Gli Hellripper sono un “gruppo” scozzese, ho usato le virgolette dato che per la verità il progetto è una one man band composta dal polistrumentista e vocalist James McBain. Si propongono a noi in un black-thrash datato ma energico.
Palesi sono i rimamndi a Venom, primissimi Metallica e Sodom in primis, passando per episodi che ricalcano in modo mostruoso i Mötorhead per attitudine, velocità e rabbia e i primi Bathory.
Questo nuovo lavoro, sotto Peaceville records, “The affair of the poisons” arriva a tre anni da “Coagulating darkness” del 2017 ed a ben sei dal primo lavoro dal titolo: “The manifestation of evil”.
Cosa dire… a livello tecnico abbiamo dei rimandi enormi delle band di cui sopra; stilemi e metodologie praticamente identiche. Quasi come se questo fosse un album di tributo al figlio illegittimo nato da un amplesso demoniaco delle band di cui sopra.
Le chitarre sature e taglienti, la batteria sempre al massimo e senza mezzi termini tritano bpm senza un minimo di pausa; la voce altrettanto ruvida si basa su di uno scream particolarmente effettato. Forse avrei ridotto quel riverbero così invasivo e parecchio di moda in alcuni ambiti estremi di fine anni 80 e primi 90 del secolo scorso.
Otto tracce per un totale di poco meno di mezz’ora che: se da un lato lo sento con piacere con tracce in grado di riportarmi al passato, dall’altro non mi fa né inneggiare alla novità e neppure al “capolavoro”.
Rispetto a quello che potrebbe essere il potenziale che percepisco, posso solo dire che mi sarei aspettato qualche assolo in più visto a chi si ispira mr. Hellripper e come si vuole proporre al pubblico.
“Savage Blasphemy”, “The affair of the poisons” che oltre ad esser titletrack è la prima dell’album, “Vampire’s Grave” parecchio Lemmy style e “Beyond The Convent Walls” con un solo degno dei Tallica del primo periodo anche se un pelino troppo corto, ma si riprende in qualche modo con secondo, possono essere le canzoni che più di altre possono darvi il mood dell’album. As usual… ascoltatelo e fatelo vostro, decidete in autonomia le vostre tracce preferite e ditemi di quanto si discostano da quelle che vi ho segnalato.
Per concludere: “The affair of the poisons” è un disco decisamente solido; molto old school, forse troppo, ed ammetto mi sarei aspettata qualcosina in più. Va bene essere attaccati al passato ma non così tanto, persino la copertina è fatta in stile anni ’80 e ’90, e in questo modo così ossessivo; per carità non è un album da buttare via, sia chiaro, è certamente un album che va consigliato a chiunque abbia voglia di una sana mezz’oretta di canzoni alla: primi Bathory, Venom, Sodom e Mötorhead.
Voto: 6,5/10
Alessandro Schümperlin