Colpevolmente in ritardo, pubblichiamo questa recensione del nuovo disco degli Angra, uscito ormai diversi mesi fa (per la precisione a Novembre 2023), oseremmo dire meglio tardi che mai !
Il disco, il terzo con Fabio Lione alla voce, si attesta nel suo complesso un gradino sotto i precedenti due, più che altro per quanto concerne il songwriting che si rivela meno ispirato del solito.
La formula non cambia, troviamo il classico pezzo power più simile all’era della militanza di Lione nei Vision Divine come “Ride into the Storm” (sulla scia di “Newborn me”), quelli più cadenzati come la frizzante “Tides Of Changes (Pt. II)” e quelli influenzati dalla musica etnica brasiliana, come “Vida Seca”, cantata parzialmente in portoghese da Rafael Bittencourt o la stessa “Faithless Sanctuary”.
Tra i brani di punta del nuovo album possiamo citare la title track “Cycles of Pain”, una ballad veramente profonda che spicca per la sua intensità emotiva, la già citata “Tides of Changes part 2” e “Dead Man on Display”, che, pur richiamando qualche reminiscenza dello stile dei Vision Divine, risulta davvero molto valida grazie anche ai diversi cambi di tempo presenti lungo il suo incedere.
“Gods of the World” e “Generation Warriors” sono due pezzi senza infamia e senza lode, tra i meno originali dell’album, prevedibili e che non aggiungono nulla di nuovo alla discografia dei brasiliani.
Il pezzo più bello in assoluto del disco è la traccia conclusiva “Tears Of Blood”, che vede la partecipazione di Amanda Somerville in un duetto emozionante con Fabio Lione.
La canzone, grazie alla sua melodia e al suo refrain “malinconico”, è capace di far venire i brividi anche grazie all’interpretazione vocale dei due; Amanda con la sua voce da mezzo-soprano e Fabio con i suoi passaggi “tenorili”.
La combinazione di queste due voci riesce a creare una dinamica affascinante e ricca di sfumature, rendendo il brano un “must”, il punto più alto di tutto il disco.
E’ fuori da ogni ragionevole dubbio che “questi” Angra siano una band completamente diversa da quella degli esordi; in questi anni hanno cambiato più volte pelle, vuoi per la dipartita di Andrè Matos prima e l’abbandono di Kiko Loureiro poi, ma non per questo non si può sostenere che non sia una band di valore.
Nel frattempo io continuo sempre a sperare che il buon Kiko ci ripensi e che torni all’ovile, non sia mai che il sogno diventi realtà.
Voto: 7,5/10
Stefano Gazzola