“Credo che le cose veramente naturali siano i sogni, che la natura non può corrompere”. Bob Dylan
In un mondo dove le velocità dei processi cognitivi stanno raggiungendo limiti vertiginosi, la società corre sempre e solamente verso una direzione…quella del chaos assoluto. I giovani presi dai cellulari che hanno creato dei mondi alternativi non hanno più quella grinta e la forza per scendere nelle piazze e rivendicare la loro Libertà. I colossi dell’informatica gestiscono e creano enormi flussi di dati con tutto di noi…a volte penso che sarebbe necessaria una pausa…un time out. La pandemia con il primo grande lockdown ha fatto in parte questo, ma il tutto è poi ripartito a pieno regime appena, giustamente, il mondo si è sentito “meno in pericolo”.
Perché ho fatto questa mia breve dissertazione su una possibile analisi dello stato attuale delle cose?
Perché alcuni giorni fa stavo per spegnere le luci della redazione di GiornaleMetal, ormai ero rimasto quasi solo in ufficio, il mio collega che segue l’Heavy Metal stava ancora festeggiando come Michael Schumacher con il magnum di champagne per l’uscita del nuovo Iron Maiden, il mio collega del Power era davanti al suo pc nella penombra alla ricerca on line di un album degli Stratovarius, uscito nel ’98 distribuito solo in 4 pub e trasmesso in filodiffusione in due saune di Helsinki. In ogni caso stavo per chiudere tutto, collega del power compreso, quando mi ricordo che senza il biglietto del treno per il rientro a Parma, difficilmente sarei potuto andare lontano – Controllore permettendo. In ogni caso…torno verso la scrivania, inciampo ovviamente in un cestino o forse una copia deluxe del nuovo Maiden, allungo la mano e oltre al biglietto, con le chiavi aggancio anche una copia di un cd che mi diede il nostro caporedattore tempo prima…leggo distrattamente il titolo: GRUPPO AUTONOMO SUONATORI…interessante penso, me lo metto nello zaino e mi dirigo verso la porta, inciampo ancora in un altro cestino – forse il nuovo album dei Rage – chiudo la porta blindata e mi avvio in stazione.
GRUPPO AUTOMONO SUONATORI è un progetto che nasce tanti anni fa nel 1997, il tutto da un’idea di Claudio Barone che dopo anni passati nell’ambiente delle cover Prog Rock si incammina lungo il viaggio di un proprio discorso musicale. Il progetto dopo circa 25 anni di carriera sui palchi a fianco dei grandi del prog rock italiano, decide di dare alle stampe un suo primo disco di inediti dal titolo Omnia Sunt Communia. Titolo forte e preciso. Forse perché il Prog non è come alcuni pensano di “nicchia”, ma è un genere, un’espressione artistica che davvero “è di tutti”.
Un genere che porta con sé una componente fondamentale nella musica, come la chiamano gli anglosassoni: the legacy. L’eredità di band, musicisti, influenze sonore, ricerca e tanta passione…tutto in continua evoluzione, come lo è l’essere umano…finché ci sarà l’Uomo ci sarà Arte e anche il Prog.
Il G.A.S. ci propone attraverso 8 brani un distillato di un modo di fare di musica che davvero a volte mi sembra si sia perso, brani articolati, cambi di tempo, melodie mai banali. Una approccio concettuale allo strumentale, ma senza la sterile accadèmicità che a volte porta le band alla ricerca di un “sound prog” vacuo e inconsistente.
Il disco scorre fluido nello stereo e si passa dai momenti più architettonicamente elaborati come La Regina, Il Richiamo della Sirena o la title track Omnia Sunt Communia, dove sento gli ambienti sonori degli EL&P, del Banco del Mutuo Soccorso e delle Orme. Il tutto proposto con una consapevolezza che si afferma con personalità nel disco. Notevoli le due tracce intitolate Preludio I e Preludio II, che dal titolo e nella struttura portano le sonorità a temi classici, arpeggi che strutturano brani su evolversi di metamorfosi sonore. Davvero tra i pezzi più intimi e profondi di questo album.
La produzione è buona, forse – scelta credo voluta – tenuta nei suoni e nelle post produzioni su territori più “naturali”, gli strumenti, a parte effetti di ambiente o poco più, coprono lo spettro sonoro in modo omogeneo. Il mix è quindi davvero ottimo, ogni strumento ha il suo spazio senza prevaricare gli altri.
La copertina degna di nota mi ricorda un po’ uno stile alla street photography che cerca di essere vicino al pubblico, se non in mezzo al pubblico e in mezzo alla musica…che è davvero di tutti.
Negli anni 70 il Prog Rock Italiano era più di un genere musicale, era una forma di pensiero che rispecchiava la voglia della gioventù di rivoluzionare il mondo…partendo dalle note…il mio mitra è un contrabbasso…che ti spara sulla faccia…che ti spara sulla faccia…ciò che penso della vita. (cit.)
GRUPPO AUTOMONO SUONATORI è un progetto che non doveva aspettare 25 anni per darci musica di questo livello, ben vengano in Italia progetti come questo Omnia Sunt Communia, perchè necessari non solo al panorama della musica italiana, ma anche a noi tutti per prendere il tempo per noi stessi, per quel time out doveroso per capire dove questa società sta naufragando.
Ora l’unico mio dubbio, alla fine di questa recensione è: ma non è che ho chiuso dentro il mio collega del power in redazione tutta la notte?!… Magari ha trovato il bootleg degli Stratovarius che cercava…
“Senza eroi siamo persone comuni e non sappiamo quanto possiamo andare lontano”.
Bernard Malamud
Voto: 7,5/10
John Sanchez