Nuovo lavoro per i Cruachan, una tra le band pioniere del folk metal. Lo scorso anno hanno “soffiato” su trenta candeline di carriera.
Per quello che riguarda le dinamiche all’interno della band ci sono nuovi cambi e nuove dinamiche, compresa quella di mandar via un membro a fine registrazioni; cosa che purtroppo ha colpito parecchio questa band.
In ogni caso siamo di fronte ad un altro capitolo per i Cruachan; un lavoro che risulta ben composto, piacevole, divertente ma nulla di differente dal pregresso se non per alcune cosine interessanti. Tredici capitoli per quasi un’ora di musica
Rispetto agli ultimi lavori la band ritorna pesantemente al passato; questo fa in modo di avere dosi di metal, anche estremo, miscelate alle parti in acustico; il tutto però con una certa cura ed un certo appeal moderno, quindi la furia si, la rabbia si ma i brani non finiscono “in vacca”, cosa non da poco.
Interessante e notevole il fatto che l’album ha una doppia capacità ed una maturità non scontata. Composizioni interessanti, corpose, con intrecci di rabbia e di dolcezza molto curata ed evocativa. La band riesce a inserire più tempi e più generi senza risultare scontata, prevedibile e /o banale.
A livello di registrazioni nulla da dire: batterie ottime, basso appena percepibile; chitarre corpose sia nella parte distorta che in quella acustica; strumenti tradizionali e medioevali ottime scelta di registrazione. Per le voci debbo ammettere che sono ben registrate e ben post prodotte; compresa quella di Vreth dei Finntroll che compare nell’album come guest e non è l’unico sia chiaro. In quest’album ci sono parecchie partecipazioni più o meno famose sia per cori, voci aggiuntive, chitarre e strumenti tradizionali dai tin whistle alla bagpipe e persino il basso tuba.
“The queen”, “The ghost”, “The witch”, “The crow”, “The harvest” e “The reaper” sono i brani che mi hanno più colpito e mi sento di consigliarveli vivamente se volete trovare diretta correlazione tra quelle che sono state le mie parole fino ad ora e le note suonate dalla band.
Un buon disco, complessivamente, se poi siete fan del folk metal troverete certamente questo lavoro ottimo. Certamente il loro modo di fare musica è ovviamente croce e delizia di loro stessi, da un lato il loro folk metal di palese impronta irish, dall’altra questo modo di suonare per chi non è fan “die hard” del genere potrebbe stufare alla lunga.
Voto: 7.5/10
Alessandro Schümperlin