I Sinister ghost sono band esordiente uscita per Ad Noctem Records con “The dark abyss of omerty”. Le nove tracce, di cui una bonus track ed una “2016 track”, che compongono l’album sono un black-death vecchio stile, purtroppo pure nello stile di registrazione.
La band afferma di ispirarsi ai Dark funeral ed i Mayhem, oltre che Carach anger CoF e Fleshgod apocalypse. Il fatto che come molto spesso si dice: “Chi troppo vuole nulla stringe”. Quello che si nota nell’ascolto è che le idee ci sono, che l’attitudine c’è ma manca di concretezza.
Non basta mettere alcuni cori femminili, delle orchestrazioni e un intermezzo cantato da una donna per fare rimandi palesi a Behemoth, CoF e/o Fleshgod. Come non basta una registrazione grezza, e pure un pochino troppo, sporca per fare Mayhem e/o Dark funeral.
In più punti dell’ascolto la voce sovrasta qualsiasi strumento, manco fossimo di fronte ad un mixing in stile pop. Le chitarre restano sempre un pochino nascoste, pur avendo delle idee interessanti; il basso non pervenuto, o quasi, ma come accade nella maggior parte delle uscite di metal estremo “il basso c’è ma non si vede”. Batteria che ha una gestione strana dei livelli. Risulta particolarmente “mediosa”, nel senso che mancano le frequenze basse o per meglio dire sono tagliate troppo. Nel contempo le code dei piatti, per fortuna non sono particolarmente lunghe ma sono gestite poco e risultano talvolta irritanti.
Quando sono presenti le orchestrazioni lasciano, e va ammesso, un piccolo rimando sia ai Cradel of Filth che ai Dimmu Borgir di qualche anno fa, ma è solo un “miraggio”, non è una citazione vera e propria e questo fa onore alla band. Dimostra che c’è intento di essere personali e non legati a doppia mandata con i padri a cui fanno riferimento.
I nove brani, dicevo, si lasciano ascoltare ma vanno presi in considerazione come un lavoro germinale e “giovanile”, quindi alcune imprecisioni ed alcuni “sfondoni” presi si possono parzialmente scusare.
Resta il fatto che la band dovrebbe lavorare un pochino di più in fase di missaggi e post produzione, per permettere alle idee messe sullo spartito di diventare molto più maestose di quanto non appaiano. Purtroppo parte della (mancata) produzione inificia un lavoro che ha grosse potenzialità.
“As if the sea was a mirror”, “Candid and pure”, la tracklist “The dark abyss of omerty” e “Jukai(a place to say goodbye)” sono esempi calzanti di quanto espresso fino ad ora. Come sempre ascoltate l’album e decidete le vostre tracce preferite.
A conti fatti questo “The dark abyss of omerty” non è brutto, anzi ribadisco che ha delle potenzialità alte, ma avrebbe avuto bisogno di un lavoro più certosino in fase intermedia e finale per rendere molto di più. Quindi la sufficienza arriva e si spera che la band nel prossimo futuro riesca a gestire meglio le variabili che deciderà di mettere in campo, sia per i volumi che per le frequenze e la post produzione
Voto: 7.5/10
Alessandro Schümperlin