I Kadaverficker, band teutonica dal nome “particolare”(letteralmente in tedesco si traduce con “scopatore di carcasse”), con questo album dal titolo “Superkiller (a musical journey between life and Death)” tutto mi sarei atteso ma non quello che ho ascoltato in queste 21 tracce.
La copertina, il nome della band e il nome dell’album propendevano pesantemente verso il grindcore o il brutal death vecchio stile e invece no. Pur essendo una logica ampiamente giustificabile la mia deduzione il risultato è di tutt’altra natura.
PERO’ non era del tutto sbagliato, perché dalla loro formazione nel 1993, la band tedesca ha collezionato una vasta discografia, tra cui decine di uscite split e cinque album completi. Mentre i loro dischi precedenti mostravano un grindcore molto ben eseguito ma piuttosto diretto e con una propensione verso il gore, il loro quinto album, ovvero questo che sto recensendo; fa in modo che la band si reinventi e che modifichi diametralmente il loro approccio sonoro.
Troviamo momenti di goth rock, passaggi quasi elettrodark(ma più per certi synth utilizzati) attingendo a frammenti death metal classici e black metal primordiali.
Se dovessi essere pignolo dovrei fare una recensione track by track, perché nei 21 brani ci sono così tante anime e così tante sfumature che si rischia di perdere qualche frammento e di non essere precisi. Però finirei con il dover fare non una recensione ma un romanzo e nessuno leggerebbe una panoplia di parole e di concetti, facendo così perdere appeal alla recensione e non facendo un buon lavoro alla band. Toccherà essere meno precisi ma più costruttivi complessivamente.
I fan del loro vecchio materiale potrebbero inizialmente storcere il naso per queste scelte e deviazioni musicali e potrebbero non apprezzare la scelta stilistica. Va detto però che all’interno dei 21 brani c’è spazio per metal estremo e “ritorni alle origini”; per cui non resteranno completamente scontenti.
Inoltre troverete alcune cover all’interno delle tracce, cercatele e indovinatele.
Piccola nota a “corollario” le scelte di mixer e di post produzione sono molto buone, anche se vi sono dei punti di miglioramento(specie per quello che riguarda la batteria che risulta un pochino troppo secca a mio avviso), che non sono state sicuramente semplici visto e considerato che passare dal grindcore al gothic rock non è proprio una passeggiata. Quindi abbiamo delle voci interessanti che attingono ad una certa dark wave anni ottanta a cui si mischia il gothic rock scandinavo e persion coi momenti growl e mezzo scream del metal estremo; chitarre ottime, sia per l’esecuzione che per le capacità compositive; un basso presente ma non invasivo e delle batterie che come segnato prima avrebbero avuto miglior risalto con un suono meno asciutto e più “rotondo”. Ma quest’ultimo è più un piacere personale che non un problema vero e proprio. Abbiamo poi cori anche femminili; in alcune specifiche canzoni(nda leggere alla voce cover) e synth interessanti.
In conclusione, con questo “Superkiller…” i Kadaverficker dimostrano di riuscire a oltrepassare i confini del loro genere d’origine e di proporre un lavoro sonoro di altissimo livello e di ottima qualità sia compositiva che esecutiva. Quest’album merita tantissimo l’ascolto specie per chi non li ha conosciuti in altra veste, per chi non li ha mai conosciuti direi che è un ottimo punto di partenza, ma sappiate che i pregressi lavori sono composti e suonati in altro modo.
Voto: 8/10
Alessandro Schümperlin