Il mix di thrash, black e heavy vecchio stile ha un nome ed è: Deströyer 666 .
Il nuovo album dal titolo: “Never surrender” arriva a dicembre 2022 e quindi a sei anni di distanza da “Wildfire”. Ma come già accaduto in passato ha avuto un, l’ennesimo, cambio di line-up.
Musicalmente questo lavoro è con il loro marchio di fabbrica, quindi niente mezze misure e bordate “as usual”. Quindi la combo che si avvicenda tra thrash, black e dinamiche heavy metal vecchio stile.
LA cosa interessante è la loro capacità di intrecciare i generi in modo fluido dando corpo ad un album che può essere piacevole per più fans “die hard”. Inoltre, cosa non da poco la possibilità di poter apprezzare il modo di suonare di ogni strumento, percependo persino il basso, e dando una dinamica “vintage” ma non vecchia della post produzione e del mixaggio.
Troviamo quindi una batteria secca, ma non prevedibile o mal gestita. Anzi la scelta di gestione della post produzione dei piatti e delle pelli permette comunque di entrare nel mood della band. Chitarre affilatissime e con registri piazzati sui medio alti, in stile anni ’80 sia per la composizione che esecuzione e post produzione; il basso percepibile, ma che come spesso accade sta nel “sottobosco” del composto a fare da collante tra batteria e il resto della strumentazione.
Per quello che riguarda la voce, passiamo da un roco allo scream con delle incursioni di cori evocativi vecchia maniera.
Le dinamiche compositive e quelle gestionali della band sono fuori dall’attuale mossa dell’album ogni anno-due massimo. Il che comporta una scelta di campo che sta al di fuori al mercato musicale attuale, con oneri e onori che la cosa comporta.
Nove tracce che portano all’attenzione del pubblico una nuova proposta interessante del combo multinazionale. Che si la band nasce in Australia, ma con i vari cambi oramai abbiamo membri europei, cileni e solo il mastermind è rimasto australiano.
In ogni caso: “Grave raiders”, “Andraste”, “Savage rights” “Guillotine” e “Mirror edge” sono i brani che mi hanno più colpiti degli altri. Come sempre vi consiglio di ascoltare l’album e di decidere le vostre tracce preferite.
Come sovente mi accade, devo dire che non sempre la novità e l’evoluzione sono segno di qualità. Questo lavoro è segnale che comunque ripercorrendo strade già battute si può ancora fare della buona musica; in ogni caso il miscelare generi è, a mio avviso, per forza l’evoluzione.
Voto: 7,5/10
Alessandro Schümperlin