I Motorpsycho tornano con un nuovo lavoro e anche questa volta spiazzano e bloccano qualsiasi previsione. Usciti per Stickman records con questo album “Yay” che ci porta ad un nuovo capitolo della band.
Per chi aveva l’aspettativa che fosse simile al precedente, “Ancient astronauts”, vi dico da subito che è praticamente l’opposto.
Attualmente la band è divenuta un duo ovvero sono rimasti solo Bent e Hans, il resto è nella loro continua voglia di stupire, coerenti a se stessi.
Come si nota anche dalla copertina, l’album è praticamente un acustico, con parecchia melodia e con un appeal con sfumature lisergiche quasi a fare da contraltare degli ultimi dischi.
Diciamo che la scelta di essere acustici, diretti e un pelino ruffiani potrebbe aiutare a finire qualche volta in più nei palinsesti delle radio: ma neppure chi sa quanto se vogliamo essere più realisti del re.
Interessante la cura nell’arrangiamento e nella post produzione, che porta il loro composto ad un livello superiore al concetto che va di moda ora della “fabbrica di musica”.
Le chitarra sono morbide e direi molto “cantautoriali”; corposi gli innesti di tastiere, di synth ed affini che portano il tutto ad un buon livello di risultato finale. Con effetto finale stile prog anni sessanta e settanta e leggermente psichedelico.
Direi che è un lavoro che potrebbe essere comodo sia per momenti meditativi che un sottofondo ottimo per poter lavorare avendo una “colonna sonora” leggera ma non scontata.
Difficile trovare delle differenze marcate nelle dieci tracce. Troviamo un lavoro che è parecchio omogeneo e se vogliamo il complessivo non è una singola traccia da quaranta minuti e rotti, ma quasi.
Tracce quali: “W.C.A.”, “Sentinels”, “The rapture”, “Cold & bored” ma anche “Real again(Norway shrugs and stays at home)” sono tracce che mi sono piaciute più delle altre, ma come accennato non ci sono grosse differenze di feeling e di approccio allo spartito da parte della band.
Cambiare tutto per rimanere coerenti, ma nel senso positivo del termine è di fatto quello che è sempre stato il mantra della band e con questo “Yay” abbiamo la riconferma. Voto non bellissimo, mi rendo conto, ma come accennato c’è il problema della “troppa omogenicità” di cui sopra che rende poco comprensibile lo stacco da un brano all’altro se non si fa un ascolto super attento.
Voto: 7.5/10
Alessandro Schümperlin