Nuovo album per i Powerwolf dal titolo “Call Of The Wild” , disco che prosegue sulla scia dei precedenti , in grado di miscelare sapientemente il power-metal a parti cantate in latino e condite dalle classiche atmosfere “ecclesiastiche” ( canti gregoriani ) tipiche del loro trade-mark.
Preciso che non sono un grande estimatore di questa band , nel senso che l’ho sempre accostata per genere , melodia e timbro vocale del cantante Attila Dorn ai loro connazionali Rage , anche se le tematiche trattate nei loro testi sono ben differenti.
Il minutaggio di questo nuovo album e’ piuttosto risicato visto che dura appena 40 minuti , nei quali pero’ la qualita’ resta medio-alta ( tranne alcuni episodi ) ; ad arricchire la proposta musicale , segnalo che nella versione limitata e’ presente un bonus cd che contiene una sorta di “Best of” , ovvero dei brani tratti dalla loro discografia ed interpretati da diversi ospiti quali Ralf Scheepers ( irriconoscibile se si ascolta la canzone “Sanctified With Dynamite” ignorando la sua presenza ) , Doro , Alissa White-Gluz , Bjorn Strid, ecc…
Tutte le tracce contenute in questo “Call Of The Wild” hanno una matrice “marcatamente” epica e sono tutte caratterizzate da ritornelli molto melodici e quasi mai banali , studiati per avere un forte impatto in sede “live” ; la produzione –ottima- e’ affidata al duo Jens Bogren e Joost van den Broek ( oltre che produttore , e’ anche un ottimo tastierista : After Forever e Ayreon su tutti ) presso i “Swedish Fascination Street Studios”
Durante l’ascolto del disco si possono trovare diversi passaggi musicali tipici degli Enigma di “MCMXC a.D.” ( band tedesca che ha avuto un buon successo agli inizi degli anni 90′ ) o altri che rimandano all’album “Nemesis” degli Stratovarius , tutti spunti interessanti che riescono a dare “quel qualcosa in piu’ “ e senza i quali renderebbero i Powerwolf una delle tante band presenti nella scena ( ormai satura ) del mondo “power”.
Tra gli episodi degni di nota troviamo “Faster Than The Flame” cavalcata epic-power , una dichiarazione di guerra scandita dal ritornello -di grande impatto- in latino , “Beast Of Gévaudan” e “Vârcolac “ che per stile e sviluppo potrebbero ( come gia’ sopra accennato ) esser figlie dell’album Nemesis degli Stratovarius ; “Sermon Of Swords” , “Dancing With The Dead” e “Undress To Confess “ sono delle anthem songs il cui ritornello si stampa in testa sin dal primissimo ascolto.
Un gradino sotto si colloca la title-track “Call Of The Wild” : brano dominato da atmosfere “catchy “che strizzano l’occhio alle sigle dei cartoons giapponesi degli anni 80’ , mentre “Glaubenskraft” e’ un epic song cantata in lingua madre ( tedesco ).
Le due tracce meno convincenti del disco risultano essere la power-ballad “Alive Or Undead” che sa’ di sentito e risentito e la celtica “Blood For Blood (Faoladh)” che emula quanto gia’ fatto –troppe volte- dai Nightwish ( OT : il troppo storpia ! infatti questi brani di impronta “celtica” sono quelli che mi piacciono meno della discografia dei finlandesi ).
Conclusioni : nel suo genere l’album non e’ niente male, anche se alla lunga questa formula rischia di stancare ( i brani della loro discografia sono un po’ la copia di se stessi ,visto che si assomigliano tutti ) , anche per via dei ritornelli che fanno si’ presa “immediata” nell’ascoltatore ma che rischiano di venire a noia dopo pochi ascolti.
Voto: 7/10
Stefano Gazzola
















