I Valkeat, band finnica, Prende ispirazione dall’epica saga di “Kalevala” e di fatto suona musica folk con influenze epiche; questo implica orchestrazioni sinfoniche, passaggi atmosferici e un sacco di melodie ben realizzate. Tutto quello che ho appena definito lo troviamo senza mezzi termini all’interno del loro secondo lavoro dal titolo “Fireborn”, uscito per Reaper Entertainment.
Il lavoro è articolato in quattordici tracce e per quanto riguarda la lunghezza diamo oltre l’ora di musica. Questo lo inserisce come lavoro “lungo” e “poco commerciale”, il che non è un male a priori. Dopo tutto se la band è in grado, come è in grado, di mostrare le proprie capacità trasporre la mitologia finnica in canzoni fruibili non è cosa da poco.
Inoltre trovo che la band è stata in grado di rappresentare in modo chiaro i vari stati d’animo e di sentimento delle varie tracce in modo ottimale. Potremmo quindi dire che “Fireborn” è un album piuttosto complesso, stratificato e bilanciato, sia per le parti strumentali che per le parti delle liriche che sono sia in inglese che in finlandese. L’aspetto negativo, che ho riscontrato parzialmente, è che la seconda metà dell’album sembra troppo prolissa, nonostante vi siano alcune tracce di rilievo, ma che in alcuni momenti sembra quasi un allungare il brodo e forse un pochino troppo ambizioso.
“My crown”, “Tribe”, “Swan Song (Lemminkäinen)”, “Karjalan Kunnailla”, “Summer Nights”, “Iku” e “Land of Falling Leaves – Song up the Skies” sono le tracce che mi hanno colpito più di altre. Vi sarebbero altre due o tre brani, ma sono più interessanti non a livello emotivo ma di scelta post produttiva e di intreccio tra le parti; quindi più di altre volte vi consiglio di ascoltare l’album nella sua interezza, magari più di una volta, e definirne la vostra personale lista delle tracce migliori.
Per riassumere, “Fireborn” è un mix tra brani metal, tracce percussive ed alcune svisate quasi pop che nel contesto del concept ci possono stare e possono essere collettivamente una buona miscela. Ovviamente la cosa funziona se siete di mente aperta. Dall’altro lato se siete ossessionati dal “metal” come stilema compositivo e di arrangiamento troverete l’album non sempre ottimale dato che la parte metal è QUASI a cornice. Diciamo che i Valkeat sono un buon punto d’incontro tra il folk più tradizionale e il metal infettato dal folk. Se non siete esasperatamente interessati al concetto di metal e neppure del folk-ambient potrebbe piacervi il composto della band.
Voto: 7.5/10
Alessandro Schümperlin