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Death SS, Steve Sylvester: “Ten è la somma artistica dei nostri primi quattro dischi”

"Ten rappresenta quello che sono i DEATH SS oggi. Come il numero dieci è la somma dei primi quattro numeri"

Intervista a cura di Salvatore Mazzarella 

L’uscita di un nuovo album a nome Death SS è sempre un evento di assoluto rilievo nell’intero panorama rock italiano e non solo… Parlano chiaro le classifiche di vendita delle più blasonate piattaforme in Italia ed anche i riscontri internazionali in termini di critica ed occasioni live. Non sono solo i “metallari” più puri ad usufruire dei servigi sonori della band ma anche il pubblico del “classic” rock, che ne riconosce l’importanza, il prestigio e l’essere al passo con i tempi senza mai snaturarsi: in altre parole la capacità di produrre sempre gran bella musica. Sempre gentile e disponibile, Steve Sylvester ha parlato con noi di X ma anche di altro…

Ciao Steve!!! L’avevi promesso poco più di un anno fa ed eccoci qui a celebrare l’uscita del decimo disco dei Death SS. Facendo anche riferimento al significato esoterico di X, un traguardo importante ma anche una nuova partenza!!! Le tue considerazioni in merito…

“Ten” rappresenta quello che sono i DEATH SS oggi. Come il numero dieci è la somma dei primi quattro numeri, così questo nuovo album è la somma artistica dei nostri primi quattro dischi, portata alla sua evoluzione finale.

Ci puoi fornire un breve excursus sulla genesi e la conseguente evoluzione del progetto che, questa volta, giunge a tre anni da Rock’N’Roll Armageddon? Un arco temporale più breve rispetto ai tempi intercorsi tra le precedenti uscite!

Ho iniziato a lavorare su questo nuovo dìsco circa due anni fa, proprio nel periodo in cui si iniziava a parlare di Covid19. “TEN” è quasi una sorta di concept-album perché tutte le canzoni che lo compongono sono collegate tra di loro da un sentimento comune, collegato a quel drammatico e surreale periodo storico. Sia liricamente che musicalmente c’è un’alternanza di luci ed ombre, anche se queste ultime sembrano spesso prendere il sopravvento sulle prime. Il mood è quindi molto “doom”, anche se non manca la potenza, l’energia, la voglia di ribellarsi e combattere, che è la caratteristica di tutti noi “eretici” del popolo del ROCK.

Hai condiviso la fase di scrittura con nomi che il popolo dei Death SS conosce molto bene: JJ Masini, Freddy Delirio ed, in particolare questa volta, su ben quattro brani con Andy Panigada, axeman storico dei Bulldozer. Sicuramente in ognuno di loro trovi delle peculiarità esclusive a supporto del brano che stai componendo… Ne vogliamo parlare?

Si, infatti! Conosco da tanti anni questi musicisti e so benissimo quali sono le loro peculiarità musicali. Mi è quindi venuto spontaneo rivolgermi a loro quando cercavo qualcuno che mi aiutasse a tessere delle trame musicali ben determinate… Siamo amici e ci comprendiamo al volo, quindi per noi è facile ed anche appagante lavorare assieme anche se questa volta abbiamo dovuto farlo a distanza.…

L’apertura è affidata invece a Black Plague, composta con Andrea DeVenezia dei Sine Macula (band che producesti nei primi anni 2000). Com’è nata questa collaborazione?

Non risentivo DeVenezia da molti anni e quando mi scrisse l’anno scorso su uno dei miei social mi fece molto piacere. Parlando mi disse che gli sarebbe piaciuto tornare a collaborare con me. Io ero in piena composizione del nuovo album e pensai ad una canzone che potesse essere in linea con il suo stile chitarristico. In poco tempo ne venne fuori The Black Plague…

Discorso a parte per Suspiria, brano incredibilmente suggestivo, composta con Panigada ed articolata con un intro ed un outro, quest’ultimo particolare, che vede la partecipazione di Luca Montagliani (ricordiamo tuo partner in crime per la passione “fumettistica”) alla fisarmonica. Poi il violino, il soprano… Com’è nata e come si è sviluppata?

Suspiria è dedicata all’omonimo personaggio del fumetto horror-erotico “Suspiria Del Regno Oscuro”, creato alcuni anni fa da Luca Laca Montagliani. Come “ZORA” è quindi un mio tributo al fumetto in questione. L’ho concepita come una canzone molto “teatrale” e mi sono divertito molto a sperimentare con Andy Panigada in tal senso. C’è anche un’ospitata alla lead guitar da parte di Ghiulz Borroni, chitarrista sia dei Bulldozer che degli Ancient. L’idea della outro in stile “tango” è stata inventata del mio amico Montagliani… Ne faremo presto un video.

Con piacere ho riscontrato che ancora una volta tu, col supporto di Freddy in co-produzione, sei riuscito a produrre il disco, ottenendo un risultato superlativo a livello di sound. Ormai gli FP Recording Studio sono garanzia di alta qualità. Dai credits si evince l’ovvia necessità, causa pandemia, di aver lavorato separatamente rispetto agli altri componenti. Puoi raccontarci qualcosa in più sul processo di realizzazione e pro e contro di questo nuovo modo di lavorare rispetto al passato, quando vi dovevate muovere tutti in blocco e magari andare all’estero?

Come hai detto tu, ci sono pro e contro. Di sicuro la situazione pandemica e le relative restrizioni anche negli spostamenti non ci ha aiutato in tal senso, però io e Freddy abbiamo ormai raggiunto un affiatamento ed un’intesa molto forte e riusciamo a lavorare professionalmente in completa autonomia. Gli altri ragazzi hanno contribuito inviandoci le loro parti via files e poi è stato tutto assemblato nello studio di Freddy per l’elaborazione ed il missaggio finale. Freddy mi mandava ogni sera i premix e io gli davo indicazioni dettagliate su come procedere. E’ stato un pò lungo ma per fortuna la tecnologia ci permette ora di lavorare professionalmente anche in questo modo.

Un’altra delle cose che risulta evidente in questo lavoro è l’ampio spazio concesso alla voce “divina” di Romina Malagoli. Secondo me una scelta vincente visto il risultato finale…

Romina è una grandissima interprete, dotata di una estensione inarrivabile. Da anni ormai è diventata in studio una parte importante del nostro sound e siamo sempre onorati di averla come ospite nei nostri dischi.

E’ passato più di un anno dalla pubblicazione dei due libri targati Tsunami (la riedizione de Il Negromante del Rock a La Storia dei Death SS). Hanno ricevuto consensi unanimi di critica e di pubblico. Una bella soddisfazione, vero?

Certamente! I due libri usciti con Tsunami mi hanno regalato molte soddisfazioni. Il primo è già stato stampato in tre lingue e distribuito anche in America e in Messico. Si sono persino fatte avanti delle persone per richiederne eventualmente i diritti per una trasposizione cinematografica!

Steve, da appassionato di Zagor quale sono, non posso fare a meno di ricordare che nel 2019, in occasione del Lucca Comics, durante varie le conferenze hai condiviso il palco con Moreno Burattini. Lo conosci? Avete avuto modo di interloquire tra voi giù dal palco? Personalmente lo stimo per la sua preparazione, arguzia e cordialità…

L’hai detto…! Moreno è una persona estremamente cordiale ed arguta, con la quale è stato facile entrare in sintonia. Ho un bellissimo ricordo di quella serata passata assieme a lui e ad altre glorie del mondo dei comics come Emanuele Taglietti e Paolo Eleuteri Serpieri…

Abbiamo trascorso un lungo periodo in cui molte attività si son fermate… Immagino tu abbia avuto del tempo (…che date le tue passioni avresti trovato comunque) da dedicare allo studio o alla lettura. Ci sono argomenti, autori che ti hanno colpito o hai approfondito in modo particolare ?

Non ho letto molta narrativa contemporanea… Mi sono dedicato quasi esclusivamente alla composizione e all’arrangiamento del nuovo disco, nonché a portare avanti altri progetti lavorativi paralleli, alcuni dei quali collegati al mondo del fumetto. Ovviamente non ho tralasciato il mio training personale, che include anche determinate letture, e ho cercato anche di portare ugualmente avanti la mia attività come ristoratore vegano. Come vedi non c’è stato poi molto tempo “libero” per me….

Sappiamo quanto grande sia il tuo amore per il mondo animale!!! Chi sono i piccoli amici che ti attendono quando rientri a casa?

I miei due gatti grigi ! Un Korat e una Nebelung! Mi aspettano ogni sera pronti a saltarmi letteralmente addosso e riempirmi di fusa…. Li adoro!

Steve, la chiusura della mia recensione di X ti giuro non è affatto romanzata… Seppur, come dici tu, l’album è circondato dalle ombre del periodo in cui è stato realizzato, io questa senzazione di luce l’ho avvertita e continuo ad avvertirla ogni volta che l’ascolto. Tra l’altro gli squarci luminosi visibili nel video di Temple Of The Rain mi sembrano eloquenti!!! Sarà per le armonie che in alcuni tratti hanno un gran respiro, per il passaggio a tonalità maggiori in alcuni brani… Oppure?

…Oppure tu sei riuscito a coglierne l’essenza! Era esattamente quello che intendevo trasmettere con “TEN” e il solo fatto che tu te ne sia accorto ha dato un senso al mio umile lavoro di musicista, e per questo ti ringrazio! All The Be(a)st! Steve. 

Tags: Death SS
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