Intervistare Steve Sylvester è sempre un occasione speciale, anche se mi mette addosso quella sana apprensione tipica di quando dovevo preparare gli esami di analisi matematica all’università… Scherzi a parte, sento sempre l’importanza del momento ma, mentre prima poteva essere timore reverenziale verso il personaggio e verso la rockstar la cui figura è ammantata dal fascino più oscuro, l’avanzare dell’età (la mia purtroppo…) ha sfumato queste sensazioni verso qualcosa di più importante e profondo: il rispetto e l’ammirazione nei confronti dell’artista e, soprattutto, dell’uomo Stefano Silvestri, esempio unico di dedizione, coerenza, perseveranza, genialità e grande cultura. Insomma, per il sottoscritto, il Nostro fa parte di quel (molto…) ristretto insieme di persone per le quali l’ultima cosa che vorrei fare è una magra figura durante l’interlocuzione. Questa volta c’è tanto da parlare, grazie all’uscita del tomo di ben 540 pagine dal titolo La Storia dei Death SS 1987/2020, scritto da Steve Sylvester stesso, insieme a Gianni Della Cioppa e Stefano Ricetti. E mentre tormento il mio cervello, chiedendomi se le domande che gli ho posto possano essere sensate ed interessanti, immagino Steve (la cui distanza non mi permette di osservarne le sue espressioni…) a volte serio, a volte malinconico, a volte sorridente, a volte entusiasta, che mi risponde con estrema sincerità. Esame superato, alla fine!!! E col massimo dei voti, perché ne è venuta fuori una piacevole ed interessante chiacchierata, tra rivelazioni inedite e bellissime novità !!!
n.b. A valle di questa introduzione permettetemi di ringraziare Mr. Steve Sylvester per la disponibilità e per le parole espresse nei saluti finali. A voi la lettura…
Ciao Steve!!! Mi ricordo un’intervista con te, su Giornale Metal, in occasione dell’uscita di Rock’n’Roll Armageddon… Ci dicesti che sul nuovo libro ci stavi pensando e dovevi trovare il tempo… In realtà, mi è parso di capire ascoltando Radio Onda d’Urto il mese scorso, ti stavi già muovendo…
Ho iniziato a scrivere il libro circa un anno e mezzo fa, ma in effetti era un progetto che avevo in mente già da parecchio tempo, praticamente da subito dopo l’uscita del “Negromante del Rock”….
Ho trovato inusuale, anzi eccezionale, il modo in cui hai sviluppato l’incredibile tomo Death SS, La Storia 1987-2020. Ci racconti come è nata l’idea di un progetto così strutturato ?! Penso che l’apporto di Eugenio e Max di Tsunami sia stato fondamentale…
Le cose si sono evolute gradualmente da sole…In pratica dopo l’uscita di “Il Negromante del Rock” per la Crac Edizioni, in tanti hanno iniziato a chiedermi di continuare la storia, partendo da dove si era interrotta al termine di quel libro, tra questi anche il mio amico Stefano Ricetti… Ci ho pensato sopra a lungo, con calma, ma mi lasciavo sempre vincere dalla pigrizia.. Raccontare 33 anni di vita non è impresa da poco e il pensiero di cimentarmi in questa nuova ed impegnativa impresa un poco mi spaventava… La scintilla che fece partire il tutto scaturì dopo una chiacchierata con Gianni, che si rivelò entusiasta dell’idea e mi propose un incontro con i ragazzi della Tsunami, con i quali aveva già pubblicato dei libri. Ovviamente conoscevo già quella casa editrice, e, pur senza nulla togliere alla Crac, sapevo che era la migliore nel campo dell’editoria musicale. Fissammo quindi un appuntamento a Milano da loro per conoscerci meglio. Ci incontrammo una domenica mattina, io, Gianni, Stefano, Max ed Eugenio e ci fu subito un ottimo feeling tra di noi. Per me è indispensabile avere un buon rapporto umano con chi lavoro, perchè mi aiuta a superare le difficoltà e dare il meglio. Dopo quell’incontro diventammo un team perfettamente affiatato e partì il tutto.
Raccontaci dei tuoi compagni di scrittura… Cosa ti piace di Gianni Della Cioppa e cosa di Stefano Ricetti…
Gianni e Stefano sono entrambi due grandi professionisti, conosciuti da tutti in ambito musicale. Ognuno ha il proprio stile e le proprie peculiarità. Ci siamo semplicemente suddivisi i compiti per fare in modo che ognuno potesse dare il meglio, secondo il proprio stile, stimolandoci a vicenda e agendo con estrema naturalezza. Consegnavo i miei appunti via via a Gianni che poi li elaborava e riconsegnava a sua volta a Stefano e poi li ricontrollavamo tutti e tre assieme. In generale comunque ci tenevo che il nuovo libro rispecchiasse il più possibile lo stile narrativo del precedente.
E’ stato davvero gradito constatare che quasi tutti gli ex-componenti hanno risposto al vostro appello ed hanno raccontato la loro storia ed i loro aneddoti… E tutti conservano buoni ricordi!!! Chi ha curato i contatti con ognuno di loro? Tu, Gianni, Stefano ?
Quello è stato appannaggio esclusivo di Stefano!
Come constatavo in sede di recensione, raramente hai mandato via qualcuno, se non per serie e motivate ragioni… L’esatto contrario dell’essere un leader egocentrico e dispotico…
Non credo di essere mai stato dispotico o tiranno. Certo una band per andare avanti ha bisogno di una leadership e a volte vanno prese delle decisioni anche drastiche, ma tengo a ribadire che c’è sempre stato un clima di grande libertà all’interno dei DEATH SS.
Steve… che il mondo dello spettacolo fosse pieno di improvvisatori e ciarlatani è cosa risaputa. Nonostante tutto mi ha stupito in quanti abbiano intralciato la carriera dei Death SS… Con tutta l’esperienza che hai accumulato sicuramente oggi sei molto più prudente… Le tue considerazioni sul tema!
Guarda, ci sarebbe materiale per scrivere un libro solo su questo argomento. Alla fine posso dire che quando si parla di business ci si può fidare solo di se stessi .
Al contrario le cose si son messe a posto, dopo un periodo abbastanza travagliato, quando hai stretto sodalizio con Vittorio Lombardoni ed avete creato Lucifer Rising. Un legame saldo dopo tanti anni… Ci vuoi parlare del vostro rapporto professionale e di come interagite nello sviluppo delle varie iniziative che nascono attorno ai Death SS ?
Vittorio ormai, oltre ad essere il mio produttore esecutivo, è anche un amico personale. Ci confrontiamo sempre per ogni nuovo progetto riguardante i DEATH SS e decidiamo assieme quando e come realizzarlo.
Quando arrivasti a Firenze gestivi l’Angelo Azzurro, in Inghilterra hai cucinato per la felicità dei tuoi commensali, oggi sei imprenditore (…di successo) nel campo della ristorazione… Non c’entra con la musica ma fa parte di te… Sappiamo che se fai una cosa, la fai per scelta… Quindi com’è nata questa passione?
Bè, principalmente perchè è difficile poter vivere di sola musica e dovevo trovarmi qualcosa di alternativo da fare. Ho fatto diversi lavori in vita mia ma poi ho sempre avuto la passione per la gestione di un locale mio, qualcosa che in qualche modo mi assomigliasse.. Il Rock Pub ai tempi dell’Angelo Azzurro e il ristorante vegano oggi….
Recentemente a Taranto abbiamo avuto Gianni Maroccolo e Federico Fiumani, protagonisti della scena fiorentina, naturalmente in altro ambito, proprio negli anni in cui ti sei stabilito tu… Parlando (ma la cosa era alquanto nota…) hanno ricordato che in quei tempi a Firenze metallari e dark avevano orari diversi quando frequentavano Contempo… Ho subito pensato a te, sapendo che per la musica eri e sei onnivoro. E comunque non hai mai nascosto la tua passione anche per sonorità dark wave… Per farla breve tu, se andavi li a comprare i dischi, a che ora ti presentavi e, sopratutto, cosa portavi sottobraccio quando uscivi? Erano anni fervidi e fertili… In qualche modo seguivi quella scena?
Come dici tu, sono sempre stato onnivoro nelle scelte musicali per cui riuscivo sempre a trovare qualcosa di buono in tutte le varie scene offerte dalla musica Rock dell’epoca. Passavo con estrema disinvoltura dagli Iron Maiden ai Bauhaus, dai Cure ai Black Flag e così via, senza pensarci su troppo. Per questo l’Angelo Azzurro fu così importante. Fu il primo locale che funse da aggregatore di tutta le scena “alternativa” allora presente a Firenze e dintorni. Da me potevi incontrare contemporaneamente metallari, dark, skinhead, punk e rockabilly, tutti a convivere in perfetta armonia…
Hai sempre parlato, in entrambi i tuoi libri, con affetto ed ammirazione di Aldo Polverari. Mi piacerebbe ricordarlo anche qui. Tra l’altro i Death SS sono sempre stati all’avanguardia in termini di ricerca sonora… Sembra quasi che abbiate iniziato a percorrere un cammino insieme ma poi, purtroppo, hai dovuto proseguire da solo o con altri collaboratori…
Aldo era un genio, ma decisamente poco incline alla musica rock. La sua visione artistica era ad ampio spettro e verteva principalmente sulla sperimentazione elettronica, nei confronti della quale fu un autentico precursore. Nel libro racconto nel dettaglio la mia visione di come sono andati i fatti inerenti la sua tragedia. E’ un dolore che porterò per sempre dentro di me.
Steve, per motivi personali sono molto legato a The Seventh Seal… A parte questo, lo trovo un disco sottovalutato rispetto ai fantastici brani che lo compongono… Da quelli più anthemici, alla title track che per il sottoscritto è puro prog… A tal proposito o è sfuggito a me, o raramente hai parlato delle tue preferenze in tal senso… Eppure molte delle tue composizioni, specie negli ultimi tempi, sono ricche ed articolate… Mi sa che hai i tuoi gusti e le tue idee ben precise anche in ambito rock progressive… O sbaglio?
Certamente! Adoro anche il progressive-rock e nella mia discografia (rigorosamente in vinile!) non mancano album di King Crimson, Van der Graaf Generator, Gentle Giant, ma anche altri più oscuri e meno conosciuti, come High Tide, Monument, Dr. Z, Audience e 1000 altri….
Sempre in The Seventh Seal hai avuto l’onore di ospitare un vero mito: Clive Jones. Io l’ho conosciuto, purtroppo, solo virtualmente e si è dimostrato essere una persona eccezionale, cordiale e premuroso nel congedarsi col suo “take a care…”. Lo dico sempre che il giorno del mio compleanno mi mancano i suoi auguri… Tu hai sempre avuto ammirazione nei suoi confronti e quindi mi piacerebbe ci tracciassi un ricordo di lui !!!
Ho conosciuto Clive tramite i ragazzi della Black Widow records di Genova. Avevano appena prodotto un tributo alla sua band dove, come DEATH SS, avevamo partecipato con due brani tratti da “Sacrifice”: “In Ancient Days” e “Come to the sabbat”. Clive fu impressionato dalla nostra versione e volle conoscermi. Nacque così un’amicizia epistolare che crebbe nel tempo. Ci sentivamo molto spesso per mail e telefono. Clive era una persona veramente arguta e simpatica e avevano in mente 100 progetti da fare assieme. Fu molto contento anche della nostra cover di “Rabies is a Killer”, dei suoi Agony Bag, che noi includemmo in “Panic”. Ospitarlo nel disco che stavamo per produrre (7th Seal) fu quindi una logica e riuscita conseguenza. Ti confesso anche una cosa che non ho mai detto: avrei dovuto cantare io parte del disco “Sleeping with Demons” che sancì il ritorno sulle scene dei Black Widow nel 2011, ma poi per una serie di circostanze logistiche non ci riuscii e le song le cantò direttamente Clive, a parte una che venne affidata a Tony Martin… Clive era un grande musicista e umanamente una persona fantastica, piena di humor. E’ stata una grande perdita…!
Scusa se ne parlo ancora… In questo lavoro mi colpiscono molto le liriche (in particolare sento affine, per ciò che ti dicevo prima, Another Life)… E’ proprio vero che le migliori opere d’arte nascono da tormenti e travagli interiori! Le tue considerazioni…
Sicuramente c’è una parte autobiografica nelle liriche di “Another Life”, così come c’è sempre un pezzetto di me stesso e delle mie esperienze nei testi che scrivo, penso che sia inevitabile…Tutte le lyrics nascono da un momento creativo personale che può essere scatenato da molti fattori, come la lettura di un libro o di un fumetto, la visione di un film o da un momento particolare della tua vita che, nel bene come nel male, ti ha suscitato delle forti emozioni…
In effetti, come ho detto in sede di recensione, con “Death SS – La Storia…” hai completato l’operazione di catarsi iniziata ne “Il Negromante Del Rock” .
Lo scopo era appunto quello! Scrivere la propria biografia è sempre affondare il bisturi nel corpo sanguinolento del proprio passato, coi suoi scheletri opportunamente serbati nell’armadio …Ma è anche un atto liberatorio e catartico, di consapevolezza verso se stessi e il proprio vissuto, che ti aiuta a chiudere delle porte per poterne poi aprire delle altre.
Hai sempre detto, nelle interviste durante il corso degli anni, che ormai avevi fatto l’abitudine a tutto ciò che di sbagliato, scorretto e disonesto si diceva sui Death SS… Ed invece interiormente non ti era del tutto indifferente, anzi nel libro parli con estrema sincerità di chi o cosa ti ha ferito o comunque fatto pensare… Certe voci, in altri ambiti e per altri artisti, hanno fatto davvero male… Per questo mi ha appassionato molto, in più punti del libro, la descrizione del tuo cammino… Cammino che ha fortificato il tuo spirito… Ti va di parlarne?
Con il tempo diciamo che “ci ho fatto il callo” e oggi sono molto più sereno sotto certi punti di vista. Certe cose ho imparato a farmele “scivolare via”. Diciamo che è molto difficile riuscire a colpirmi veramente… Certo le teste di cazzo, i “rosiconi” e più generalmente gli ottusi ignoranti perennemente in malafede sono sempre esistiti ed esisteranno sempre, ma karmicamente ti assicuro che stanno molto peggio loro di me!
Nei frangenti finali del tuo racconto ricevi un consiglio (non sveliamo quale e da chi…) che ti permette di continuare il tuo percorso con forza e fiducia in te stesso. Con le dovute differenze, per carità, leggendo ho pensato che l’effetto è simile al finale dell’opera più celebre di Roger Waters… Parlo del crollo del muro in The Wall… Per motivi diversi ed in modi diversi, si arriva alla stessa soluzione…
Non ci avevo pensato! Hai ragione!
Il modo in cui ti è arrivato il consiglio di cui abbiamo parlato nella domanda precedente mi fa pensare ad un episodio: un mio carissimo amico nonché vostro fan di vecchia data e collezionista incallito, parlando del suo amore viscerale per la tua band mi disse: “Salvatore a volte ho la percezione di essere spesso telepaticamente connesso con il Maestro in molti momenti e di pensarlo e sognarlo pure inconsciamente…” Conoscendo la serietà di questa per me cara persona la cosa mi ha colpito. Vorrei sentire il tuo punto di vista in merito a questo “strano” fenomeno…
Mi fa sicuramente molto piacere sapere di essere riuscito a creare questo tipo di connessione con alcune persone… Il fine ultimo dell’artista dovrebbe appunto essere quello di sviluppare l’empatia con coloro che si approcciano al suo lavoro. La parola deriva dal greco “en-pathos“ che letteralmente vuol dire “sentire dentro“. L’artista che suscita empatia riesce quindi a connettersi in modo profondo con gli stati d’animo e le emozioni dei suoi ascoltatori, che percepiscono il suo messaggio, interiorizzandolo e facendolo proprio…..
Giunto alla fine della lettura del tuo secondo libro, ho fatto due riflessioni per le quali ti chiedo un tuo commento: la prima è che per arrivare ad essere l’uomo che sei oggi, con le tue passioni, con i tuoi principi, con le tue battaglie (penso a ciò che fai, in incognito, a difesa degli animali) dovevi necessariamente passare da ciò che hai descritto nel precedente “Il Negromante…”. Toccare con mano e provare alcune negatività per poterle trasformare, catarticamente appunto, in tutto ciò che di positivo fai in questo tempo della tua vita…
Vero. citando un Aforisma di Friedrich Nietzsche, quando guardi a lungo in un abisso, anche l’abisso poi ti guarda dentro. La mia vita è stata una lenta e lunga evoluzione della quale non rinnego nulla. L’importante è ammettere e capire i propri errori e cercare di migliorarsi sempre. E’ un ciclo che non avrà mai fine, ma è in sé il senso stesso della vita…
La seconda è che hai rivelato tanto di te in questi libri… E qualcuno potrebbe erroneamente pensare che ormai tutto è svelato. Bene, io penso esattamente il contrario… La tua figura, che è quella di un artista dalla personalità complessa e dotata di mille sfaccettature, ne esce ancor più affascinante e misteriosa, perchè chissa cosa nasconde ancora…
Ti ringrazio… In effetti è difficile poter dire di conoscere veramente una persona, tantomeno se tale conoscenza è basata solamente su racconti o letture. L’animo umano è imperscrutabile e in continua mutazione e io nei miei libri mi sono limitato a raccontare semplicemente e con sincerità tutto ciò che era funzionale all’andamento narrativo della storia.
Sei sempre stato schietto, nel tempo, durante le interviste… La tua coerenza, i tuoi principi, ciò che traspare della tua filosofia comportamentale nei confronti della vita, della natura, sono evidenti. Come è evidente l’affetto che riversa su di te la popolazione rock che ti ammira e segue… Hai mai pensato che, inconsapevolmente e senza volerlo, sei un vero e proprio punto di riferimento, come un “fratello maggiore” ?!
Può essere, penso sia una cosa molto bella e, come hai detto tu, avvenuta in modo inconsapevole…Quando le persone ti apprezzano per come sei, quando sanno di potersi fidare di te e di poter contare sulle tue capacità, allora puoi essere considerato un punto di riferimento, ma devi prima dimostrare di essere diverso dagli altri e vedere i problemi e le difficoltà in modo diverso da come la massa le interpreta. Bisogna porre le domande giuste e cercare di far riflettere le persone di fronte a te senza alcuna imposizione. Se ci riesci, raggiungi un bel traguardo, una “fratellanza” appunto, e capisci che il tuo lavoro è servito a qualcosa…
The Whole Rite!!! Ma che splendido DVD !!! Abbiamo dovuto aspettare tanto per la sua uscita ma ne è valsa la pena… A qualche mese dal suo rilascio possiamo dire come andata? Sei soddisfatto di come è venuto fuori e dei riscontri ricevuti?
Sono molto soddisfatto della resa di “The Whole Rite”! Immortala per la prima volta un nostro show nella sua interezza, così come è stato svolto dall’inizio alla fine! Roby Manini è stato al solito grande in fase di montaggio e produzione! Per quanto riguarda invece la sua resa “commerciale” penso sia ancora presto per fare bilanci e probabilmente non sono neppure la persona più indicata per parlarne….
Non posso esimermi dal chiederti qualcosa su una band (o side project che sia) che si preannuncia esplosivo!!! I Bunch Of Bastards con Glenn Strange ed i cugini Cappanera della Strana Officina…
Bè sono amico e grande estimatore di Dario e Rolando da una vita! Era quindi naturale che facessimo nuovamente qualcosa assieme dopo il pezzo inciso sul mio primo disco solista (“Divine Manipulation”). Il progetto è nato in maniera scherzosa e spontanea durante il lockdown e lo stiamo portando avanti con estrema tranquillità, limitatamente ai reciproci impegni… Staremo a vedere!
E sul fronte Death SS cosa ci dobbiamo aspettare ora?
I DEATH SS sono vivi e vegeti e pronti per un nuovo, importante traguardo: il DECIMO disco!
Sono davvero entusiasta di Death SS – La Storia 1987/2020 e te lo manifesto ancora una volta… Ti ringrazio per la tua grande disponibilità e lascio a te la chiusura di questa bella ed interessante chiacchierata…
Grazie a te Salvatore! Leggo sempre con piacere le tue recensioni perchè dimostri di avere una sensibilità ed una competenza che non sono affatto scontate nel tuo lavoro!
Alla proSSima! Steve
Salvatore Mazzarella