Nei miei vari viaggi di lavoro come spesso mi accade, ascolto tanta musica e per il viaggio che da poco mi ha portato nella splendida Roma, ho scelto, durante le ore di treno, di ascoltare il nuovo album solista di un autentico maestro del prog-rock mondiale: Bruce Soord.
Già mastermind e polistrumentista dei The Pineapple Thief, con questo nuovo album intitolato “Luminescence” arriva in questo tardo 2023 con uno degli album più intimi e intensi che questa annata musicale ci ha donato.
Il disco oltrepassa i limiti dei generi e degli stili per presentarci un artista davvero unico che con la sola chitarra acustica, la sua voce e pochi arrangiamenti di archi e strumenti elettronici dipinge panorami sonori strepitosi. Musica intimistica e profonda, la voce e la chitarra acustica propongono la parte più spirituale del nostro Bruce Soord. Una degli aspetti più interessanti di quando ci troviamo davanti a un disco di questo calibro è la percezione di quanto l’artista abbia un peso fondamentale nella musica. Spesso ci si perde accanto alle produzioni, ai funambolismi tecnici, alla cura – a volte – troppo maniacale dei dettagli. Ma quello che poi davvero arriva al cuore, all’animo dell’uomo è l’idea, la sensibilità e l’arte stessa del musicista che ci racconta qualcosa di sé. Lungo tutte le 12 tracce di questo Luminescence, possiamo percepire i momenti più malinconici e intimi di una persona immersa nel mondo caotico e moderno, in una grande metropoli…dove l’essere umano – non essendo una macchina – ha bisogno di quei momenti dove ci si rilassa, “respirando” quei momenti di pace e tranquillità nel mentre fuori dalla finestra corre tutto a una velocità doppia rispetto ai propri pensieri e alla propria necessità di “prendere fiato” a livello mentale.
Per certi versi un lavoro come Luminescence mi ha ricordato un po’ la ricerca artistica di Steven Wilson, ma con una leggerezza e una poesia che solo Soord poteva avere.
Ambienti sonori che sembrano come quei paesini in quelle piccole snowball, come se l’arte di Soord sia riuscita a incastonare in queste piccole miniature l’angoscia, la malinconia di un lavoro gigantesco come A Pleasant Shade of Gray (che ha da poco compiuto 26 anni…e a distanza di tanti anni mantiene ancora la sua grandissima profondità e spessore artistico).
Ad accompagnare Bruce in alcuni parti dove sono state integrate parti di archi e arrangiamenti vari c’è il grande Andrew Skeet, a lungo membro dei The Divine Comedy e compositore di colonne sonore per diverse serie televisive pluripremiate.
Alla fine questo Luminescence ci ricorda, dopo tante – e troppe – superproduzione che i veri artisti non hanno bisogno di produzioni iper-prodotte e inutili plug-in che enfatizzano solo il mal celato ego di questi pseudo produttori che devono far la pubblicità ai loro studi di registrazione.
Quello che rimane nel tempo…come gli album dei Fates, dei Porcupine Tree o dei The Pineapple Thief, sono i pezzi, le emozioni, la bravura di esprimere qualcosa che va oltre alle parole e ai pensieri…che va a scavare nell’animo delle persone e dell’essere umano, questa è la magia della Musica, da sempre e per sempre.
Nel frattempo il mio Italo è arrivato a Roma, una città splendida che come la grande Musica, non morirà mai.
Voto: 8,5/10
John Sanchez