Con Doomed, i DEFACEMENT propongono un’opera concettualmente ambiziosa e musicalmente estrema. Il disco si articola in otto tracce strumentali che fondono blackened death metal, elementi noise e suggestioni post-metal, rinunciando completamente alla voce come veicolo narrativo. Questo approccio radicale mira a evocare la dissoluzione dell’identità e la frammentazione interiore, ma finisce talvolta per sacrificare l’impatto emotivo in favore di un’estetica claustrofobica e criptica.
La tracklist si apre con Mournful, un’introduzione ambientale cupa che prepara il terreno a Portrait, brano più strutturato ma segnato da una certa monotonia. Unexplainable, il pezzo più lungo, si distingue per atmosfera e ambizione, pur rischiando di perdere la coesione. Gli interludi Forlorn e Clouding contribuiscono all’ambiente generale ma risultano poco incisivi. Tra gli episodi più riusciti si segnalano Worthless e Absent, intensi ed evocativi, mentre Unrecognised tenta aperture più melodiche senza però imprimere un segno profondo.
La copertina, raffigurante un volto umano sfocato e dissolto, è potente e coerente con il concept dell’album, incentrato su alienazione, sofferenza e annullamento dell’io. Tuttavia, l’impatto visivo supera in efficacia la resa musicale, creando una discrepanza tra intenzione e risultato.
La produzione, volutamente ruvida e satura, mira a trasmettere un senso di disagio costante, ma spesso finisce per appiattire la dinamica dei brani. Le influenze di band come Ulcerate, Blut aus Nord e Portal sono evidenti, ma l’identità della band appare ancora in fase di sviluppo, sospesa tra volontà sperimentale e mancanza di direzione precisa.
Tematicamente, Doomed segue una parabola esistenziale che va dalla malinconia iniziale alla completa disgregazione. I titoli stessi (Mournful, Forlorn, Worthless, Absent) suggeriscono un percorso discendente verso l’annullamento. Tuttavia, la scelta di escludere testi e voce riduce la forza comunicativa, rendendo l’ascolto più intellettuale che emozionale.
L’album è consigliato a chi predilige esperienze sonore estreme, astratte e introspettive, dove la musica funge da linguaggio simbolico più che da intrattenimento. Doomed è un’opera visivamente affascinante e concettualmente coerente, ma non sempre efficace nella trasmissione del proprio messaggio. L’omogeneità dei brani e la mancanza di momenti realmente sorprendenti ne limitano la portata.
Pur mostrando un potenziale notevole e una visione artistica chiara, i DEFACEMENT sembrano ancora alla ricerca di un equilibrio tra espressività e struttura. Doomed affascina, inquieta, ma raramente coinvolge fino in fondo. Il risultato è un disco che stimola la riflessione, ma non lascia un’impronta profonda.
Voto: 6/10
Daniele Blandino
















