Avete presente il Progressive Thrash/Death Metal? Quel sotto-sottogenere pieno zeppo di tecnicismi e ritmi dispari a rotta di collo, i cui esponenti di spicco negli anni ’90 sono stati gente come Athist, Cynic, Meshuggah… Bene, pare che gli spagnoli White Stones, al loro terzo album con “Memoria Viva”, abbiano trasceso il loro genere di riferimento, passando oltre e realizzando un album folle come null’altro prima d’ora! Vi giuro, la cosa è superlativa, e tutto è anche perfettamente localizzato in quanto i nostri adottano la lingua madre per le loro lyrics. Le tinte Prog Metal sono garantite dalla presenza in molte sezioni delle consuete “ritmiche al cardiopalma” frenetiche in tempi dispari, i prediletti elementi folli alla Voivod nonchè passaggi ricchi di assoli armonici e melodici tipicamente “metallici” e progressivi che fecero grandi i gruppi summenzionati. Eppur mai ho ascoltato cotanto assortimento d’influenze concentrate in appena 9 canzoni, e il tutto appare anche coerente e ben orchestrato! Vi sono lunghe introduzioni “progressive” ma anche parecchio folkeggianti, atmosfere dilatate mai fini a se stesse e sempre ben rese secondo l’economia d’ogni brano presente sull’album, ma quando arriviamo alle atmosfere “prog-spagnoleggianti” di “Zamba De Orun” quasi gridiamo al miracolo! Il tutto gradevolmente inframmezzato da un breve assolo di basso titolato “Somos” ricco di frequenze armoniche, nonché da una outro parecchio jazzata ma anche squisitamente d’atmosfera come “Yemayà”, che conclude un album originale, coerente e parecchio accattivante, che dimostra di essere una vera e propria “variazione sul tema” di ogni sottogenere tecnico e progressivo del Metal. Gli spagnoli, insomma, hanno imparato bene (e subito) a trascendere generi e sottogeneri e a sottomettere ogni singolo stilema musicale alla propria verve ultratecnico/creativa. Tanto di cappello quindi agli White Stones!
Voto: 8,5/10
Alessio Secondini Morelli