Ci sono cose che può capire solo un metallaro italiano. Perché c’è nel metal nostrano, una sorta di fedeltà e senso di appartenenza, oltre che di sentimento, che solo chi ha a cuore le sorti della scena può comprendere. E queste sensazioni trasudano tutte nella musica dei bolognesi Tarchon Fist, band sulle scene ormai da metà degli anni duemila, che sforna album con la giusta costanza, migliorandosi ed evolvendosi, senza mai andare contro la propria coerenza. In tutto questo il buon metallaro tricolore, che guarda alla scena teutonica ed a quella nostalgica britannica soprattutto degli anni ottanta, troverà con questo The Flame Still Burns pane per i propri denti. Un disco bellissimo, tecnicamente perfetto, con chitarre graffianti e taglienti, una sezione ritmica martellante e poi la voce graffiante di Mirco Ramondo che aggredisce ed avvolge in un mix di urla simil Rob Halford vs Bruce Dickinson, aspetto non da trascurare. I brani sono un vortice di metal entusiasmante e farsi avvolgere dai riff di Lens of Life o dalla title-track è praticamente una naturale conseguenza. Pregevoli i riferimenti alla storia etrusca, che donano personalità al prodotto e si sposano in modo eccellente con la musica donando una idendità forte alla band. Per chi conosce tutti i dischi della band, The Flame Still Burns è il migliore in assoluto, ma merita sempre fiducia Apocalypse danneggiato dalla pandemia. Grande disco per una band di grande livello!
Voto: 8,5/10
Maurizio Mazzarella