Devo ammettere che per poter recensire questo lavoro ho dovuto lasciare da parte un sacco di emozionalità, visto e considerato che i Therion sono tra le mie band preferite e dopo i grandi lavori che hanno fatto, comprese delle opere monumentali come “Beloved antichrist” o “Lemuria – Sirius B” o come “Gothic kabbalah” e molti altri, questo album, come il precedente e tra poco il successore, sono sicuramente più semplici e come espresso dallo stesso Christopher Johnsson:”voleva realizzare un disco più semplice, con canzoni più dirette e immediate” ma di fatto “Leviathan” sta diventando una trilogia e la dinamica è rimasta, bene per la prima volta, ma dalla seconda in poi(ammetto il terzo capitolo non l’ho ancora sentito, ma se tanto mi da tanto…) potremmo avere un bel problema.
I pensieri malevoli si accavallano ed aumentano. Se per il primo capitolo, si poteva pensare (e molti lo hanno fatto) che erano delle tracce lasciate da parte e scartate da delle vecchie registrazioni, qui sembra quasi che gli scarti del primo capitolo sono entrati in questo album.
Dispiace tantissimo, ma sapendo cosa è in grado di fare il Deus ex machina Therion, stupisce che siano usciti con un album così e SPERO vivamente che il terzo capitolo non sia come questi due.
E’ un album brutto? NO. E’ un album tipico dei Therion? Non proprio. Ecco il problema ed il discrimine. Certo il marchio di fabbrica c’è, certamente sono canzoni dirette e semplici, sempre se semplici con cori ed orchestrazioni si possano definire “semplici” componimenti così, Ma Johnsson ci aveva abituato da anni a dei lavori molto particolari e ispirati.
Qualità alta, ma ci sono delle dinamiche che non fanno esplodere l’album. Linee di voce interessanti, alcune melodie accattivanti, ma molti brani passano in sordina ed è un peccato, specie per me che li seguo dai tempi che furono.
Le tracce che più di altre restano sono, ovviamente, i singoli quindi: “Marijin Min Nar”, “Litany of the fallen” e “Pazuzu”. Ci aggiungiamo per correttezza intellettuale “Luna coloured fields”, “Aeon of maat” e “Alchemy Of The Soul”.
Di alcune di queste tracce abbiamo la doppia versione, quindi volendo ci sono due “formule” differenti per poter decidere la versione preferita della traccia.
A conti fatti questo “Leviathan II” è un lavoro che fa il suo, non è un capolavoro, è un insieme di brani che per altre band avrebbero certamente portato ad un voto più alto, ma essendo i Therion veder scendere la qualità lascia l’amaro in bocca. Speriamo che “Leviathan 3” sia una spanna sopra a questo lavoro.
Concludendo.. non è un brutto lavoro, sicuramente i fans die hard avranno, come il sottoscritto, il cuore diviso tra l’ammirazione e le emozioni che i Therion hanno dato e questo lavoro che poteva esser fatto in modo differente.
Voto: 6.5/10
Alessandro Schümperlin