Lo scorso 29 agosto è uscito Battlestation, il secondo album di LUCIE SUE. Parliamo di un’artista francese che predilige la multimedialità: grazie alla passione per le arti visive, al violoncello studiato al conservatorio e a un passato come direttrice artistica, la musicista porta nel disco un’identità fortemente personale.
Battlestation racconta le radici musicali di Lucie Sue, ragazza cresciuta negli anni ’90 con Metal, Alternative e Grunge nelle orecchie. L’album suona teso e coeso dall’inizio alla fine, un mix di Girl Power, Metallica, Marilyn Manson e Alice In Chains, trattato con un paio di mani di punk attitude e una passata finale di melodia che piazza ritornelli nella testa.
La title track e la seguente Hush mostrano sfrontatezza elettrica e un tocco di industrial, mentre Ride The Wired Wild Tiger è un salto retrò nel catalogo fra AC/DC e Airbourne. Da segnalare anche Burn Your Candles, che riflette sullo scorrere del tempo a ritmo di rock; Reckless e The Famous Last Words (titolo che coincide con uno dei miei album preferiti dei Supertramp) e Counter Clockwise, che sfrutta l’effetto delle chitarre acustiche per creare un’atmosfera particolare.
Avviso: Battlestation è un lavoro moderno, non destinato a un pubblico di nostalgici. È un energico album rock che non cerca di stupire a tutti i costi, ma si affida alla magia che tre minuti e mezzo di chitarre e batteria suonati e arrangiati come si deve riescono ancora a sprigionare. Da ascoltare più di una volta.
Voto: 7/10
Bob Preda