A chi piace l’aor-pomp, dove, in questa definizione, si intende un metal cromato e molto melodico dove si intrecciano chitarre e tastiere, con quest’ultime che prendono il sopravvento nella linearità dei brani, questo “Re-Hydration” rappresenta certamente una grande produzione.
Ovviamente a me piace molto questo genere e trovo che ci siano, in questa seconda prova degli svedesi Hydra, al cui interno si muovono vecchie conoscenze dell’aor scandinavo, molti di quegli spunti che mi esaltano ascoltando un disco. Dico questo pur sapendo che agli amici che leggono queste considerazioni interessino il giusto, ma perché voglio fare capire che la mia chiave di lettura di questo disco è molto elevata.
Del resto, si parte subito a palla con due brani di altissimo spessore come “We Belong” che propone un azzeccatissimo e lungo assolo fra chitarra e synth davvero di alto livello e “Marionette” che propone uno dei riff più belli, che chiama sempre in causa i due strumenti, ascoltato in questi ultimi anni. La velocità cala un po’ con “Still the same”, ma non certo a scapito della qualità, stavolta esaltata dalle linee vocali, che ci regalano un altro pezzo da ricordare.
Dicevo dei protagonisti, che sono il musicista-compositore Henrik Hedström (First Signal, Angelica), che si occupa delle tastiere, il batterista e produttore Daniel Flores (Find Me, First Signal e altro ancora ), il bassista Jonny Trobro (First Signal, Find Me) e il cantante e chitarrista Andi Kravljaca (Aeon Zen, Seventh Wonder).
“ReHydration” giunge a due anni dall’esordio “Point Break” e si muove in ambiti simili, sia pure con una maggiore proprietà esecutiva e amalgama fra i componenti.
Ancora ritmi lenti e un pianoforte ad accompagnare un brano che ricorda certi spunti sinfonici cari a band come Savatage, sia pure letti in chiave molto melodica, ma l’impatto è notevole per “Eyes of the storm”. Il clima si fa rovente con “Made up stories” altra perla aor di chiara derivazione scandinava, intrisa di melodia ma molto ritmata e con le tastiere in evidenza, come la successiva “Clown without a circus”. La chitarra diventa protagonista, anche con un assolo articolato, nella sincopata “Two of a kind”, brano più orientato alla West Coast americana, che conferma il fatto che non ci sono riempitivi in questo disco, che è stato selezionato in patria come uno dei top dell’anno, insieme a molti altri e quindi difficilmente vincerà.
Torna allo schema classico “I remenber” con un coro molto accentuato, con un altro assolo importante, mentre “Out in the cold” è sostenuta e carica di groove, con una grande tastiera che poi lascia spazio alla chitarra, per un altro brano certamente molto azzeccato, che disegna linee solistiche brillanti. Ballata lenta e cadenzata “Love Remains” ma in questo territorio Hydra hanno molto da dire, anche perché non mancano certo gli spunti musicali anche a livello di orchestrazione che rendono il pezzo tutt’altro che banale. Un’altra ballata, ma consistente, “Me minus you” chiude “ReHydration” con una interpretazione vocale di Andi Kravljaca davvero superlativa.
Il disco è notevole, superconsigliato e per questo facciamo i complimenti anche alla Pride &Joy Music per immettere sul mercato questi gioielli di metal melodico.
Voto: 8,5/10
Massimiliano Paluzzi