“Non è necessario essere una stanza o una casa per essere stregata. Il cervello ha corridoi che vanno oltre gli spazi materiali”. Emily Dickinson
E dagli spazi materiali della mente gli Hypocrisy hanno creato un mondo sonoro unico e tra i più strabilianti dell’intero panorama del metal moderno. La band capitanata da Peter Tägtgren giunge in questo fine 2021 con un nuovissimo e meraviglioso album. Ben 8 anni ci separano dall’ultimo della band svedese (End of Disclosure, 2013) e in questi anni la band non ha fatto altro che mantenere fermo e costante il suo sound distintivo.
Il terzetto formato da Peter Tägtgren con il suo fedelissimo Mikael Hedlund al basso e Reidar Horghagen (per gli amici Horgh) ci porta con questo Worship nuovamente nei territori a loro cari sia come tematiche che come proposta musicale.
Ma gli Hypocrisy cosa sono in realtà? La band svedese è un’idea, una forma concettualizzata e messa su pentagramma attraverso la sensibilità e il genio compositivo di Tägtgren. Tematiche che riguardano una scelta…la scelta di poter pensare anche per un solo momento che non siamo soli nell’universo…che oltre i confini della nostra galassia, lontano milioni e milioni di anni luce esiste qualcosa o qualcuno…
Oggi 3 dicembre 2021 è il 50° anniversario di un album che apparentemente non c’entra nulla con gli Hypocrisy, è l’Island dei King Crimson…già nel ‘71 pochissimi anni dopo lo sbarco sulla luna gli artisti di allora, che recepivano molto bene la contemporaneità di quegli anni cercavano risposte a domande che l’uomo si è sempre fatto, con il susseguirsi degli eventi storici. E’ possibile immaginare che qualcuno o qualcosa possa essere stato sulla Terra milioni di anni fa? D’altra parte ad un certo punto della Storia Antica un popolo come i Sumeri inventò: la ruota, la matematica, l’astronomia, la birra, il senso giuridico e sopratutto La scrittura.
Le diverse culture ai quatto capi del globo erigono strutture piramidali seguendo precisi schemi astronomici, la piramide più grande del mondo antico quella di Cheope non presenta strutturalmente un utilizzo primario a mausoleo, ma secondo alcuni studiosi più a uso aeroportuale con all’interno un generatore mastodontico di energia luminosa (la famosa arca dell’alleanza che secondo le descrizioni delle antiche scritture uno scienziato come Tesla ipotizzò ad uso ingegneristico e non sepolcrale). Solo supposizioni di amanti di teorie fantascientifiche o cripto-archeologia? Può essere…ma chissà perché la posizione delle Tre Piramidi rispetto al Fiume Nilo in raffronto al movimento celeste non corrisponde in rappresentazione al 2500-3000 a.C…bensì alla situazione topografica-astronomica databile tra i 10.000 e gli 11.000 anni a.C., chissà chi le ha costruite quelle architetture…non lo sapremo mai.
Quello che però sappiamo bene è la presenza ora in questo finire di 2021 di un album bellissimo come Worship. La band non ha cambiato di una virgola la sua formula, sia nella grammatica musicale che nel sound. E’ questo aspetto, per un amante della costante progressione musicale come me, potrebbe essere una fattore negativo, invece per gli Hypocrisy è una componente stupefacente…il gruppo pubblica 11 brani incredibili, che non si discostano di un millimetro dal loro marchio di fabbrica, eppure tutto ciò va a formare uno degli album più belli di quest’anno.
Questo perché la forma artistica non deve essere confusa con lo stile di riproduzione e di conseguenza di come arriva ai fruitori dell’opera stessa. Un artista può cambiare la metodologia degli elementi messi in gioco: i colori e le sfumature per un pittore o le inquadrature per un regista…ma la sostanza primaria dell’opera sarà sempre unica e indissolubile dalla statura artistica del, in questo caso, musicista.
Peter Tägtgren è un genio musicale che ha un sempre avuto un suo modo di esprimersi e colloquiare con i propri ascoltatori…da Final Chapter ha plasmato la prima forma di puro death metal a un qualcosa di più grande. Quel qualcosa in più gli ha dato la possibilità di scrivere delle Canzoni e non solo dei Pezzi. C’è una differenza sostanziale tra le due forme…il flusso è unico e dinamico, non si percepiscono i “crop” da un riff all’altro, i passaggi tra le varie sotto-strutture dei brani sono talmente cesellati in arrangiamento che portano l’ascoltatore a sentire un unico “discorso” musicale.
Entrando nel dettaglio dell’album abbiamo alcuni tra i brani più belli scritti da Peter, dal bellissimo singolo Chemical Whore, alla magniloquenza di We’re The Walking Dead, alla progressiva Children Of The Gray (con quel suono di Chorus/Delay anni ‘90 che ormai è diventato un marchio di fabbrica assoluto per la band), ed in fine arriviamo alla perla dell’album…lasciata in penultima posizione…come un saluto prima della traccia conclusiva, come “l’ora blu” prima del buio della sera.
La canzone di cui sto parlando è Bug In The Net, un brano in cui gli Hypocrisy raggiungono vette espressive e di “continuum” sonoro altissime. Il brano a livello lirico è il racconto di un incontro ravvicinato avvenuto nel 1961 e la musica diventa un’autentica colonna sonora del racconto cantato in stile recitativo da Peter.
Non mancano gli elementi più death metal di pura matrice svedese lungo l’album, titoli come Dead World, Another Day e They Will Arrive sono quanto era giusto aspettarsi da un nuovo album di questa importantissima band.
In conclusione possiamo dire che Worship è uno degli album più riusciti della band di Pärlby (sede della fabbrica sonora della band: gli Abyss Studio) e si candida ad essere uno dei top album più rilevanti di quest’anno.
Gli Hypocrisy sono una delle poche band al mondo che “Esiste” ed è unica nel suo genere, questo perché le band migliori non sono necessariamente quelle con i migliori musicisti singoli, bensì quelle che sviluppano un loro Stile. E lo stile degli Hypocrisy è unico e distintivo fin dalla prima nota di ogni brano dei loro dischi.
“Tutti i segreti sono profondi, tutti i segreti diventano oscuri, è questa la natura dei segreti”. Cory Doctorow
Voto: 9/10
John Sanchez