Dissecazione Aortica:
È uno slaminamento longitudinale della parete aortica localizzato tra il piano interno ed esterno
della tunica media, con formazione di un doppio lume. Il vaso non si presenta ectasico, ma ristretto all’interno, il sangue fra le tuniche distende solo leggermente gli strati esterni della parete aortica. Questa dissecazione può rompersi verso l’esterno dando origine a seconda della sede a:
emopericardio, con conseguente tamponamento cardiaco, emomediastino o ematoma retroperitoneale.
Esiste un punto apicale lungo la storia della musica Metal contemporanea, una sorta di cataclisma musicale che alcuni studiosi del genere possono riconoscere in pochi altri momenti storici.
Questi punti nodali sono Album che trascendono i limiti commerciali ed espressivi del trend musicale del periodo in cui sono usciti.
A volte questi album sono talmente importanti per l’essenza stessa del genere che diventano puri e autentici simulacri per migliaia di fan. Uno di questi album è quel Necroticism – Descanting the Insalubrious che nel 1991 portò una band grindcore a livelli eccelsi nella scena metal mondiale. Il successivo Heartwork del ‘93 fu la conferma e ulteriore affermazione del genio del quartetto britannico. Se non si fosse ancora capito, stiamo parlando dei Carcass…molto più di una band, molto più di una gruppo metal…una creatura che ha scolpito con una manciata di album la storia del Death Metal. E questo oltre ad essere Storia è un fatto ineluttabile. Non ci sono visioni soggettive o posizioni discordanti sulla questione. I Carcass sono, a fianco di pochissime altre band, IL Death Metal.
Nel settembre 2013 mi trovavo a Beirut per lavoro, in quelle settimane seppi tramite i siti specializzati dell’uscita di un nuovo album della band di Liverpool, senza (purtroppo) Michael Amott alle chitarre. Essendo in un paese, sì occidentalizzato, ma pieno di diverse problemi legati al crisi nella vicina Siria, non ebbi l’opportunità di acquistare l’album nel periodo della sua uscita. Mi promisi di non ascoltare il disco fino a che non avessi comprato il CD fisico. Il volo di ritorno mi riportò in Europa solo alla fine di novembre di quell’anno e nello scalo che dovetti fare a Londra mi precipitai in un piccolo negozio a Notting Hill dove spesso andavo a fare “rifornimento” di dischi. Era lì…lo vidi dalla vetrina…Surgical Steel…un titolo, un album, una vera dichiarazione di intenti per la band che ha fatto dell’ambiente medico-chirurgico un suo trade-mark. L’album in questione non lo aprii, ne presi una copia in Italia alcuni giorni dopo…chiaramente quando lo misi nel lettore fu un’esplosione di riff, articolazioni sonore, batterie veloci e fulminanti, una voce “unica” e un riffing talmente evoluto e straordinario che lo definii con alcuni miei colleghi, che nel mentre si erano spostati per lavoro a Parigi, l’album Metal del decennio.
Settembre 2021: A causa di questa pandemia che infesta il nostro mondo da due anni i trasferimenti tra gli stati sono limitati, ho meno possibilità di spostarmi all’estero e anche i Carcass sempre per la stessa ragione hanno dovuto scrivere, registrare e far uscire a diverse date e luoghi il loro nuovo album. Otto lunghi anni ci sono voluti per vedere il successore di Surgical Steel…io personalmente li ho attesi con calma quasi shintoista…sapevo che sarebbe uscito, ma non sapevo bene quando. Il primo singolo uscito a fine 2019 fu Under the Scalpel Blade (l’album in realtà era schedulato ad agosto 2020). Il pezzo mi diede un’impressione strana…quasi un passo indietro rispetto a Surgical, ma volli tenere le mie personali considerazioni per l’uscita dell’album. Il pezzo richiamava un’attitudine più a cavallo tra Heartwork e Necroticism, più grezzo l’approccio, riffing caustico in accoppiata alla batteria in blast (a la Carcass appunto). La tecnica vocale di Walker è uno dei miracoli del Death Metal: viscerale, acido, dinamico, incessantemente alla ricerca del plumbeo. Alcune settimane fa arriva con un empito devastante un pezzo che anticipa la vera natura di Torn Arteries (questo è il titolo del nuovo capolavoro di Walker e Steer). Il pezzo in questione è Kelly’s Meat Emporium, brano di una potenza distruttiva unica, confezionato con un rigore accademico degno di Cambridge: batteria sincopata, riff taglienti come bisturi, velocissime armonizzazioni di terza minore, voce sulfurea e un ritornello degno dei tempi di Heartwork.
Finalmente dopo alcune settimane di attesa arriva nel mio negozio di fiducia a Parma (perché credo ancora fermamente all’esistenza e al dovere di acquistare dischi fisici) il nuovo Torn Arteries.
Il packaging è strepitoso (ma che ne sanno quelli che non assaporano la bellezza del rito del togliere il cellophane dal disco…). La copertina è magnifica, opera dell’artista Zbigniew Bielak, raffigura un cuore aperto con al posto della componente “carnale” dell’apparato, una composizione con ortaggi. Richiamo al grande maestro manierista Arcimboldo, raffigurazione di una natura “non morta” che oltre ad essere in realtà vivente è vitale (come l’essenza dell’arto) per il cuore e di conseguenza per l’essere umano.
Già la copertina sottolinea la grandiosità dell’album. Solo una band con un’altezza artistica come la loro si sarebbe potuta esporre così “in là” nella posizione visiva che è FONDAMENTALE, parametro che tante e tante band dimenticano completamente…come se tutta l’arte degli artwork degli ultimi 50 anni nel rock e non solo non avesse significato. Porsi al di fuori degli schemi con la propria personalità. Questo sono i Carcass, in ogni ambito artistico in cui si sarebbero potuti esprimere sarebbero stati solo e solamente e sempre CARCASS. Tornando all’album il disco si apre con un trittico assolutamente sconvolgente: Torn Arteries, Dance of Ixtab (Psychopomp & Circumstance March No. 1 In B), Eleanor Rigor Mortis (chissà perché…ma i ragazzi sono di Liverpool…qualcuno ha detto 1966?). Tre pezzi che sono un sunto di maestria totale, ma attenzione…non siamo più a Surgical Steel…quello era l’album del ritorno (chiaramente dal futuro, perché nessuno farà mai più un album del genere). Surgical era un innesco, un tuono per richiamare l’attenzione. Per questo, a mio parere, tante persone hanno confuso l’evoluzione o de-evoluzione dei nostri in questi 8 anni. I Carcass sono un’entità artistica e vanno esattamente lungo una strada: La Loro. Non quella dei fans…ecco perché come tutti i grandi artisti vanno presi esattamente per la loro unicità. Il voto è marginale e per una band come la loro non sarà mai sotto all’otto e mezzo (cioè una soluzione al di sopra del 90% del metal mondiale). Chi si arrogherebbe il diritto di dare un voto infimo a un Caravaggio? Anche un’opera dell’ultima parte della sua vita, logorato fisicamente dalle percosse di una resa dei conti a Napoli ad opera di alcuni cavalieri di Malta, che lo misero nelle condizioni di dipingere con un tratto meno fermo e più confuso.
Un Caravaggio è un Caravaggio e un Carcass è un Carcass. Chi non concepisce questa valenza ha chiari problemi con l’oggettività della critica musicale e artistica.
Cosa dire di Flesh Ripping Sonic Torment Limited..nove minuti di struttura musicale dove i Carcass si portano fino ai confini del genere, li valicano e con una disinvoltura totale spostano il raggio d’azione della loro arte ancora “più in là”. Vorrei, in fine, fare una menzione particolare per i due pezzi finali del disco (“Wake Up and Smell the Carcass / Caveat Emptor” e The Scythe’s Remorseless Swing) che come accadde all’ultimo pezzo di Surgical Steel sono esplorativi per la band che scrive in modo autonomo sulle loro sensazioni e stili. C’è spazio per il blues, per il thrash, per il rock e per il prog…eh sì…il Prog, perché questo album è stratificato, costruito su molteplici punti di connessione strutturale tra gli strumenti, che suonano non in funzione del semplice riffing, ma in relazione al brano e quindi all’opera. Torn Arteries è un album come non se ne sentiva esattamente da 8 anni…è stupefacente come la band abbia fatto un ulteriore passo avanti, ma riportando uno stile espressivo che deve più al periodo di Necroticism, con la verve di Heartwork, ma con la libertà che solo lo Swansong aveva . I Carcass sono una band che avrà sempre una sua distinta personalità, che potrà piacere o meno, ma che è l’elemento fondativo e origine di ciò che significa in modo universale: essere una grande band…e i Carcass sono una delle più grandi Band del pianeta, lo erano nel 1991 e lo sono ancora oggi.
ARTEREOPATIE OBLITERANTI CRONICHE PERIFERICHE
È un insieme di condizioni morbose caratterizzato da lesioni ostruttive a carico dei distretti arteriosi a valle delle arterie renali che inducono una diminuzione della perfusione agli arti inferiori. Le localizzazioni preferenziali sono i punti di massima turbolenza quali la biforcazione iliaca e le diramazioni in cui l’angolo fra i vasi è particolarmente acuto, e.g. l’emergenza dell’arteria iliaca esterna e il distretto femoro popliteo tibiale.
Voto: 9,5/10
John Sanchez