È con immenso piacere che recensisco su questa piattaforma il nuovo lavoro degli olandesi Epica, una band che da oltre vent’anni ci delizia con un metal sinfonico molto poco “nei binari” del genere. Tolto forse solo il disco di debutto, ancora molto derivativo dai mostri sacri del genere a quei tempi (Nightwish, Within Temptation e Kamelot) e acerbo nella sua stesura, la band ha poi successivamente ritagliato la sua fetta aggiungendo alla “sinfonia power” diversi elementi progressivi, quando non addirittura legati al death melodico scandinavo con accenni al gothic metal. Ogni loro disco splende di vita propria e sebbene io non possa annoverarmi fra i fan sfegatati della band, non posso non riconoscere che gli Epica ci sappiano veramente fare: questo lo si riconosce dal fatto che difficilmente i fans concordino su quale album sia migliore rispetto agli altri, ma ognuno ha una preferenza personale che non esclude nessuno degli album prodotti. A concludere questo lungo incipit, occorre citare il progressivo miglioramento vocale della cantante Simone Simons, che nel corso degli anni ha imparato a padroneggiare eccellentemente la propria voce riuscendo a spaziare fra stili di cantato differenti nella stessa canzone e talvolta persino nello stesso verso.
Questo nuovo album, il nono della discografia della band fiamminga, si chiama Aspiral (come la scultura di bronzo dell’artista polacco Szukalski, realizzata negli anni 60) e viene messo in commercio dopo pochissimi mesi dall’album solista di Simone: donna sempre molto impegnata e che non disdegna mai di comparire negli album di altre formazioni amiche, come ad esempio i Kamelot in passato, o Charlotte Wessels nel 2024.
Nel complesso, l’album non si distanzia troppo dai precedent lavori, rispetto ai quali ha tuttavia alcuni aspetti caratteristici e unici che possono essere valutati in positivo o in negativo a seconda dei gusti personali: Aspiral è un prodotto molto diretto, meno complesso degli album precedenti e di più facile assimilazione, senza tuttavia risultare mai banale o scontato. Personalmente, ero rimasto spiazzato in negativo dalla canzone di apertura (non è purtroppo riuscita a conquistarmi nemmeno dopo vari ascolti) ma devo dire che l’album si riprende alla grande dalla seconda alla penultima canzone grazie a melodie accattivanti, riff al vetriolo e con dei cori sinfonici che supportano la voce solista senza aggiungervi inutili pomposità e senza edulcorare troppo l’anima metal della band. Il disco scorre via veloce senza parti troppo prolisse: non si sente mai il bisogno di saltare una traccia in quanto ogni tassello del puzzle sembra essere piazzato precisamente al posto giusto. Unico aspetto negativo, la title track posta al termine dell’album: non che sia un brutto pezzo, anzi, solo non mi aspetterei di trovarcelo in conclusione al disco. Dopo la magnifica “The Grand Saga of Existence”, la conclusiva “Aspiral” suona più come se fosse una “bonus track”, e una volta terminata lascia un po’ un retrogusto dolceamaro, di incompiutezza. Ma ammetto di essere molto pignolo su questo aspetto: complessivamente non posso negare l’assoluto impegno degli Epica in questo nuovo album, che consiglio caldamente a tutti i fan accaniti e fedeli della band ma anche a chi – come me – segue le loro produzioni in maniera un po’ più critica e disincantata: ogni tipo di orecchio potrà trovare qualcosa di suo gradimento in “Aspiral”.
Voto: 8/10
Francesco “Grewon” Sarcinella
















