Okkultist band portoghese dedita ad un mix di death e black, che alcuni anni uscirono per Alma mater records con un EP, si presentano a noi con un album dal titolo “O.M.E.N.” che dovrebbe essere l’acronimo di “Omnis Malum Et Noceo” ovvero “tutto è male e nocivo”, sempre per la Alma Mater records (se sentendo questo nome vi è venuto uil dubbio che possa avere a che fare con i Moonspell, si vi confermo è l’etichetta del frontman dei lupi lusitani).
L’album rispecchia le aspettative della copertina e della casa discografica: bordate di violenza sonora inaudita a cui si avvicinano capacità compositive interessanti e scelte di registrazione e post produzione non scontate.
Oltre alla batteria possente e aggressivissima, troviamo una chitarra tagliente e precisa; una voce che è principalmente in scream, a cui si accostano dei cori in growl ed un basso che si sente, pur essendo metal estremo. Come dico spesso, il basso nel metal estremo si perde nelle distorsioni basse della chitarra e nelle frequenze alte della batteria; in questo caso il basso lo si percepisce, anche in questo caso nulla di cosi scontato o prevedibile.
I nove capitoli, anzi otto propri più una cover, che compongono questo album sono nove gironi infernali; la band dichiara che l’album è impregnato di sofferenza, perdita e sacrificio ed allo stesso tempo troviamo un viaggio legato all’obsolescente concetto di disperazione camminare nel nulla e di perdersi nella depressione ed in uno stato di rinascita quindi verso un nuovo stato di “guarigione spirituale”. Ovviamente definendo questo viaggi nei nove capitoli e neio nove assalti sonori.
La particolarità, dice la co fondatrice e scrittrice dei testi che ha deciso volontariamente id scrivere in prima persona i testi per meglio aiutare l’ascoltatore ad immedesimarsi ed entrare meglio nei concetti espressi.
debbo ammettere che la cosa effettivamente ha un suo senso ed un suo livello di risultato; infatti brani quali “Thy blood, thy flesh, thy sacrifice”, “9th Layer of the abyss”, “Meet me in hell” e “Crimson ecstasy” sono dei fulgidi esempi della loro intenzione. Curiosa, e quindi degna di nota, la cover dei C.o.B. “Six pounder” che si amalgama benissimo nell’album.
A conclusione direi che questo lavoro è un buonissimo risultato, certo non ci sono delle novità di ricerca sonora, se non le scelte di ottimizzare l’ascolto e di favorire l’ascoltatore nel percepire tutti gli strumenti(cosa non scontata ripeto), ma come spesso asserisco: “non sempre l’evoluzione serve a priori”, se si fa le cose con passione e con un ottimo approccio al pentagramma ed al mixer di registrazione il valore lo si sente in modo ottimo
Voto: 7.5/10
Alessandro Schümperlin