Ammetto, con mia vergogna, di non aver preso molto sul serio i Grailknights anni fa, quando erano lontani dai riflettori e suonavano in modo diverso da ora. Da amante dei Kiss, vedere una band salire sul palco con dei costumi addosso di certo non poteva scandalizzarmi, semmai intrigarmi: tuttavia non mi sono sentito coinvolto più di tanto in quanto non vedevo una logica di associazione fra l’aspetto e il death metal melodico (con basi power/heavy, sulla falsariga dei Children Of Bodom). Il tempo ha tuttavia fatto maturare musicalmente il quintetto tedesco, che già dai precedenti due album sembra aver imboccato il giusto sentiero musicale.
Per chi non avesse mai visto o sentito nominare i Grailknights, urge una breve descrizione: sono cinque musicisti che in scena indossano costumi da supereroi (coloratissimi e corredati di immancabile mantello) e che durante i concerti inscenano una lotta contro il villain di turno, il terribile “Dr. Skull” (con chiari – graditissimi! – riferimenti sia al Dr. Doom che a Skeletor), impersonato da un sesto componente che finge appunto un combattimento contro la band, la quale rendendo partecipe anche il pubblico (coi loro cori) alla lotta, riesce alla fine a sottomettere il “malvagio dottore”.
Trovo che la pensata sia assolutamente geniale e detto da me vale anche doppio essendo che – chi mi conosce lo sa – non sono mai riuscito ad apprezzare le band volutamente demenziali (come i Gem Boy o i Nanowar of Steel), in quanto si finisce a soffermarsi troppo sullo “show” e poco sulla musica, perlopiù caricaturale se non addirittura cringe. Coi Grailknights, invece, la musica c’è e anche di ottima fattura: siamo nel filone heavy/power metal con venature epic: il risultato potrebbe richiamare un po’ gli HammerFall (soprattutto nelle ballate) o gli italiani Trick Or Treat, ma onestamente io penso vi sia un’altra band che accosterei maggiormente alla compagine tedesca: i conterranei Powerwolf. Associo le due band come assocerei il la notte e il giorno: dove i Powerwolf mostrano buio, oscurità e temi horror (senza ovviamente rinunciare all’ironia e alla goliardia), i Grailknights mostrano lotte intergalattiche, atmosfere luminose e briose, il tutto appunto condito dalla voglia di divertirsi e di non prendersi mai troppo sul serio, come mostrano appunto i loro video. Inoltre, a differenza dei Powerwolf che arricchiscono il loro sound con elementi sinfonici, i Grailknights aggiungono invece sintetizzatori e sonorità più moderne. Certamente alla voce di “Sir Optimus Prime” manca l’impostazione baritonale di Attila Dorn, ma fidatevi che sia in studio che in fase live centra perfettamente l’obiettivo primario: coinvolgere il pubblico e fargli davvero “vivere” il concerto, e non solo farglielo subire passivamente.
I recenti videoclip, primo fra tutti “Grail Gym”, rendono perfettamente l’idea di quello che i Grailknights intendono trasmettere: i cinque supereroi, aiutati da quattro splendide “suicide girls” (termine per indicare donne bellissime e al tempo stesso piene di tatuaggi e piercings), si allenano in palestra usando i pesi, i bilancieri e altri attrezzi per prepararsi alla lotta contro il Dr. Skull, il quale compare nel video e prova anch’egli a usare la kettlebell (ma con esigui risultati).
L’ultimo disco dei Grailknights, “Forever”, scorre via velocissimo nel lettore: undici pezzi di durata piuttosto breve, che non si perdono in fronzoli e convenevoli e vanno dritti al punto. Già la sopracitata Grail Gym ma anche Necronomicon, Grailforce One, Powerlift, Forever hanno di quelle melodie che si ficcano subito in testa e riescono a tormentarci (in senso positivo) dopo eoni. Ovviamente chi fa colazione con pane e progressive difficilmente troverà l’album molto interessante, ma non credo nemmeno siano il target di questa proposta musicale: l’album di per sè non sarebbe nemmeno considerabile un capolavoro, ma come già accennato, l’obiettivo è la resa live, possibilmente anche all’aperto, l’unione di musica e spettacolo, e alla luce di questo devo dire che i Grailknights hanno finalmente fatto centro: Forever è un macigno di aggressivo divertimento, che rende bene in cuffia ma che mostrerà il suo vero potenziale in sede live. Auguro dunque il meglio a questa band e non vedo l’ora di poter dare anche io il mio supporto, urlando a squarciagola dal pubblico, per la disfatta del temibile Dr. Skull.
Voto: 7,5/10
Francesco “Grewon” Sarcinella
















