Davvero un ritorno inaspettato, quello degli Starbynary. Dopo averci deliziato con la loro trilogia dedicata alla Divina Commedia di Dante Alighieri, non hanno dato molte notizie per cinque lunghi anni: non nego che una parte di me ha pensato che potessero aver fermato i loro progetti a causa delle restrizioni della pandemia, come era purtroppo successo alla mia band preferita in assoluto, gli Anathema. Felice di essermi sbagliato dunque! Ma prima di analizzare il nuovo album, una breve introduzione al gruppo si rende necessaria in quanto non si tratta di un nome altisonante, benchè merita comunque rispetto.
Dunque, gli Starbynary sono una formazione italiana autrice di un progressive metal con tinte power, sinfoniche, persino barocche. Tutti i musicisti sono di grande talento (nel progressive metal se non lo sei fai ben poca strada, tra l’altro) ma probabilmente il componente più conosciuto è il cantante Joe Caggianelli, che ha inaugurato la sua carriera coi Derdian, per poi separarsene dopo la prima trilogia di album. Sono sincero, per quanto abbia apprezzato il suo apporto al power epico/sinfonico dei Derdian (di chiara ispirazione Rhapsodiana), trovo che il suo timbro e tecnica vocale siano maggiormente azzeccati proprio nel progressive metal.
Sebbene abbia parlato, nel descrivere il genere musicale della band, di diramazioni power e sinfoniche, lasciate perdere qualsivoglia paragone con le band portanti e conosciute dato che quello che trovate negli Starbynary attinge forse maggiormente al barocco o alla musica da camera: ascoltate ad esempio gli Haggard se volete farvi un’idea di ciò che intendo.
Il nuovo album abbandona dunque il poema dantesco per rivolgersi invece a Shakespeare e per la precisione a Romeo e Giulietta: oscuro, riflessivo, dal guscio coriaceo ma dal nucleo caldo e avvolgente, questo nuovo lavoro rafforza il sound fuori dagli schemi della band, che al di là dei gusti personali merita certamente di essere ascoltato senza pregiudizi. Continui campi di tempo e di registro, rallentamenti contemplativi e poi repentine accelerazioni power, condite da occasionali neoclassicismi, rendono questo nuovo album un’esperienza uditiva se non unica, quantomeno rara. L’esecuzione è impeccabile e non vi sono momenti infelici, tuttavia sottolineo ancora che non si tratta di un lavoro adatto ad ogni orecchio: serve dedizione e pazienza per carpirne bene l’essenza.
Concludendo, non giudicherei “Romeo And Juliet: Pt. I” un capolavoro, ma quantomeno un album davvero interessante che conferma le basi collaudate con la trilogia dantesca e proietta gli Starbynary verso nuove sperimentazioni.
Voto: 7/10
Francesco “Grewon” Sarcinella
















