Subito, con gli 8 minuti di “Viators”, si entra in sintonia con il viaggio che Runaway Totem, che in realtà è un progetto personale di Roberto “Cahal” Gottardi, polistrumentista che si avvale comunque di una serie di musicisti per esplicitare il suo obiettivo : descrivere una storia che riguarda gli alieni e il loro arrivo sulla terra.
La musica è un prog con tratti sinfonici alla Emerson, Lake e Palmer come orchestrazione, ma molto cosmico come certo prog tedesco e i sempre attuali Hawkwind, con inserti vari di stili e suggestioni diverse. Le tastiere sono lo strumento trainante, sulle quali si innestano vocalizzi molto appropriati e un basso che offre variazioni.
“Creators” è la prosecuzione di “Multiversal Matter” uscito in precedenza. Con la musica si vogliono scandire i vari passaggi, con questa “Advent” si rappresenta l’arrivo di queste forme aliene. Un prog da kraut-rock, cosmico, sulla scia di Eloy, Amon Düül e simili, con fanfare in azione e altre accentature spiccate e roboanti. “Betelgeuse” si muove su sonorità tribali, con tastiere preponderanti, che rappresenta secondo l’autore la musica aliena proveniente proprio dal luogo che dà il nome al brano. Sempre le tastiere sono al centro di “Lemuria”, stavolta declinate in tono sinfonico, anche se certamente di prog in senso classico non c’è molto, visto che anche il basso pare più orientato verso il funky che verso il rock.
La seconda parte dell’opera, racchiusa all’interno della denominazione Red Star, si apre con “The Gate of Orion”, dove l’impronta cosmic prog che l’autore riconosce come attendibile per la sua musica assume una forma più accentuata, quantomeno si sentono suoni più duri, anche se nella parte centrale viene ripresa la chiave tribale dei brani precedenti, in un pezzo che si sviluppa in oltre 9 minuti, con una conclusione che sembra evocare i fiati tanto cari al jazz freddo dei grandissimi Perigeo.
Insomma, sono tanti i riferimenti extra-prog anche colti che il progetto Runaway Totem di Roberto Gottardi mette in campo in questo successore di “Multiversal Matter” e c’è il rischio che chi ascolta perda un po’ il filo del discorso, ma sotto il profilo creativo bisogna ammettere che c’è la voglia di esplorare qualcosa di nuovo. La storia continua con “Remenbering Betelgeuse”, che riprende il tema della prima parte. “The Spiral “ è il brano più breve, decisamente più prog, con un flauto tipico del genere. “Universal Union” nella storia è la rinascita di una nuovo uomo collegato all’essenza primordiale, musicalmente con quegli accenti jazzistici già indicati prima, ma con qualche segnale di speranza in più. Il cd si chiude con la bonus track “L’Alchimista”, presente solo in questo formato, che non aggiunge molto a quanto proposto.
Detto della creatività, forse la benemerita Black Widows Records, che è l’antitesi della banalità e della scontatezza, si è spinta molto lontano. Quello che voglio dire è che la musica di Runaway Totem è suggestiva, ma molto difficile per una fruizione comune e tende un po’ a ripetersi e ripiegarsi su sé stessa.
Voto: 6,5/10
Massimiliano Paluzzi