I Memories of a lost souls tornano, dopo otto anni dalla precedente release, con un nuovo album ed una nuova etichetta. L’album si chiama “Redefining nothingness” ed è seppur nuovo un lavoro che trasuda “old style” da tutti i “pori”.
Le fonti d’ispirazione sono palesi, il death scandinavo della seconda metà degli anni novanta ed i primissimi anni dei 2000. Si sentono palesemente reminiscenze di Dark Tranquillity, di Edge of sanity e a tratti i Therion e Septicflesh.
Che sia chiaro il loro “salto nel passato” non è limitato al “suoniamo come una volta e non ci mettiamo nulla di nuovo”. E’ palese che il loro modus operandi è quello del death svedese con influenze orchestrali e sinfoniche e coerenti a se stessi ed al genere suonano in quel modo, con le stesse risoluzioni sonore di allora e portano il loro lavoro ad livello interessante.
Batterie interessanti, ma forse avrei puntato ad un’equalizzazione leggermente differente, per rendere più corposa tutta la batteria; che il rullante risulta leggermente distante dal resto delle pelli e forse avrei alzato leggermente il volume dei piatti.
Chitarre in primo piano ma non sovrastanti. Ottima l’esecuzione e le scelte compositive per queste ultime; basso non sempre percepibile al meglio, sarebbero bastati un paio di punti in più di volume, ma nei momenti in cui si percepisce il risultato è molto buono.
Trittico di voci, pulita maschile, distorta maschile e lirica femminile che si intrecciano spesso e volentieri e che danno ai componimenti corposità.
Dei nove brani proposti dalla band ho trovato: “The unspoken darcula”, “Eternal darkness”, “They’re coming from the stars”, “The alien artifact” e “In the eyes of nothingness” dei brani particolarmente incisivi e che mi hanno riportato indietro nel tempo. Consiglio a tutti di ascoltare questo lavoro, ma per chi ha qualche anno in più l’incitamento è più marcato.
I Memories of a lost soul nell’autunno scorso hanno proposto un album che fa ricordare ai più un certo periodo storico musicale; “Redifining nothingness” è un lavoro personale che riporta, nel bene e nel male, le lancette dell’orologio indietro di venti-venticinque anni.
Voto: 7/10
Alessandro Schümperlin