Mettere insieme metal e new wave è una operazione che in pochi hanno tentato, a parte qualche cover isolata. In questo disco James Rivera, con grande coraggio, prova questo, con risultati alterni, spesso proprio a causa della sua interpretazione vocale. Infatti, se in alcuni brani la tonalità tetra di Rivera è un valore aggiunto, in altri diventa quasi irritante e le diverse stonature che si sentono da un vocalist peraltro eccezionale nella sua dimensione Helstar ma anche nel notevole “Warball” dei Vicious Rumours non fanno certo gridare al miracolo.
Per fare questa operazione, il cantante ha creato il James Rivera’s Metal Wave e quindi c’è l’impressione che tutto quanto non si esaurisca con questo “New Wave Gone Metal”.
Si tratta in pratica di dieci canzoni che fanno parte del movimento new wave, dark wave, gothic rock e synth pop. Come detto, alcune ben riuscite, altre meno.
Fra le prime sicuramente “Black Celebration” dei Depeche Mode, esaltata dalla voce di Rivera e dal sound veramente azzeccato della band che lo accompagna : Larry Barragan e Maurice Eggenschwiler alle chitarre, Barrick Smith al basso e Rene Luna – Drums, mentre non è chiaro chi occupi delle tastiere che sono comunque molto protagoniste, ma l’unico tastierista citato è l’ospite Jan Kimmel: suona l’ Hammond e aiuta a cantare, in “Rain”.
Anche “Love My Way” è una cover azzeccata dei Psycheledic Furs, così come il timbro dark di Rivera non sfigura in “Love Song” dei Cure, mentre lo stesso non si può dire per “Shock the Monkey” di Peter Gabriel : a livello musicale l’interpretazione è molto metallica, ma la voce di Rivera banalizza il tutto, tirando le note in modo innaturale e, a mio personale giudizio, non certo adatto al brano.
Altra merce “ Black Planet” dei Sisters of Mercy, dove il vampiresco Rivera dà il meglio di se, creando una versione del brano molto suggestiva, nella sua globalità. Dividendo quindi in quello che mi è piaciuto e quello meno, sicuramente era evitabile “Everybody wants to rule the world” dei Tears for Fears, veramente inascoltabile, con lui che sembra avere picchiato nel fiasco, per essere buoni.
Per fortuna subito dopo Rivera piazza un gran colpo con “Bela Lugosi’s Dead” dei Bauhaus , che è uno dei picchi di questo progetto James Rivera’s Metal Wave, sia per l’aspetto musicale che per l’interpretazione lugubre, come richiede il brano, del cantante. Due i pezzi dei Cult ripresi : “The Killing Moon” e “Rain”, entrambe ben eseguite e suggestive, per una band forse sottovalutata . Una cover aderente all’originale di “Pet Semetery” dei Ramones chiude questo esperimento certamente ambizioso, di sicuro da perfezionare, ma ottimo nella impostazione e nella originalità della proposta.
Voto: 7/10
Massimiliano Paluzzi