di Salvatore Mazzarella
Autori di un album bellissimo, Combattere Sempre, potente, tecnico ma allo stesso tempo davvero godibile grazie ad armonie curatissime e liriche nella nostra lingua madre che ci toccano da vicino, hanno risposto alle nostre domande in modo estremamente interessante, fornendoci molti spunti di riflessione, su come vivere la musica, sulle passioni e sulla vita più in generale. Vi invitiamo a leggere con attenzione…
Ciao ragazzi!!! EX abbiamo detto sottintende le vostre passate esperienze che, nel loro insieme, vi hanno portato a diventare la splendida band che siete oggi… Vogliamo ricordarle e condividere con i lettori?
Ciao Salvatore e subito grazie per il complimento! Il chitarrista Stefano milita (tuttora) nella italian metal band SPITFIRE (ora SPITFIRE MkIII), dal 1982; il cantante Roby si è fatto le ossa principalmente con una band che faceva degli eccessi la sua bandiera, gli Slan Leat; il bassista Gabriele ha fatto parte degli Schizophonic, che tra le varie esperienze sono passati anche da RadioRai; l’attuale batterista Loris ha militato in passato nella death metal band Sinphobia. Queste, diciamo, le esperienze più rilevanti, anche se poi, come per tutti i musicisti, la lista delle band passate è lunga, e in fondo ognuna ha lasciato qualcosa per il presente.
Ormai è passato qualche mese dalla pubblicazione del vostro ultimo lavoro, Combattere Sempre. Come sta andando? Per quel che ho visto, sta ricevendo ottimi riscontri, vero!?
Sì, siamo contenti di come sia stato accolto; molte recensioni sono sicuramente ancora a venire perché nei mesi estivi si è un po’ rallentato tutto. I pareri sono abbastanza concordi sul livello di compattezza e di efficacia di questi nuovi pezzi. Tra l’altro il brano “Salto nel vuoto” è anche stato scelto per aprire la compilation “Roccaccio” che è una bella operazione di sensibilizzazione sulla musica originale e fisica. Già, forse una guerra persa, ma noi siamo evidentemente pronti a “combattere sempre”.
In sede di recensione ho scritto che avete costruito la vostra proposta sonora evidenziando la genuinità tipica delle band NWOBHM e producendo una miscela esplosiva a base di robustezza hard rock, complessità progressive ed urgenza punk… Tra l’altro perseguendo una vostra via ed evitando di finire nel calderone del rock, all’epoca pur pregevole sia chiaro, cantato in italiano targato anni ’90.. Siete d’accordo?
Quello che oggi è conosciuto come classic metal ha lasciato di certo un’eredità nei nostri cuori, perché alcuni di noi l’hanno vissuto appunto in prima persona, fin dai primi momenti. La pura esaltazione musicale di quei giorni non poteva non lasciare il segno. In effetti le connessioni col rock italiano degli anni ‘90 sono meno determinanti, anche perché i nostri punti di riferimento (come il pop/prog italiano degli anni ‘70) vanno più indietro nel tempo; cioè la nostra scelta di usare l’italiano non è stata di certo pilotata dal relativo successo dei vari Timoria, Ritmo Tribale, Negrita degli anni ‘90. Stefano già nella seconda metà degli anni ‘80 stava sperimentando questa soluzione dell’italiano con la band Vertigo, che piuttosto si rifaceva alla wave di Diaframma, Litfiba, Moda (non Modà!), CCCP, Decibel. E poi c’era la Strana Officina…
Riuscite a realizzare brani che, in pochi minuti, evidenziano una notevole arguzia e padronanza del lavoro di composizione e di arrangiamento: per quanto duri, articolati e niente affatto banali, sono davvero godibili. Come nascono, come li costruite?
Questo è forse il nostro album più essenziale, dove i pezzi sono ancora più immediati e concisi. La composizione dei pezzi, dopo tanti anni che suoniamo insieme, è un processo spontaneo che trova spazi e tempi imprevedibili: la sala prove, un tragitto verso un live in località distanti, il soundcheck sui palchi, la doccia (ahahah): ogni momento è buono per raccogliere nuovi spunti da proporre poi alla band, che pone il suo sigillo ai pezzi migliori con la partecipazione di tutti. Ognuno di noi si occupa delle proprie parti, integrandole con il resto della band, e per questo succede raramente che – singolarmente – ci capita di suonare cose che non ci piacciono o che avremmo voluto fare diversamente, perché quando il brano è pronto contiene le idee e l’approvazione di tutti. Come diciamo spesso, non costruiamo i pezzi a tavolino, non ci spremiamo le meningi per trovare a tutti i costi il ritornello giusto, eccetera. Se una canzone ci piace, è così che dev’essere; anche perché per essere convincenti (nelle registrazioni, sul palco) siamo i primi a doverci sentire a nostro agio in quello che proponiamo.
Il sound di questo disco è cristallino, ma allo stesso tempo di notevole impatto… E’ questo uno dei fattori che dona freschezza ad un lavoro davvero ben prodotto. Mi piacerebbe conoscere gli accorgimenti che avete adottato in fase di registrazione e le peculiarità che gli avete conferito nelle fasi finali della sua realizzazione sonora vera e propria…
Innanzi tutto, a differenza di altre band, noi proponiamo sempre dal vivo i pezzi nuovi, anche molto tempo prima che vengano registrati e vadano a comporre un disco. Quindi abbiamo la possibilità di migliorarli in base al riscontro del pubblico, o a come noi stessi sentiamo fluire l’energia sul palco. Un buon metodo per evitare di scoprire troppo tardi che una canzone bellissima su disco, magari dal vivo non ha lo stesso livello di coinvolgimento. Anche per questo nei nostri dischi non eccediamo mai con la cura maniacale del dettaglio, con sovraincisioni impossibili o con arrangiamenti che poi dal vivo saremmo costretti a tralasciare o a riprodurre con sequenze registrate. Quello che c’è nei nostri dischi è il puro suono EX come lo si può sentire ai nostri concerti. La semplicità è sempre la migliore soluzione, a nostro modo di vedere, come testimonia tutta la discografia degli EX. Questo vale anche per i videoclip.
Non posso esimermi dal chiedervi, per ognuno di voi, quali sono i vostri artisti preferiti, quelli che vi hanno influenzato, quelli che vi hanno portato ad essere ciò che siete oggi.
Su questo tipo di domande siamo sempre molto vaghi; ci piace talmente tanta musica, ed è da così tanti anni che ascoltiamo, componiamo, leggiamo sull’argomento, che in effetti suonerebbe strano dire, per esempio, “lo stile di Hendrix ha cambiato la nostra vita e ci ha influenzato”. Sarebbe anche un po’ triste, visto che da Hendrix a oggi sono passati decenni e migliaia di altri musicisti di grande ispirazione. Quello che siamo oggi e quello che esprime la nostra musica è fatto di tanti piccolissimi tasselli messi insieme come un puzzle nel corso del tempo. E dentro c’è di tutto: rock duro prima di tutto, ma anche funky, blues, etnica, ambient, classica, folk, perfino colonne sonore di film.
Il concept dei vostri testi è orientato a parlare del sociale e della vita di tutti i giorni… Risalendo alle origini della vostra band, com’è nata in voi la voglia di affrontare queste tematiche? Ed oggi, tra i vari accadimenti, cosa vi colpisce di più? In che modo impattano sul vostro “io” interiore, portandovi alla scrittura di un brano?
Le canzoni degli EX raccontano soprattutto storie reali, anche da mondi diversi (perché senza dubbio il nostro mondo, anche nelle esperienze quotidiane, 30-40 anni fa era completamente diverso). Inevitabile che poi queste storie si debbano misurare col metro di ciò che ci accade attorno, a livello globale; e che si debbano anche confrontare con quel fortissimo impulso mentale che è la fantasia. C’è posto per tutto, e spesso i nostri testi passano da un livello all’altro supportati dai diversi colori ritmici dei pezzi. Ma, considerando che poi alla fine poco cambia se osservi la realtà da un punto di vista “basso”, che è quello della gente normale e della vita di tutti i giorni, il principale contenuto dei nostri testi è proprio lì che va a scavare. Dove l’individuo dà forma al proprio posto nel mondo, alle proprie scelte, ai propri giudizi. Potremo anche andare su marte, sicuramente siamo andati sulla luna (negazionisti permettendo), ma di certo non è là che si fanno i giochi. E non sono quelli i posti dove ci piace che la nostra musica gratti la polvere per rianimare un po’ la coscienza, cercare di capire ciò che possiamo fare di fronte a un sistema complesso in cui tendenzialmente siamo sempre e solo numeri; o schiavi, nella peggiore delle ipotesi.
Produrre un disco sembra sia diventato alla portata di tutti… Personalmente credo non sia così… Prima di proporsi al pubblico bisognerebbe pensarci due volte, crescere, osservare, ascoltare e supportare chi ha già tanta esperienza alle spalle… Voi ancora una volta avete sfidato la presunzione di tanti principianti ed, in controtendenza a quello che accade anche con grandi band, avete pubblicato un nuovo splendido lavoro. Il fuoco è sempre acceso !!! La voglia di suonare è sempre tanta !!! Parliamone…
L’esperienza, gli sbagli, le delusioni, i sacrifici, gli obiettivi raggiunti aiutano a costruirsi una personalità e un’identità non solo musicale, ma anche come band. Non abbiamo mai considerato la chiusura di un album come un obiettivo raggiunto, quanto piuttosto un trampolino da cui saltare ancora più avanti, magari anche nel vuoto, per vedere cosa ci riserva il buio laggiù in fondo. Questo fa ormai parte del nostro modo di essere EX. La passione, la determinazione, le idee chiare sono componenti indispensabili. Però sono anche importantissime le nuove band; teniamo in gran conto quei giovani musicisti che rinunciano a tutto per il rocchenroll, ci sembra di vedere noi stessi decine di anni fa. E i ragazzi che provano a fare qualcosa con la musica sono da apprezzare, soprattutto adesso che c’è poco reale e molto virtuale, poca sostanza e molta apparenza, spesso anche falsa. Invitiamo sempre giovani band a dividere il palco con noi, supportiamo e cerchiamo di dare visibilità perché quando noi eravamo all’inizio delle nostre strade, era fantastico quando trovavi qualcuno più esperto che ti dava due dritte o anche solo un po’ di spazio. E’ un modo più stimolante per imparare le cose. E anche per farle durare. La musica originale di oggi, a livello nazionale, ha un disperato bisogno di persone vere, forti, determinate, che vogliano fare musica, non spettacoli di burattini.
La musica per voi è sicuramente passione!!! Qualcuno di voi è riuscito a farne una professione? Come bilanciate il tempo che dedicate alla musica con quello da dedicare alla vita più in generale?
La musica è una componente irrinunciabile delle nostre vite, se non fosse così non saremmo ancora qui a fare quello che facciamo. Chi per scelta, chi per necessità, abbiamo comunque tutti tenuto la questione musica nel reparto “passioni”, e senza dubbio è grazie a questa decisione che siamo al settimo disco e dopo centinaia di concerti non ne abbiamo ancora abbastanza. Non credo che se avessimo intrapreso la via del professionismo, che è durissima e che inevitabilmente ti porta da tutte altre parti rispetto alla musica originale, saremmo qui a parlare di un nuovo disco degli EX.
E sul fronte live come va?
Nonostante le croniche difficoltà a mantenere un batterista stabile (ora c’è Loris Rigoni che aveva già suonato con noi qualche anno fa), siamo sempre pronti alla chiamata del palco. Ora con la line-up completa possiamo anche pianificare i concerti autunnali, in cui continueremo a presentare l’album. Confrontato con l’atmosfera un po’ claustrofobica dello studio d’incisione, il concerto dal vivo è come l’ossigeno, è la giusta dimensione per noi, è il fluire delle energie tra band e pubblico, è essere dentro al proprio suono, fatto con strumenti veri, che per noi sono un’altra parte importante di tutta la questione. Il palco, che sia la struttura complessa di un festival open-air o le pedane di una torrida osteria, è il posto dove vogliamo stare e dire la nostra. Anche per questo i nostri album sono tutti un po’ live, sudati, diretti come un pugno in faccia.
Scaturisce con naturalezza il rapporto con Andromeda Relix, veronese come voi!!! Parliamo della vostra collaborazione. Ci piacerebbe inoltre conoscere qualche peculiarità della scena veronese in generale.
Tra le varie etichette con cui abbiamo lavorato, anche in esperienze precedenti dei singoli componenti della band, Andromeda Relix è quella dove più ci sentiamo a casa. L’ammiraglio dell’etichetta, Gianni Della Cioppa, è un amico da tantissimi anni, e con lui non c’è bisogno di riunioni, contratti, accordi, firme. Basta parlarsi negli occhi davanti a una birra. La nostra musica è libertà, ed è proprio di questo che ha bisogno. Gianni è uno che alla musica veronese ha sempre tenuto, e che per lei ha dato e fatto tanto. Ricevendo pochi ringraziamenti e un supporto sempre più tiepido. Ma è un rock’n’roll soldier e – come noi – non si fa distrarre dagli eventi collaterali, lui guarda avanti, e allo sguardo fa seguire i fatti. Verona a livello musicale è un po’ come le altre città. La musica originale fa fatica a sopravvivere, i locali interessati sono sempre meno, la gente preferisce cose più facili, meno impegnative. Una bella sfida. Ma non ci fa paura: non dobbiamo fare altro che comportarci come negli ultimi 40 anni. Idee chiare e tirare dritto.
Alle vostre parole la chiusura di questa chiacchierata.
Molto semplice, e telegrafico, e in tema, ahahah !
Combattere sempre per quello in cui si crede.
E come riconoscere “quello in cui si crede”? E’ ciò che ti chiede sacrifici, ma te li rende leggeri; ciò che ti fa sputare sangue e sudore ma che così ti fa star bene; ciò che ti rende magari un “diverso” ma di una diversità che ti fa guardare lontano e che ti rende forte.
La musica, per esempio.