Immaginate per un attimo di trovarvi davanti André The Giant (o Hulk Hogan, non fa differenza) stizzito (per non dire incazzato nero) perché lo avete irritato. Che la situazione degeneri e vi molli tre schiaffoni in pieno volto. Ecco, questa è la sensazione che vi susciteranno i primi tre brani di “F.U.B.A.R.”, il tanto atteso e sesto album degli italianissimi Hell In The Club. Tre mazzate che vi faranno capire cosa vuol dire suonare hard rock con venature sleazy e un’attitudine al limite del punk, tre manrovesci che vi faranno capire che non è necessario venire dagli States o dalla Scandinavia per creare un album incredibile, privo di passaggi a vuoto dove ogni canzone si incastra alla perfezione in un mosaico di estrema bellezza. Inutile girarci intorno, “F.U.B.A.R.” è l’opera magna, il culmine massimo (per ora) della creatività della band.
Come detto “Sidonie” (con i suoi accenni Eclipse), “The Arrival” e la trascinante “Total Disaster” incanalano il disco verso vette altissime. Dave è in forma smagliante e offre una prestazione su disco da standing ovation, Picco dal canto suo tira fuori dal suo splendido background una serie di riff e assolo taglienti e intrisi di melodie. Andy e Mark poi non sbagliano un colpo sostenendo il tutto con ritmi infuocati e un impeto di ribellione generazionale. Ma le prime tre canzoni sono solo la punta dell’iceberg. “The Kid” è un gioiello di melodia e ruffianeria. Il riff ti si pianta immediatamente nel cervello così come il perfetto refrain. Pezzo ideale per creare scompiglio nei loro infuocati gig. Si prosegue con “Best Way Of Life” e il modus operandi rimane quello di non fare prigionieri. Veloce, rabbiosa, con il ritornello sparato a mille e un solo tra i più belli del disco. Strepitosa poi “Cimitero Vivente” con il testo ispirato a Pet Sematary di Stephen King. Proprio questa rappresenta uno degli highlights di “F.U.B.A.R.” insieme alla successiva “Sleepless” che a nostro parere è un vero e proprio capolavoro. Immaginate i migliori Saigon Kick (quelli dei primi due album) che incontrano gli Extreme conditi con il classico sound degli Hell In The Club. Pezzo bomba!
Ci si avvicina al termine del cd ma le emozioni son ben lungi da terminare. “The End Of All” più oscura e a tratti malinconica spezza leggermente il ritmo altissimo tenuto fino ad adesso. Ma con “Undertaker” e “Tainted Sky” il piede rischiaccia l’acceleratore e ci riporta indietro negli 80’s quando la musica era concepita per il puro divertimento. Chiude “Embrace The Sacrifice” con il riff iniziale che ci ha riportato in mente gli Avantasia (“Twisted Mind”).
Inutile girarci intorno, “F.U.B.A.R.” è un disco perfetto. Un disco di carisma, devozione e creatività. Un disco con la d maiuscola come non se ne ascoltavamo da tanti anni a questa parte. La capacità degli Hell In The Club di creare canzoni easy listening ma sempre con una dose importante di attributi si esprime ai massimi livelli. Certo i nostri quattro amici non hanno scoperto l’acqua calda, ma il loro grande pregio è quello di saper attingere dal meglio della musica che imperava negli anni d’oro del genere e di rielaborarla in maniera personale, aggiungendo quel tocco personale che ha sempre contraddistinto le loro composizioni. Comunque vada “F.U.B.A.R.” si candida come una delle migliori uscite del 2023. Grandi Hell In The Club, orgoglio nazionale e non solo.
Voto: 9/10
Fabrizio Tasso