Attendevo con molta curiosità questo disco. Davvero tanta curiosità. Per chi ha amato gli Slayer alla follia, soprattutto gli album che hanno fatto la storia di questa band straordinaria, un normale attaccamento ai protagonisti di quel gruppo è conseguenza naturale. Per questo il progetto di Kerry King è visto come la normale prosecuzione di una band che ha lasciato il segno in una moltitudine di fan. Passando al disco, From Hell I Rise è quello che un fan degli Slayer ha voglia di sentire da Kerry King. Brani diretti, crudeli, cattivi al punto giusto, con chitarre ruggenti, capaci di incidere ed essere taglienti al momento opportuno, con i classici ritmi coinvolgenti ed assoli ultra metallici che penetrano facendosi apprezzare anche per lo spessore tecnico. La band è azzeccata e francamente Kerry King non poteva fare scelta migliore a partire dalla voce di Mark Osegueda che sa prendersi la scena con personalità. Kyle Sanders al basso picchia duro, ma il lavoro mastodontico di Paul Bostaph dietro le pelli, è qualcosa di sbalorditivo, probabilmente la prestazione migliore di tutto il disco. From Hell I Rise è un ottimo disco, ben fatto, ben prodotto, ben composto. Nulla da dire. Cosa manca? Probabilmente è eccessivamente costruito a tavolino, manca d’ispirazione, manca di spontaneità, manca di quell’appeal che dovrebbe esserci per staccarsi da un passato che è troppo persistente, ma è anche vero che probabilmente è questa la volontà di Kerry King. Per farla breve, Crucifixation, Where I Reign, From Hell I Rise, sono grandi brani, destinati a diventare grandi classici, ma danno la sensazione di essere più un nuovo disco degli Slayer, che il primo disco di Kerry King. Quindi, chi vuole la tradizione si accomodi, chi cerca la novità invece si rivolga altrove.
Voto: 7,5/10
Maurizio Mazzarella