Con Shir Hashirim, terzo lavoro in studio, gli Amalekim – duo italo-polacco – proseguono la loro ricerca in un black metal oscuro, rituale e concettualmente profondo. L’album, pubblicato da Avantgarde Music, si compone di otto brani (Chant) che intrecciano furia sonora e tensione mistica, radicandosi in tematiche esoteriche e simbolismi religiosi.
Il concept si ispira a testi sacri e tradizioni occulte, tra cabala e alchimia, proponendo una visione mistica e destabilizzante del divino. La copertina, realizzata da Igor Datkiewicz, raffigura un’interpretazione paranormale del giudizio di Salomone, riflettendo l’intensità simbolica dell’album. Tuttavia, l’assenza di un booklet esplicativo limita la piena decodifica dei contenuti lirici.
Dal punto di vista sonoro, il disco si muove su coordinate di black metal moderno e dissonante, con strutture sincopate, blast beat martellanti e riff ora taglienti, ora ipnotici. Le influenze spaziano dalla scuola svedese (Watain, Dissection) a quella polacca (Mgła, Blaze of Perdition), pur con accenti sperimentali e passaggi corali inquietanti. Il drumming di Ktulak è potente e preciso, mentre Azghâl cura una produzione pulita e dinamica, che valorizza ogni strato strumentale.
Ogni Chant mantiene una durata compresa tra i quattro e i sei minuti, offrendo compattezza, ma talvolta sacrificando lo sviluppo narrativo. Il lavoro, pur non essendo immediato, si distingue per coerenza stilistica, intensità evocativa e forte identità artistica.
Brani chiave:
- Ra’al Zorem: apertura brutale e atmosferica.
- Sodot HaYekum: struttura antemica e riff orecchiabili.
- Tanur Nitzchi: crescendo melodico e tensione ossessiva.
- Mishteh Malkhuti: chiusura solenne e suggestiva.
In sintesi, Shir Hashirim è un’opera affascinante e ambiziosa, che coniuga brutalità e spiritualità senza compromessi. Un disco destinato a chi cerca un’esperienza immersiva, lontana dalla teatralità e vicina a un black metal arcano e introspettivo.
Voto: 5/10
Daniele Blandino
















