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ALICE COOPER – Paranormal

ALICE COOPER – Paranormal

Label: earMusic

La recensione del nuovo album di Alice Cooper merita un’importante premessa. Chiunque si sia avvicinato all’artista in questione a partire da fine anni ’80/inizio anni ’90 del ventesimo secolo, potrebbe avere la visione parziale di Alice come un artista metal americano coadiuvato dall’apporto compositivo/produttivo di Desmond Child, nonché dalla partecipazione nei suoi dischi (“Trash”, “Hey Stoopid”) di gente famosa nel metal come Bon Jovi, Steven Tyler, Joe Satriani. Non è tutto qui in realtà. Il nostro è invece attivo discograficamente dalla fine degli anni ’60, e molti albums più vecchi come “Killer” e “Billion Dollar Babies”, entrati nella storia della musica come influenti pietre miliari, potrebbero spiazzare l’ascoltatore dell’ultima ora. Di certo la sua produzione discografica non è esente da pesanti cadute di tono, specie nei primi anni ’80, laddove con la nascita di nuovi generi musicali, il nostro ha subìto il pesante problema nel nuovo decennio di trovare una nuova identità musicale, oltre ad affrontare i ben noti problemi di alcool. Da qualche anno invece il prode Vincent Damon Furnier, padrino del genere Shock-Rock, da tempo immemorabile amante del teatro Grandguignolesco e dell’Horror, oltre ad aver fatto pace con il suo alterego negativo Alice Cooper ed essersi ripulito, si è dimostrato un artista relativamente prolifico e appagato, oltre che nei limiti del possibile eclettico, e senza perdere la sua popolarità. Difatti è da un bel po che ogni uscita discografica di Cooper viene ben accolta dal pubblico, e non manca di essere ben fatta e di presentare in musica la bella vena drammatica dello Shock-Rock che tanto ha fatto la sua fortuna in passato. Albums potenti e hard come “Brutal Planet” e “Dragontown”, oltre al concept album “Along Came A Spider”, sono inframmezzati da parentesi più leggere come “The Eyes of Alice Cooper”, ma tutti noi, se vogliamo vedere al complesso della sua produzione discografica, troveremo sempre un filo conduttore. Non fa differenza questo “Paranormal”, pubblicato a 6 anni di distanza dal precedente “Welcome 2 My Nightmare” e caratterizzato da una solida pasta compositiva, unita alla solita verve teatrale del buon Alice che incredibilmente non pare essersi appannata nei decenni, nonché da sufficiente ecletticità come si evince da bei brani come l’iniziale title-track, fortemente caratterizzata da atmosfere da incubo rese in linguaggio rock-metal, piena di variazioni e atmosfera di suspence ma al tempo stesso orecchiabile (insomma, proprio una bella canzone).

Probabilmente non tutti i brani di questo disco funzionano a dovere, ad esempio la rockeggiante “Dead Flies” pare più un riempitivo, ma ecco che il serrato metal di “Fireball” ci sciorina tanta energia e ci riporta su alla grande, con un funzionale organo Hammond che intermezza il refrain e ottimi assoli di chitarra. Evidentemente la produzione del vecchio caro collaboratore Bob Ezrin (qui affiancato a Tommy Henriksen e Tommy Denander) è davvero garanzia di qualità. Una song davvero piacevole ed ipnotica nonostante il ritmo sostenuto. Ma ecco altro materiale particolarmente interessante: “Paranoiac Personality” con un incedere Hard cadenzato ed un refrain orecchiabile, vede rimembrare la verve recitativa e drammatica del buon vecchio Alice. Sempre piacevole da riscoprire, e davvero complimenti per il risultato, nonostante l’età. Passiamo al bell’Hard/Boogie “Fallen In Love”, che seppur non eccessivamente originale (rivanga ovviamente il sound alla ZZ Top) è ben reso da una performance vocale davvero carismatica. Ed ecco un’altra bordata nei denti: “Dynamite Road” è una speed metal track dalla struttura tuttosommato semplice, la differenza la fa Alice con il suo tono recitativo roboante e (ripeterò fino allo sfinimento) per nulla appannato dall’età. Per me, un grande. Torniamo a lidi di classico Hard Rock con “Private Public Breakdown”, un brano con refrain orecchiabili e rivangante nelle chitarre molto dei Rolling Stones, forse meno riuscito dei precedenti, ma non certo un brutto brano. Ed ecco un altro bel Boogie, “Holy Water”, con accompagnamento ai fiati. La personalità di Alice nel suo cantato ancora una volta recitato, e dal tono piuttosto avvelenato, la fa da padrone. Ed ancora una volta… devo dire, molto molto bravo! “Rats” è uno scatenato Rock & Roll che anche per la sua brevità (2:38) non aggiunge molto di complesso al lavoro, ma nel contesto generale rappresenta un piacevole e movimentato intermezzo. Si conclude con “The Sound Of A”, una sorta di ballad psichedelica piena di effetti sonori (se non sbaglio, credo di aver riconosciuto un Leslie/Rotosound anni ’60). Parecchio bella, ed anche qui, qualcosa di drammatico negli arrangiamenti e nella voce ci annuncia che siamo sempre difronte al buon vecchio Alice. L’album in tutto dura 34 minuti, ma… ACCIDENTI! Rimango colpito dal materiale bonus del CD. Pensate. Ci sono due canzoni, “Genuine American Girl” e “You and All of Your Friends”, eseguite dalla classicissima line-up degli Alice Cooper di fine anni ’60/inizio anni ’70. E anche qui debbo dire, che energia. E non è finita qui! Il CD si conclude con ben 6 classici di Alice registrati dal vivo (stavolta con la sua attuale line-up) a un concerto del 6 maggio 2016 a Columbus, Ohio. Canzoni iconiche come “No More Mr. Nice Guy”, “Under My Wheels”, “Billion Dollar Babies”, “Feed My Frankenstein”, “Only Women Bleed” e soprattutto la (per me) mitica “School’s Out” valgono per TUTTI l’acquisto del CD. Sì, perché innanzitutto i 10 brani nuovi dimostrano lo stato attuale dell’artista, che appare tutt’altro che adagiato sugli allori (vispo, arzillo e… sempre con il suo coltello da cucina insanguinato nascosto dietro la schiena), e poi con il materiale bonus anche le nuove leve possono conoscere un accenno di Storia di Alice Cooper, quello che è stato, quello che ha rappresentato. Fate vostro questo CD, ne vale la pena. E poi se vi interessa l’artista approfondite pure con l’acquisto degli albums storici.

Voto: 8/10

Alessio Secondini Morelli

Tags: recensioni
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