Quando mi è stato passato questo album dei Gates of Chaos da recensire, ho onestamente pensato si trattasse della band russa, attiva da circa dieci anni, autrice di un buon black metal sinfonico. Invece si tratta di un’omonima formazione italiana, accomunata solo dall’aggettivo “sinfonico”.
Le radici della band nostrana affondano nel power metal sinfonico con cui i Rhapsody (oggi “Rhapsody of Fire”) hanno rivoluzionato il panorama del metal melodico sul finire degli anni ’90, ma attingono anche a elementi più progressivi, sulla scia di formazioni come Symphony X o Artension.
Andando nello specifico di My War, è importante chiarire fin da subito che non si tratta di un album concepito in origine come tale, bensì dell’unione di due EP, a formare un disco di discreta durata nonostante le sole sei tracce. Ogni brano ha una durata media di circa sei minuti (alcuni cinque, altri superano i sette), il che giustifica la presenza di lunghi assoli, sia sinfonici che progressivi, che tuttavia non cadono mai nel prolisso né nel ripetitivo. Ognuna delle sei tracce appare ben studiata come entità a sé stante, e forse è proprio questo l’aspetto migliore di My War: ogni canzone è un mondo a parte, completa e risoluta.
Come mai, allora, un voto così basso (per chi ha sbirciato a fine recensione)? Beh, per una serie di motivi. Primo fra tutti, la pulizia del suono: comprendo che si tratti di un disco d’esordio e che i fondi — specie nei generi di nicchia — non siano abbondanti, ma talvolta mi è sembrato di ascoltare quasi una demo, complice la presenza di brusii di sottofondo uniti a un livellamento dei volumi molto statico, che genera una certa confusione uditiva. In alcuni punti del disco risulta difficile isolare un singolo strumento proprio a causa di questo impasto poco definito.
Inoltre, la parte vocale mi ha sorpreso all’inizio, ma non mi ha convinto alla fine: i cori sono magistralmente organizzati — in alcuni passaggi addirittura meglio di quanto abbiano mai fatto i Rhapsody (la cui “tragicità” risultava alla lunga stucchevole) —, ma le parti in voce solista si attestano su una media anonima e non riescono a colpire nel segno, almeno per quanto mi riguarda.
Infine, il fatto che le canzoni vivano di vita propria, indipendentemente le une dalle altre, penalizza la coesione e la memorabilità del prodotto finale. A mio avviso, tutti questi problemi derivano proprio dalla natura del disco: l’album non nasce come un’opera compatta, ma come l’unione di due EP. E si differenzia da una demo solo per la presenza di una copertina e di una produzione dignitosa, ma non ancora pienamente matura.
Dunque, ricapitolando: se questo My War fosse stato presentato in due EP separati, avrei certamente dato un voto più alto a entrambe le sue parti (soprattutto alla seconda!!), ma come album vero e proprio sento che manchi ancora qualcosa. Le potenzialità, però, ci sono — eccome se ci sono! Tutti i musicisti sembrano sapere il fatto loro, e serve solo una produzione più attenta a scoprirne i punti di forza e valorizzarli. È così che una band trova e costruisce il proprio sound unico e riconoscibile.
Già in questo album, come accennato, ho notato che i cori armonici sono di livello magistrale, nettamente superiori anche a certe produzioni mainstream pluridecorate: si può partire da qui per costruire qualcosa di importante e fare quel salto di qualità che possa dare ai Gates of Chaos la visibilità e la riconoscenza che meritano.
Voto: 6/10
Francesco “Grewon” Sarcinella