Si può parlare di “classe” in ambito Black Metal? Secondo me, sì. Soprattutto se si tratta degli Abigor. Per me rappresentano quanto di meglio provenga dal mondo Black Metal austriaco. E non si smentiscono mai. Perché anche nel loro dodicesimo album “Totschläger (A Saintslayers Songbook)” sono presenti parecchi elementi che rendono la proposta musical/concettuale dei nostri una spanna al di sopra della media. A parte il fatto che gli influssi Black presenti sull’album sono suonati in maniera superba, ma ovunque possiamo trovare orchestrazioni amalgamate ottimamente. Non pensate però che Abigor siano una delle solite “Symphonic Black” bands in circolazione. Qua ci troviamo difronte a qualcosa di differente. Le partiture di strumenti classici, il tristo pianoforte che da il via alle danze indiavolate già nell’incipit, degli accenni di particolari cori classici malevoli e “stregati”, le “epiche” sottolineature percussive di timpani (presenti sin dal primissimo, ormai mitico “Verwüstung: Invoke The Dark Age” del 1994) rendono ancora una volta l’Arte degli Abigor degna di esser apprezzata. Le composizioni hanno una loro complessità, nell’ambito della quale è anche presente una certa quantità di melodia, ma sempre funzionale all’infernale concept che i nostri si sono costruiti nei decenni. E la dimensione “Blackness” contenuta nell’album, ripeto, è di primissima scelta. Tra screams e voci agonizzanti, ritmi frenetici ben cesellati e parti chitarristiche dissonanti quanto molto, molto ben incastonate nell’economia musicale della band. Musica estremamente maestosa e allo stesso tempo estremamente violenta. Quest’album è ben definibile come un’opera di puro Chaos primordiale, plasmata e modellata da Pura Materia Nera di razza. I nostri paiono insomma aderire perfettamente alla loro miglior modalità compositiva, secondo la quale melodia e armageddon sonori sono combinati in un contesto che resta inquietante, pericoloso e profondamente ispirato. Non ho altro da dire se non… che se il Black Metal sta subendo un’evoluzione, un grandissimo merito è degli Abigor. Che senza accettare alcun compromesso proseguono la loro strada nel nerissimo contesto del Metallo Infernale, a partire dai più mefitici ed istintuali stati emotivi nascosti dentro l’animo umano. Gli Abigor secondo me hanno bisogno di quanta più visibilità nel panorama della musica estrema. Perché sono tra i pochissimi al giorno d’oggi ancora capaci di trasformare il Nero in Arte. Non sono e non sono mai stati solamente un altro gruppo Black Metal. Nè oggi nè tantomeno nel 1994.
Voto: 10/10
Alessio Secondini Morelli