Ciao ragazzi, vi ringrazio per la disponibilitàˆ. Allora è uscito il vostro nuovo lavoro “Di gatti di rane di folletti e di altre storie”, dopo otto anni dall’ultimo lavoro “La pelle nella luna”…
F. Ciao a te e grazie per l’attenzione. Infatti, una bella soddisfazione, nonostante l’ignavia di buona parte della discografia italiana, causa di questi tempi lunghi di pubblicazione, troviamo sempre una vera etichetta o indipendente dai condizionamenti o che riesce con passione e lungimiranza a dare la giusta visibilità ai nostri lavori.
Potete raccontarci del concept che c’è dietro a questo disco? A cosa vi siete ispirati in particolare per la stesura dei pezzi e dei testi?
F. Letture, immagini, semplici suggestioni della fantasia, tutto ciò che c’è di magico ed affascinante in quell’immenso pozzo senza fondo che è la cultura della fiaba e della favola. Ogni album dei FIABA si nutre di questo forte immaginario archetipico. Considera il progetto stesso di FIABA è come un enorme concept dedicato a questo immaginario.
Avete sempre utilizzato l’italiano, una lingua bellissima che a parer mio meriterebbe un maggiore spazio negli ambienti Rock e Metal nostrani. Al di là della vostra scelta stilistica, pensate che l’Italiano meriterebbe una maggiore visibilità anche in generi popolari e non colti come il Rock?
F. L’italiano ha molto da dare su diversi fronti, considera comunque che non è per niente facile scrivere testi nella nostra lingua madre, ci vuole tanta esperienza, soprattutto quando si tratta di certi generi musicali. L’inglese è molto più semplice da utilizzare anche per chi non ha una grande padronanza della lingua, certo è che non conoscendo a fondo un linguaggio è difficile comunicare qualcosa di profondo, ma considerata la scarsa importanza che nella maggior parte dei casi si da al testo, il problema non si pone.
Quanto ha influito la vostra provenienza sulla vostra musica e sui testi dei brani? Siete conosciuti come una band he sempre abbracciato tematiche legate al folklore e alle fiabe…
F. Noi attingiamo a delle sonorità che evocano altri mondi, alcune di queste sicuramente appartengono alla magia della nostra isola, ma non solo. Nei testi spesso sono presenti degli idiotismi, parole o costruzioni di natura dialettale che sanno di arcaico, di folclorico ( non folcloristico ) e non necessariamente appartenenti alla nostra isola. Non è importante per noi che ci sia un campanilismo forzato per cercare un qualche identità regionale, questo tipo di operazione non ha mai interessato i FIABA. Per esempio, ne “Il gatto con gli stivali” troviamo “è solo un gatto, in fondo, al terzo GLI toccò” , tipica costruzione dialettale siciliana, mentre su “Angelica e il folletto del salice”, troviamo ” fugge anch’ESSA ). Un “essa” è un luogo di ella che sa più di partenopeo, forse, ma non ha importanza, potrebbe anche essere semplicemente un’invenzione letteraria volta ad evocare un certo tipo di sensazione.
La vostra musica ricorda moltissimo molte produzione della scena Prog italiana degli anni ’70. Vi sentite vicini a quel tipo di musica oppure è solo una casualità?
F. Ci sentiamo vicini come spirito ma non come sound, abbiamo sempre pensato che meglio fare bene il proprio che cercare di fare male scimmiottando qualcosa che ha già fatto egregiamente qualcun altro.
E’ ovvio che, quando fai un certo tipo di percorso, non puoi che riapprodare sugli stessi territori che chi è nato prima di te ha già mappato, ma il gusto sta solo in parte negli ingredienti, l’alchimia tra questi è molto importante. Chiudi gli occhi e ascolta i Fiaba, ti accorgerai che anche se le note sono quelle, le emozioni che ti suscitano sono diverse, magari sono gli stessi luoghi ma forse osservi cose che non hai notato prima.
Domanda obbligatoria : come state vivendo tutto questo periodo legato alla pandemia e allo stop forzato di tutte le attività culturali e musicali?
F. Cerchiamo di concentrarci sull’aspetto compositivo.
Programmi futuri post pandemia per i Fiaba?
F. Un tour?
Siete in attività ormai da trent’anni, ci potete raccontare – se ci sono – degli aneddoti o ricordi legati alla vostra esperienza sul palco e sotto ?
F. Bisognerebbe fare un’enciclopedia, sono successe tante di quelle cose. Due stupidaggini così al volo: Al Prog fest con P.F.M., Le Orme e Agorà, inizio concerto, tutto buio, saliamo sul palco per iniziare, mi siedo, nella penombra non riconosco i miei piatti, penso che per sbaglio ne abbiano montati degli altri dopo il soundcheck, per fortuna i chitarristi hanno temporeggiato con l’accordatura fine delle chitarre e mi accorgo che ero seduto sulla batteria di Michi De Rossi, sorrido come se fosse una gag e vado finalmente a sedermi su quella approntata per noi. Sotto al palco c’è un tizio fa i complimenti a Brancato per l’esibizione e i testi, Giuseppe, che pensa sempre che non mi sia dato abbastanza merito per le liriche, indica me come autore e dice al tipo di farmi i complimenti, il tizio si avvicina e mi dice: Oh però è bravo il cantante ad interpretare canzoni che non ha scritto lui !
Cosa ne pensate della scena Metal/Rock Italiana? Quando avete iniziato era molto diversa…
F. Posso rispondere per me, non seguo molto adesso la scena italiana ma sono convinto che come allora le cose migliori rimangano quelle poco conosciute.
La nostra chiacchierata finisce qua. Potete salutare i nostri lettori!
F. Un saluto a tutti da parete dei FIABA e grazie per aver letto questa intervista.
A cura di Sonia Giomarelli