Dopo diversi album i Derdian decidono di proseguire la saga tematica di “New era”, pubblicando la quarta parte dal titolo “Resurgence”, il primo con Ivan Giannini alla voce.
Non interessandomi particolarmente alle tematiche fantasy (mai letto la storyboard delle varie saghe targate Rhapsody of fire), preferisco concentrarmi esclusivamente sul contenuto musicale del disco che resta la vera essenza dell’opera.
In apertura di questo platter troviamo “The Grin of Revenge” che inizia con una bellissima melodia di chitarra dall’atmosfera pacata, salvo poi sfociare in una rabbiosa power song con un Giannini carico di espressività come non mai. Trovano spazio anche alcune parti cantate in italiano (cit: “Pregherete me dall’alba al tramonto!”) che si incastonano alla perfezione in questo brano carico di epicità, l’inizio non poteva essere dei migliori.
Si prosegue con “The Evil Messiah ” una piccola perla di power metal melodico scritta dallo stesso Giannini, una gemma preziosa in cui a farla da padrone è la sua splendida voce, la traccia più bella in assoluto del disco assieme ad “Astar will come back” che analizzeremo dopo, con Ivan davvero sugli scudi (e’ una novità?), il pre-refrain e la parte centrale acustica rimandano ai Vision Divine del nuovo corso targato Giannini.
“Face to Face” è una traccia epica in stile “The March of the Swordmaster” dei Rhapsody of fire , mid-tempo scandito da un refrain davvero originale, esaltato dai cori posti a contorno del ritornello che rappresentano uno dei punti di forza di questo brano.
I ritmi tornano a salire vertiginosamente con “Dorian” che risulta un pò più scontata rispetto ai tre brani precedenti, si tratta di un canonico power-metal impreziosito dall’ugola d’oro del singer torinese che riesce a far decollare una traccia di per se non particolarmente “entusiasmante” e originale ma basta sentire gli acuti di Ivan per iniziare ad applaudire e non smettere più, nel suo complesso il brano è più che buono.
Dopo una leggera “flessione” in termini di songwriting (se possiamo definirla “tale”), la qualità torna altissima con “Black Typhoon”, altra traccia che viaggia alla velocità della luce e impreziosita da un ritornello dalle sfumature a tratti malinconiche, dove troviamo ospite alle tastiere l’ottimo polistrumentista Pablo Nieto (le altre parti di tastiere nel disco sono suonate dallo stesso Giannini che di fatto prende il posto di Garau).
E’ il turno della title-track “Resurgenge”dove si spinge il piede sull’acceleratore e il “drumming” picchia all’inverosimile, brano che non spicca certo per originalità (stesso discorso fatto per “Dorian”) ma che nel suo complesso riesce a convincere, in virtu’ di un’ ottima parte strumentale (davvero strepitoso il “solo”, dove troviamo nuovamente ospite Pablo Nieto) e dall’uso sapiente dei cori davvero molto bene bilanciati nel suo contesto.
“All is lost” e’ la ballad che non ti aspetti, con un Giannini ispiratissimo di cui all’ inizio faccio fatica a riconoscerne la voce (ma è davvero lui ?), segno che questo “fenomenale” cantante è in grado di variare il suo ampio registro armonico, che dire… prestazione canora davvero emozionante, che riesce a trasmettere la passione che ha questo ragazzo per il canto, che mette tutto se stesso e che disco dopo disco migliora sempre più.
Dopo questo ottimo “lento” si riparte alla grande con le sfuriate di “Derdian”, un up-tempo carico di epicità, davvero ottime le trame chitarristiche poste in apertura del brano.
Ed ecco arrivare il momento della stupenda “Astar will come back”, traccia che riesce ad emozionare e chiudere il disco con i fuochi d’artificio, un sali e scendi emotivo, un exploit di classe cristallina dove a livello ritmico si accelera e si rallenta donando quel tocco di imprevedibilità al brano.
Il cantato di Ivan (autentico padrone della scena) è da standing ovation, brano composto dallo stesso Giannini co-autore insieme a Pistolese, che si posiziona tra i migliori del disco e che avrei visto alla grande in quel “When all the heroes are dead” dei Vision Divine.
Beh, quando hai un cantante di questo livello che riesce a valorizzare le composizioni riuscendo a dare quel valore aggiunto in più, tutto diventa più facile, perché diciamolo chiaramente che Ivan Giannini è riuscito a trasformare questa band facendola crescere in maniera esponenziale.
Singer a parte, anche a livello di produzione i Derdian sono migliorati tantissimo ( forse anche per merito di Simone Mularoni che ne ha curato il mix e il master).
L’edizione giapponese, oggetto della presente recensione, contiene l’esclusiva bonus track “She is the key” che rappresenta il connubio perfetto tra power ed epic-symphonic metal, pregevolissimo il lungo solo che si protrae per oltre 1 minuto e mezzo.
Questo disco è al momento uno dei più belli ascoltati nel corso del 2023 al pari dei nuovi Eldritch, Secret Sphere e Within Temptation (che recensirò prossimamente).
Uno degli album migliori di tutta la discografia dei Derdian (anche il più corto in termini di minutaggio), se non il migliore in assoluto.
Se non volete fare vostra l’edizione giapponese, per lo meno non lasciatevi scappare quella europea, non ve ne pentirete!!
Voto: 8/10
Stefano Gazzola