Spiegare cosa possano rappresentare le varie formazioni della Premiata Forneria Marconi nella storia della musica rock-prog è ovviamente superfluo, visto che si tratta di una delle realtà tricolori che hanno avuto riconoscimento e fama a livello mondiale. In questo senso il rispetto che la rivista Prog, edita in Inghilterra, tributa oggi alla Pfm e il successo della tournèe americana del 1973 sono due aspetti temporali di una carriera straordinaria e ancora maledettamente attuale.
A celebrare questo nuovo momento magico arriva da qualche settimana un disco dal vivo “The Event- Live in Lugano” che è stato registrato durante il festival jazz della città svizzera e che presenta molti spunti interessanti.
Intanto il contesto jazz che stimola la creatività dei singoli musicisti che sicuramente danno spazio ai virtuosismi, con un Lucio “Violino” Fabbri in straordinaria forma e in stato di grazia ( sentire “Violino Jam”) e un Patrick Djivas che sembra lontano parente del musicista stanco, e anche scortese ( rifiutarsi di firmare un album come ha fatto davanti ai miei occhi non fu una bella scena) che ho visto qualche mese fa a Capannori (Lucca), come prova un assolo stratosferico in “Quartiere 8” e in generale una grande presenza ritmica.
Insomma tutti al top, con la curiosità dei due special guest Matteo Mancuso alla chitarra e Luca Zabbini, peraltro già nel roster di “ Ho sognato pecore elettriche”, alla tastiera. Essendoci due tastieristi non si capisce cosa effettivamente suoni lui oppure Alessandro Scaglione o lo stesso Fabbri. Mancuso sostituisce il grande Marco Sfogli, musicista coi fiocchi.
Mancuso ero curioso di ascoltarlo, visto che per molti è il nuovo Vai o Satriani e per non conoscerlo sono stato insultato (giustamente) su internet. Il suo tocco è delicato ma deciso e di gran classe e infatti si districa bene nella fase acustica e in quella elettrica, con punte da shredder come in “Cyber Alpha”, che è stata scritta da Mussida per “Stati di immaginazione” del 2006, ma che Mancuso suona alla grandissima.
Si parte con tre brani tratti da “Ho sognato pecore elettriche”, ultimo disco celebrato dalla comunità prog mondiale, ben eseguiti, poi arriva un poker da paura : “Impressioni di Settembre”, “Il Banchetto”, “La Carrozza di Hans” e “ “Photos of Ghost” impressionanti, sempre più belle con il passare degli anni, arricchite da una band che suona con il cuore.
Certo, se è vero che Mancuso ha avuto due giorni per imparare il repertorio della Pfm, siamo a livelli pazzeschi perché la chitarra aggiunge e non toglie certamente brillantezza a brani immortali.
Spazio anche a brani meno noti, come “Harlequin”, tratto da Chocolate Kings del 1975 e la solita quanto bellissima digressione classica con Prokofiev e Rossini, i brani in questo stile della Pfm “Il Potere dell’Amore e Gli Amanti di Verona”, per chiudere con “Celebration” e la ripresa di “Impressioni di Settembre”. Un disco per chi li conosce poco e per chi li conosce molto, perché c’è davvero molto da scoprire anche in brani sentiti migliaia di volte.
Voto: 9/10
Massimiliano Paluzzi
















