A distanza di (quasi) 5 anni da “When all the heroes are dead”, ecco finalmente il suo successore, il nuovissimo e attesissimo album intitolato “Blood and Angels’ Tears”, primo disco di due facenti parte di un concept che narra le vicende di tre angeli esiliati dal Paradiso, rappresentati anche nella bellissima cover art curata da Augusto Silva.
Il disco viene aperto alla grande dall’intro “War in Heaven”, la quale si distingue immediatamente per la sua ispirazione, con splendide orchestrazioni composte dal trio Thorsen-Lucatti-Puleri ed eseguite magistralmente dallo stesso Lucatti.
Dopo le atmosfere soavi di “War in Heaven”, irrompe la furia di ” The Ballet Of Blood And Angels’ Tears “: il brano si apre con delle pregevolissime armoniche di chitarra che introducono la frenetica sezione ritmica esaltata dalla doppia cassa di Mattia.
La furia “power” viene interrotta verso la metà del brano, dove spicca un “momento” più pacato e riflessivo, grazie al cantato di uno strepitoso Ivan Giannini. Si tratta di uno dei pezzi più riusciti dell’album, capace di bilanciare potenza, velocità ed emotività; in evidenza il “drumming” chirurgico di Mattia Peruzzi che riesce a non far rimpiangere un mostro sacro come Mike Terrana (cosa per niente scontata).
La traccia successiva, “Once Invincible”, si presenta come una classica cavalcata power-metal, caratterizzata da un ritornello iper melodico che richiama l’A.O.R. , accompagnato da cori molto orecchiabili che si stampano nella testa sin dal primo ascolto.
Il solo delle sei corde eseguito dal duo Thorsen-Puleri è particolarmente ispirato, insieme alla scelta dei cori e contro cori del refrain, arricchisce la dinamica del pezzo, rendendolo di grandissimo impatto.
“Drink Our Blood” si attesta come brano particolarmente convincente per la sua varietà musicale, per gli arrangiamenti e l’uso delle tastiere il cui sound evoca sonorità “pop” tipiche degli anni ’80.
Pur non figurando nel booklet come co-autore del brano (insieme a Thorsen, Lucatti e Giannini, che sono gli autori di tutti i brani presenti nel disco), si sottolinea l’importanza dell’apporto creativo di Federico Puleri durante il processo di composizione di un disco dei Vision Divine; il suo contributo va ben oltre quello di un semplice collaboratore rendendolo un autentico valore aggiunto della band.
Particolarmente articolata è “When Darkness Comes”, che si presenta come un incrocio tra una ballad ed un mid-tempo, brano che riesce ad incorporare alcuni elementi “progressive” in cui trova sfogo (come già avvenuto nel precedente album) una parte narrata in lingua italiana dall’attore livornese Alex Lucchesi.
Dopo una prima parte molto convincente, il disco mostra una leggerissima flessione con “Preys”, che nonostante ci faccia godere di un’ottima parte strumentale e un notevole assolo di chitarra, presenta un refrain un po’ troppo “insistente”; perfettamente incastonata dentro al pezzo vi è una strofa cantata in italiano, tratta dall’ Amleto di Shakespeare, da un “evocativo” Giannini che dà sfoggio a tutta la sua espressività.
“A Man on a Mission” è una sorta di intermezzo, una ballad emozionante che esalta la voce e la performance di Ivan che riesce a trasmettere più di un brivido lungo la schiena, peccato solo per il minutaggio risicato (la durata è di 2 minuti e 16 secondi).
“Go East”, invece, potrebbe essere catalogato come un brano un po’ “debole” per le melodie troppo orientate verso l’ A.O.R. che lasciano la sensazione finale di essere un “filler”, piuttosto che una traccia destinata a lasciare il segno.
Dopo un leggero calo compositivo, l’album si risolleva alla grande con “The Broken Past”, un brano che si distingue grazie alla partecipazione di Ray Alder e alla straordinaria performance vocale di Alessandro Conti. Quest’ultimo sembra particolarmente adatto al contesto musicale, più a suo agio rispetto al collega.
Il brano si presenta immediato e di facile ascolto, ma al tempo stesso potente, arricchito da un assolo di chitarra davvero eccezionale che lo eleva a uno dei momenti migliori dell’album: un’autentica “bomba”.
“Dice and Dancers” sembra soffrire degli stessi difetti riscontrati in “Go East”, mostrando una certa mancanza di mordente, ma con alcuni passaggi interessanti, soprattutto nel solo centrale, dove le tastiere di Lucatti ricordano le sonorità dell’altra sua band, i Deathless Legacy e che riescono ad aggiungere quel tocco un po’ progressive al brano.
Il disco si chiude in maniera sublime con la splendida ballad “Lost”, emozionante e carica di pathos, grazie alla sua “teatralità nel finale. Questa traccia si ricollega stilisticamente a “The Nihil Propaganda” (il brano conclusivo -se non consideriamo le bonus- di “When All The Heroes Are Dead”), che grazie all’inserimento di alcune parti tratte dal Canto terzo dell’ Inferno Dantesco e recitate in italiano dall’ ormai onnipresente Alex Lucchesi, accompagnate da un delicato e suggestivo accompagnamento di pianoforte, riescono a creare un finale davvero coinvolgente e ben orchestrato.
Il disco è ottimamente suonato -in maniera impeccabile direi- ma soffre leggermente a livello di song-writing, specialmente se lo confrontiamo al disco precedente “When All The Heroes Are Dead”, che è, a mio giudizio, qualitativamente superiore. Per citare un esempio, manca quella traccia come può essere “3 Men Walk On The Moon” dove le melodie delle chitarre e il refrain sono “mostruosi”.
Questo non vuol dire però che “Blood and Angels….” non sia un buon disco. Tutt’altro, è un buonissimo disco (ce ne fossero dischi così !!). Dico solo che dopo le ottime impressioni che avevo avuto con “When all the heroes..” le aspettative erano tante e speravo in uno sforzo compositivo maggiore, che riuscisse ad eguagliare quel disco se non addirittura a superarlo.
Speriamo quindi, che con il prossimo capitolo di questo concept, la band riesca a sorprenderci ancora una volta, proprio come aveva fatto ,cinque anni fa, con “When All The Heroes Are Dead”.
Voto: 8/10
Stefano Gazzola