Tornano i Bad wolves dopo il loro esordio N.A.T.I.ON.(che potrete trovare qui) e dopo tre anni dall’esordio, poco prima che fosse ultimato l’album, i Bad Wolves si trovarono senza cantante, il quale li lascia e si porta appresso sia l’esperienza che la possibilità di finalizzare il lavoro alla band. Di fatto loro non si fermano e cercano un sostituto e lo trovano nella persona di Daniel Laskiewicz (ex chitarrista degli The Acacia Strain) che sotto un certo aspetto assomiglia vocalmente al predecessore. Senza dimenticare che aveva collaborato con la band al tempo di “N.A.T.I.O.N”.
Mi rendo conto che quello che sto per esprimere è un “giudizio tranciante” ma la dipartita di Vext non si percepisce molto. Unica cosa che la band ha un “accento in più” sulla parte melodica rispetto ai due lavori precedenti e, conseguentemente, con il vecchio cantante.
Per il resto abbiamo le stesse propensioni e le stesse attitudini del precedente lavoro.
Stessa cura del suono, stesso appeal e stesso modus operandi, con delle accezioni va ammesso. Per la serie il lavoro fatto bene lo è con chiunque lo proponga.
L’unica cosa che in alcuni punti di “Never be the same” c’è la contro-voce in scream sotto a quella pulita che è troppo bassa e sembra quasi un’disturbo o un “errore” di post produzione e rende meno l’effetto complessivo della capacità vocale in quella canzone.
Altra cosa, escludendo la contro-voce di cui sopra, alcuni sprazzi minimali in alcune tracce ed in tutta “On the case” la band da sfoggio di cattiveria e delle capacità di distorsione della voce di Laskiewicz, perché per il resto rimane su toni “puliti” e melodici”.
Se escludiamo le tracce già menzionate delle dodici che compongono l’album direi che “Sacred kiss”, “Classical”, “House of cards” e “Lifeline” sono parecchio interessanti. Avrei lasciato separate “Comatose” e “Gone” che si sono belle, ma con struttura quasi uguale(vocalizzi con arpeggio di chitarra una e vocalizzi con pianoforte l’altra che da lenta passa a dei midtempo e si concludono con la voce da sola con la chitarra, sempre la prima, e con il piano, sempre la seconda, forse sarebbe stato meglio gestirle in posizioni differenti) mi pare troppo.
I Bad Wolves, al terzo album, confermano la loro capacità di dare vita ad un metal alternativo, o metalcore che dir si voglia, sempre di alto livello pur stando parecchio nelle melodie e nel pulito e meno nel distorto e nella rabbia “sbadilata” a profusione. Mancano però due cose importanti in questo lavoro: in primissima battuta dei singoli che si facciano ricordare a lungo e due bella la parte pulita, ma il metalcore vive anche di rabbia e di growl e qui ne manca parecchio.
Va data però come giustificazione, e qui si comprende il mio 7 e mezzo, il fatto che a lavoro praticamente concluso la band abbia dovuto correre ai ripari. Speriamo che il prossimo sia più ragionato e senza cambi importanti di lineup
Voto: 7,5/10
Alessandro Schümperlin
















