loro hanno subito una tagliola non da poco. Capisco evitare le code troppo lunghe dei piatti, che per altro danno noia e non poca, ma tagliarli così mi pare troppo.
Per la chitarra suoni tipicamente thrash anni 80 e 90, ma con la propensione allo schredding ed al vistruosismo ultra veloce tipico del power metal.
Gli arrangiamenti non sono male, anzi, ma restano vincolati da questa strana voglia della band di essere sia power che thrash seppur melodico. Il voler essere in due generi non sempre “di famiglia” ma forse appena “vicini di casa” non aiuta molto la band, proprio perché il fan medio del power non si troverà al 100% a proprio agio con certe risoluzioni sonore, come del resto il thrasher abbituato ad altre tipologie di arrangiamenti e di composizioni.
Dei nove brani + intro + outro devo dire che l’ascolto è godibile, ma non resta estremamente in testa qualche brano in particolare. Però va detto che alcuni pezzi quali “The crow”, “Blackout” e “Take my hand” hanno una marcia in più rispetto agli altri brani. Come sempre ascoltatevi l’album e decidete quali brani possono essere i migliori per voi.
Concludendo, non è un brutto lavoro anzi; inoltre essendo un esordio sulla lunga distanza è encomiabile, ma auspico per i Gatecloser che possano evolvere ancora e definire meglio il loro sound, perché altrimenti finiranno nel calderone dei “bravi ma c’è di meglio” e non è mai un bene.
Voto: 6/10
Alessandro Schümperlin