Symphonic Power Metal sulla media, ma con qualche marcia in più. Ecco cosa propongono gli ormai attempati metallers svedesi Civil War. E questo loro quarto album “Invaders”, dove esordisce il singer Kelly Sundown Carpenter (perlomeno una voce “metallica” e relativamente espressiva quanto scevra dei terribili stereotipi power). Mettiamo subito in chiaro: nella forma, come ogni disco Power Metal, il disco è perfetto. Vale a dire, attinente agli standard soliti del genere. Produzione “digitalmente” perfetta, propensione al tecnicismo e allo shredding degli strumentisti, tutti ben preparati, copertina “super-epica” di ordinanza e quant’altro. Ovviamente, non si esce dagli standard del genere, l’espressività è quella e solo quella. Ciò nonostante, il disco merita una votazione un po’ più alta del solito, innanzitutto per il mestiere che la band dimostra di avere (così per il cantato, energico ed espressivo, di cui sopra, che pare spesso far al differenza). A livello concettuale poi è presente una certa “ricerca storica”, con liriche che sfociano nella descrizione di alcuni conflitti presenti nella storia dell’umanità (invasioni vichinghe, la battaglia di Wabash, l’orrore del campo di prigionia di Andersonville durante la Guerra di Secessione Americana), così come qualche eclettica finezza musicale in più, ad esempio l’influenza della musica araba nelle melodie dell’opener “Oblivion”… insomma, perlomeno i Civil War paiono essere all’altezza del loro grado di “storicità” (vengono definiti storici nella bio, pur essendo comunque solo al quarto album, mah…), i quali confezionano un disco un po’ più profondo degli orribili album-clone che ormai inflazionano il mercato Power Metal. E di questo dobbiamo dar loro atto. Una buona prova discografica, tuttosommato, per i Civil War.
Voto: 7/10
Alessio Secondini Morelli
















