Qualcuno ha indicato questo “Atrox Locus” come disco dell’anno nel settore più complicato del metal attuale. Non mi spingerei fino a quel punto, scegliendo, fra le stesse produzioni Black Widow Records, ad esempio, Macchina Pneumatica che preferisco . Questo non significa che i Mater a Clivis Imperat non mi siano piaciuti, perché il disco mi ha intrigato molto, ma personalmente avrei limitato qualche passaggio abbastanza ridondante, come quelli dove ci sono i vocalizzi del soprano , belli ma che tendono ad assomigliarsi, dando più spazio a composizioni come “Witchcraft”, uno strumentale hard prog di grande classe, oppure “Idola Tribus”, che evidenzia una chitarra classicamente prog anni 70, così come “Vagaris” brano composto da archi e molto movimentato, una sorta di Rondò Veneziano in salsa horror prog.
Il resto, da “Coemeterium” alla title-track, oppure “Padova Occulta”, piuttosto che “Homo intime pauper” o “Oblivion” sono tutti pezzi dove prevale una voce narrante in latino, con archi o organi e vocalizzi lirici femminili. Tutto ben suonato e ben assortito, ma l’idea è quella di una lunga colonna sonora piuttosto che di un disco diviso in vari pezzi.
Una piattaforma musicale che riporta al classico straordinario dei Goblin “Suspiria” da cui i Mater a Clivis Imperat sembrano avere preso molto per realizzare questo disco certamente non banale ma che, come accennavo prima, potrebbe essere snellito di alcune parti lirico-sinfoniche per lasciare spazio a una specie di horror-prog che il gruppo dimostra di padroneggiare nel migliore dei modi.
Come recita la ricca biografia allegata al disco, Mater A Clivis Imperat nasce nel 2008 da Samael Von Martin (Evol, Death Dies) alle chitarre e Natalija Branko alle tastiere. Con l’aiuto di Tomas alla batteria (Evol, Mad Agony) i tre decidono di realizzare una sorta di colonna sonora alle poesie oscure di Marta Telatin, poetessa e cartomante, ma il progetto sfuma precocemente.
Qualche anno dopo Samael incontra Isabella, con la quale aveva condiviso il palco con i suoi “Deusdiva”, band padovana di spicco nel circuito punk – hard rock ed inizia una collaborazione nel progetto occulto “Negatron – Tenebre”.
Quando Samael riprende il progetto musicale con Natalija attraverso i “Racconti del Filò”, racconti di mistero e esoterismo dei Colli Euganei, le notti passate in monasteri abbandonati e ville intrise di magia, e le incursioni notturne, ascoltando Uriah Heep, Black Sabbath, Goblin, Jacula, Devil Doll, Morricone e Fabio Frizzi, lo stesso Samael termina la stesura dei pezzi con l’aiuto di Alessio Saglia, talentuoso tastierista milanese e di Elisa Di Marte, noto soprano padovano. I testi vengono tradotti ed adattati in lingua latina per dare all’opera un valore arcaico. Mater a Clivis Imperat, capitanata da Samael Von Martin e Isabella registra, nell’estate del 2020, voci e cori gregoriani per completare le musiche di Samael, che assumono ora una forma ancora più oscura ed esoterica, come di una macabra orchestra. Bella la copertina di Enzo Sciotti che purtroppo è deceduto.
Voto: 7,5/10
Massimiliano Paluzzi