I miei ascolti più frequenti rientrano nel filone “metal” e posso definirmi un “metallaro” da quasi 30 anni (e ne ho attualmente 40), ma sono anche stato un metallaro un po’ fuori dagli schemi. Il mio cantante preferito è sempre stato Mango, insieme ad Angelo Branduardi. Questa breve introduzione serve a spiegare che apprezzo molto anche la musica italiana “impegnata” ed è con estremo piacere che mi accingo a recensire l’ultima opera di Roby Facchinetti, storico componente dei Pooh, uscita da pochi giorni in formato doppio CD.
L’opera in questione si chiama Parsifal, come il disco storico della band uscito negli anni ’70, ma ne riprende solo il tema di base. Per il resto, si tratta di una totale rivisitazione della storia, con brani nuovi di zecca e una stesura lunga e articolata, tale da coprire ben due dischi. Quando ho usato la parola “opera” accanto al nome Parsifal, molti potranno subito associare il compositore Wagner, ma il paragone non regge, poiché il Parsifal di Facchinetti è un lavoro maggiormente accostabile ai lunghi concept album prog-rock, come ad esempio The Lamb Lies Down on Broadway dei Genesis, mischiato ai moderni musical italiani, come Notre Dame de Paris con le musiche di Riccardo Cocciante. Le citazioni appena fatte non sono scelte a caso: nelle oltre due ore di durata complessiva troviamo infatti eccellenti giri armonici e fughe con tempi dispari, tipiche del progressive rock di qualche decennio fa, unite ad abbondanti melodie sinfoniche e una struttura che più che un semplice album richiama quella di un musical. Non riesco infatti a pensare a un modo diverso di rappresentare degnamente questo Parsifal in sede live se non accompagnato da un’orchestra, un grande palcoscenico, attori e ballerini che recitano, danzano e cantano i vari brani dell’album.
Il disco è davvero sbalorditivo. Ci sono momenti in cui si dimentica davvero che Roby Facchinetti abbia 80 anni suonati. Seppur la sua voce non sia più così elastica come 50 anni fa, si difende benissimo sia sui toni bassi che su quelli alti e, quando appare lievemente “sofferta”, sembra che lo richieda il copione stesso dell’opera, su cui mi soffermerò a breve. Roby, ovviamente, ricopre il ruolo principale, ma è affiancato e supportato da musicisti e cantanti, e dunque questo lavoro non risulta mai inutilmente prolisso, come talvolta accade con i concept album.
Ma di cosa parla Parsifal? Eh, fosse facile riuscire a descriverlo correttamente, dandogli il giusto credito. Innanzitutto, preciso che le musiche sono di Roby Facchinetti, mentre i testi sono del compianto Stefano D’Orazio (membro storico dei Pooh anch’egli) e di Valerio Negrini. Stefano è purtroppo venuto a mancare nel 2020 e, difatti, questo progetto musicale ha avuto un processo di creazione molto lungo (e ci credo!), essendo iniziato nel 2016, a quarant’anni dall’originale album dei Pooh. Vedere finalmente pubblicato questo lavoro mi ha emozionato anche per questo motivo.
La storia dell’album parte prima della nascita di Parsifal, che, secondo il ciclo Bretone, è il cavaliere dal cuore puro che riesce a trovare il Sacro Graal, il calice che conteneva il Sangue di Cristo. Le basi sono dunque le storie cavalleresche di cappa e spada, ma il disco assume un significato più metaforico e allegorico nel corso della sua stesura. Il Sacro Graal rappresenta l’obiettivo ultimo della vita, il traguardo irraggiungibile a cui molti di noi affidano la riuscita di tutto il resto, finendo spesso per non impegnarsi nelle proprie sfide. Il Graal, nella storia narrata, è un feticcio inesistente, un pretesto usato con ipocrisia dai sovrani per convincere i propri soldati a combattere e invadere. Ecco che qui emergono le assonanze con la nostra storia attuale, in cui i politici (attraverso i mass media) cercano di spingerci a legittimare gli interventi armati, a sposare le cause di altri, a preferire la violenza alla pace in virtù di pseudo-valori mai conosciuti.
Parsifal ci arriva col tempo, con l’impegno e con la preghiera, e alla fine capisce che il suo destino è lontano dai conflitti, che l’Amore non distrugge, ma crea e modella, come diceva San Paolo. Non voglio dilungarmi ulteriormente sulla storia, anche per non fornire troppi “spoiler” e per consentire a chi ascolta di godersi l’opera senza influenze. Posso solo dire che la creatura finale è un’opera che può provenire solo da chi ha una grande Fede, senza alcun accenno di ipocrisia: un testamento d’eccellenza di Roby Facchinetti, un’opera seria, convincente e magnifica, al netto di qualche passaggio forse evitabile o che semplicemente avrei preferito eseguire con un arrangiamento differente. Ma tutto è totalmente perdonabile.
Parsifal: l’Uomo delle Stelle è un acquisto consigliato a chi ha la pazienza di godersi un lavoro non immediato e in grado di suscitare nuove emozioni ad ogni ascolto. Come detto prima, sarebbe perfetto vederlo eseguito come un musical. Si tratta infatti di un’autentica lettera d’amore verso Dio e verso la pace, tema sempre attualissimo che ci tocca tutti personalmente.
Voto: 9/10
Francesco “Grewon” Sarcinella