Dopo un silenzio discografico durato tredici anni, è tornato con un bellissimo album intitolato Where The River Ends. JC Cinel è uno dei pochissimi artisti italiani davvero, e sottolineo davvero, di caratura internazionale. Eccellente autore ed esecutore di hard rock e blues, in questo lavoro ha anche curato produzione, arrangiamenti e suonato gran parte delle chitarre. Potete immaginare quanto sia interessante chiacchierare con lui! E noi ne abbiamo approfittato…
Ciao JC !!! Ti dico subito che sono affascinato ed incuriosito dal tuo soggiorno a Nashville. Nonostante siano passati tanti anni, penso sia stata un’esperienza indelebile per te. Mi piacerebbe sentire i tuoi ricordi…
Ciao Salvatore!!! Innanzitutto, è un piacere essere di nuovo su Giornale Metal… L’esperienza a Nashville è stata incredibile e devastante, se si può usare questo termine… La Music City offre tutto ciò che si possa immaginare a livello di stimoli, opportunità e conoscenze nell’ambito musicale, che capitano senza nemmeno cercarle. Tutto gira attorno alla musica, al song-writing, alle record companies… Tutti in cerca del contratto discografico, della canzone da piazzare e le bands nei locali si esibiscono dalle 10 di mattina alle 2 di notte… La percezione più viva è che tutto sia possibile se si è dotati di determinazione e vera dedizione alla musica!!! Un sogno!!!
Subito dopo venne The Light Of New Sun, che ne era fortemente influenzato!!!
Si, appunto… Un album che risente fortemente di questa valanga emozionale, del sound americano figlio dei grandi spazi fatti di highways e sogni, della convinzione di poter fare la differenza, di contare, di osare, di esporsi in primo piano per realizzare appieno il tuo percorso finalmente nel posto giusto… Un album molto positivista !!!
Prima ancora, però, con i Wicked Minds eri sotto i cieli dell’hard rock anglosassone (il titolo From The Purple Skies degli stessi è emblematico)… Sette anni fa hai deciso di ritornarci da solista ed è cominciato questo lungo percorso fino ad oggi ed al tuo ultimo disco, Where The River Ends !!! Raccontaci come è nata questa tua esigenza artistica
Si è vero…c’era un vuoto da colmare nel mio percorso artistico solista che richiamava fortemente le mie influenze hard rock. Ho scritto tanti brani negli ultimi anni in questo stile e ho sentito l’esigenza di miscelare di nuovo il mio sound, che da sempre richiama stili ed influenza disparate, ma questa volta volevo che la matrice fosse l’hard rock spruzzato di prog e grandi melodie, per concludere il cerchio dei miei confini di ispirazione… E devo dire che sono molto soddisfatto!!!
Non solo Deep Purple, ma anche Uriah Heep, Whitesnake, Led Zeppelin, Bad Company… Insomma, il carnet delle influenze, seppur ben circoscritto, è ampio. Stupisce piacevolmente il modo estremamente personale con cui giochi e rielabori i suoni di queste band… Nello stesso brano sembra quasi che si diano il cambio, ma l’orecchio saggio e attento si rende conto che in realtà qui c’è JC Cinel al 100% !!!
Grazie, perché riesci sempre a cogliere nel centro con precisione e competenza. Il forgiare uno stile musicale che ci rappresenti è un lavoro lungo e tortuoso che dura una vita. Chi conosce le mie produzioni musicali sa quanto io sia sempre stato incline a miscelare stili ed influenze diverse che ovviamente appartengono al nostro percorso formativo prima come ascoltatori (fondamentale passaggio) e poi come artisti, per poi approdare alla nostra personalità musicale che risente ovviamente del nostro viaggio, ma che si differenzia nel forgiare un’unicità ed un’identità propria… Ciò che alla fine ci contraddistingue.
Sulle note di copertina di Where The River… hai precisato che la lavorazione dell’album è avvenuta appunto tra il 2017 ed il 2024. Segno che hai lavorato meticolosamente, procedendo con l’incisione dei singoli pezzi quando realmente erano pronti. Raccontaci un po’ com’è andata.
Esattamente… In questi anni sono molto spesso in giro in Europa per tournées. Ho anche abbracciato diversi progetti e collaborazioni ma tante vicissitudini, anche familiari, hanno rallentato il progetto… Certamente la mia meticolosità e l’esigenza di ottenere esattamente il sound ed il vestito adatto alle mie canzoni mi ha portato via tanto tempo.
E’ stupefacente il modo in cui, in fase di composizione, tu sia stato attento alla costruzione dei brani, si duri come la roccia ma rendendoli armoniosi all’ascolto come “canzoni” ed allo stesso tempo inserendo qui è li cambi di tempo, variazioni atmosferiche, assoli, come se fosse prog, ma privato del suo lato più stucchevole per chi questo genere non lo sopporta…
Certo! La costruzione dei brani o song-writing è la mia assoluta priorità!!! Amo impreziosire il tutto con arrangiamenti e soluzioni originali che richiamano le mie tante influenze, ma senza mai uscire dal formato canzone, che deve essere lineare e mai diventare troppo pomposo o barocco… Come dicevo prima, l’ascoltatore e l’artista devono coesistere senza intralciarsi. Amo pensare alla mia musica come un viaggio interiore che dosa emozioni e sussulti senza indulgere troppo nell’auto-referenzialità che, ahimè, ha caratterizzato spesso alcune produzioni soprattutto prog a metà anni 70, che risultavano spesso poco lineari e godibili, diventando meri esercizi tecnici e poliritmici.
Sei stato molto attento anche agli arrangiamenti!!! Mi son piaciute tantissimo le chitarre, che impazzano qui e li… Ma anche l’armonica, le tastiere di Paolo “Apollo” Negri, un basso pulsante dall’inizio alla fine. E’ un album solista ma l’impressione è quella di sentire una vera e propria band ben amalgamata. Che ne pensi?
Si, hai ragione!!! In questo album ho voluto enfatizzare il sound da ”band” per così dire… Anche se ho suonato gran parte del chitarre sul disco e curato personalmente la produzione e gli arrangiamenti, ho cercato di ampliare le sonorità coinvolgendo anche i membri della mia band, con le loro differenze timbriche e strumentali… Volevo un sound potente ed allo stesso tempo raffinato e che non rinunciasse ai tanti richiami esotici che da sempre mi affascinano. Molti brani del disco vengono suonati live da tempo e quindi risentono di una già rodata messa a punto.
Where The River Ends è un titolo affascinante ed evocativo !!! E bellissimo è l’artwork, col fiume che scorre nel canyon, ed il suo retro, con te che guardi “dove il fiume è andato a finire” !!! Come ti son venuti in mente l’uno e l’altro…
Il fiume che scorre rappresenta la nostra vita: aspettative, entusiasmo, progetti, sogni che ci trascinano e che ci coinvolgono durante il lungo divenire. Un moto che non ha bisogno di grandi spinte perché naturale, un viaggio che vede l’avvicendarsi di molteplici scenari che ci rappresentano per poi lasciarci ad un certo punto… L’arrivo al mare è il resoconto! Diventiamo gli osservatori distanti della nostra stessa vita e ci rendiamo conto che anche la nostra identità, che ci ha contraddistinto per così tanto tempo, è spesso impermanente e non definitiva… Là dove finisce il fiume…
Dando un’occhiata ai tuoi social si nota che suoni spesso in tutta Europa. Quanto è importante per te la dimensione live?
La dimensione live è la linfa vitale!!! E’ ciò che ci ricorda perché tutto è iniziato… Sono ormai 20 anni che giro in Europa tra festival , ”venues” e grandi locali e devo ammettere che la passione, dedizione e senso di appartenenza musicale che troviamo all’estero è che quello che mi fa dire: “Continuiamo ancora!!!” Mentalità e cultura musicale più profonda e viscerale rendono i nostri tour delle esperienza indimenticabili!
Sul disco ci sono un bel pò di musicisti, ma tra questi ci sono quelli che ti accompagnano nei suddetti live… Ce li vuoi presentare?
Si!!! Nei dischi amo chiamare più musicisti per approfondire e arricchire il mio ventaglio di approcci sonori senza che il sound generale ne risenta. Infatti tutti i partecipanti al disco sono musicisti che fanno parte o che hanno fatto parte della band… Davide Dabusti alle chitarre, che collabora con me da più di 20 anni, Andrea Toninelli alle chitarre, tuttora presente nella band, Daniele Tosca al basso, tuttora presente, Marcello Baio alla batteria, tuttora presente, Marco Lazzarini alla batteria in 7 brani (ha fatto parte della band per alcuni anni), Roberto Tassone alla batteria in un brano (ha fatto parte della band per alcuni anni ed è venuto in tournèè all’estero per ben 3 volte), Paolo Apollo Negri all’Hammond, Moog e Piano Rhodes ha fatto parte dei Wicked Minds insieme al sottoscritto per anni, 3 dischi e tante tourneès insieme.
Scusami, ma questa domanda te la devo fare!!! Per il sottoscritto sei uno dei migliori “rock singer” battenti bandiera italiana!!! Come mai non canti con qualche grossa band straniera? A parte gli scherzi, c’è mai stato qualche contatto in merito?
Ah, ah!!! Ti ringrazio del complimento!!! Sono sincero: i miei tempi per collaborazioni esterne come “lead vocalist” sono finiti. Troppe personalità da gestire e la non facilità da parte mia di accettare il solo ruolo di vocalist! Ah, ah!!! In realtà voglio portare avanti i miei progetti con calma, dedizione e concentrarmi appieno sulla mia dimensione di artista, che è quella che più mi soddisfa e mi permette di creare musica, assecondando le mie esigenze e velleità. Tante richieste ho avuto in passato, soprattutto in Italia e qualcuna anche all’estero…
Cosa c’è nel tuo futuro artistico?
Voglio promuovere questo disco per un lungo tempo! Credo molto in questa release, che considero forse la più completa, matura e coraggiosa delle mie produzioni, poi si vedrà! Il mondo contemporaneo musicale è molto cambiato, in continua evoluzione, non sempre nella direzione che più prediligo e risulta sempre più impegnativo sostenere e dare assidua continuità a progetti che non seguono pedissequamente il “mainstream” e le sue folli involuzioni di mercato… Ma la strada del Rock and Roll è sempre piena di imprevisti e sorprese… Per fortuna!!!
Alle tue parole la chiusura di questa intervista!!!
Grazie di nuovo a Giornale Metal per l’attenzione e a te Salvatore per la tua professionalità e capillarità nell’ascoltare e approfondire i contenuti delle tue interviste e recensioni… Cosa rara!!! Invito tutti i lettori a non abbandonare il vecchio modo di usufruire di musica. Curiosità, passione e cercare di acquistare ancora i dischi fisici per godere appieno del viaggio musicale che ivi comporta… Non svendiamo la musica come forma d’arte ad un mero catalogo virtuale senz’anima, né ricerca e approfondimento… Andare ai concerti deve essere ancora un “must” aggregativo e di appartenenza, per evitare che tutto non si trasformi in qualcosa di non indispensabile, da rimpiazzare con qualche altro baraccone da intrattenimento senza alcun spessore e identificazione!!!